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rassegna stampa  
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LAGUNARI E GENIERI CINESI, FOOTING E ARTI MARZIALI

COABITAZIONE TRA SCAMBI RANCIO, BATTUTE E SFIDE A PING PONG

 

(ANSA) - ROMA, 22 SET - Italiani e cinesi che si scambiano amichevolmente il rancio, osservano i rispettivi allenamenti e si lasciano andare a qualche battuta scherzosa, mimandola a gesti o con qualche parola di inglese. E' quanto accade nei ritagli di tempo, da cinque giorni a questa parte, nel compound Unifil nei pressi di Al Hinniyah, a circa 5 chilometri dalla costa libanese, nel quale coabitano un battaglione di circa 250 genieri cinesi al comando del col. Luo e 140 lagunari del Reggimento ''Serenissima'' di Venezia guidati dal cap. Bruno Freda, comandante della terza compagnia ''Isonzo''.

Si tratta della prima volta dalla fine della seconda Guerra Mondiale che dei soldati italiani si trovano a cooperare, in una operazione sul campo, con uomini dell'esercito cinese. I genieri, giunti per primi sul posto, si sono dimostrati sin da subito molto ospitali, contribuendo a creare un clima cameratesco con gli ultimi arrivati. Il primo passo e' stata l'offerta di cibo, ovviamente ciotole di riso, servite a piacere con le salse che ogni soldato ha con se' in tenda. ''Cucinano il riso per loro -racconta il primo caporalmaggiore del 'Serenissima' Alfonso Fiorillo, napoletano, 27 anni, una moglie e una figlia di quasi quattro anni - e poi regolarmente ce lo vengono ad offrire, sia in bianco che con l'accompagnamento di salse. Da parte loro hanno voluto assaggiare le nostre razioni k''.I genieri cinesi dormono in alcune piccole palazzine vicine al piazzale dove avvienel'alzabandiera. All'arrivo ad Al Hiniyah i lagunari hanno trovato il muro che circonda questo spazio aperto dipinto con la sagoma rossa della muraglia cinese. ''Ogni mattina alle 5 e la sera alle 20 i genieri cinesi escono tutti nel piazzale per la seduta di addestramento a suon di musica - spiega Fiorillo, che ha gia' partecipato con i Lagunari a missioni di pace in Kosovo e Iraq -e ripetono con sincronismo perfetto, armi in mano, alcuni movimenti delle arti marziali''.

Da parte loro i soldati del Reggimento, tra i quali vi sono anche quattro donne, ''rispondono'' con lunghe sedute di footing serale, dopo aver affrontato gli impegni della giornata. In fatto di attivita' sportive, a dire il vero, la par condicio non si e' ancora realizzata: se i lagunari, sia pure a malincuore, accettano di farsi battere regolarmente a ping pong dai piu' longilinei e bassi cinesi, i soldati italiani non hanno ancora avuto il piacere di lanciare il guanto di sfida per una partita a calcio, alla quale i genieri si sono sinora diplomaticamente sottratti. ''La coabitazione e' cordiale - conferma il caporalmaggiore Giovanni Petrucci, 24 anni, originario di Sant'Antonio Abate (Napoli) - anche se sono molto riservati e solo qualche loro ufficiale riesce a parlare in inglese; per il resto la comunicazione e' soprattutto a gesti''.

''Quando abbiamo montato le tende ci hanno guardato con curiosita' e poi alla fine si sono messi a ridere, forse non le avevano mai viste - sottolinea - ma appena abbiamo finito il lavoro ci hanno chiesto di vederne l'interno e si sono informati se li' sottodi giorno facesse molto caldo''.

Per il caporalmaggiore Vincenzo Catturano, 23 anni, originario di Napoli ma con famiglia a Latina, quella che sta  vivendo in Libano e' la prima esperienza di missione all'estero. ''Per ora svolgiamo attivita' di pattugliamento e ai check point - spiega -speriamo di poter avere a breve anche un contatto piu' diretto con la popolazione locale. In ogni caso - aggiunge - dopo tutte le fatiche della fase addestrativa precedente sono veramente contempo di poter dare il mio contributo al ritorno della pace in quest'area''. A confermare che il morale tra i Lagunari e' alto e l'impatto con il Libano ''assolutamente positivo'' e' il caporalmaggiore Davide Montalto, 24 anni, di Lecce. ''La cosa che piu' mi ha colpito - dice - e' stata il rapporto con la popolazione locale. Le persone ci salutano quando le incontriamo e sono in molti, vicino al nostro campo,  ad aver esposto fuori dalle loro case la bandiera italiana''.

Rosanna Codino (ANSA)

 

  
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Estratto da ANSA, 22 settembre 2006.

  
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