Clicca qui per tornare alla Home Page        Anno 2004 - I° Sem

________________________________________

 

 

From: "Dino Doveri" <ddoveri@associazionelagunari.it>
Subject: Boscaro Michele.
Data: Mar, 22 Giu 2004

 

Caro Michele,

ormai ci sei! Questa Tua lettera, sempre se mi permetti, la pubblichiamo sul Sito. Le tue righe infatti, meritano d'essere lette da quei personaggi che hanno sempre avuto verso il servizio militare, un incompatibilità radicata e una posizione di repulsione. Per quanto riguarda la Tua affermazione sul Rgt. Lagunari "Serenissima", ove hai trovato una seconda famiglia, anche se molti  associati all'ALTA mi danno del matto, mi trova completamente in sintonia. A proposito della Tua affermazione sul fatto che "...il vero lagunare è veneziano...",vatti a leggere sulla ribrica "chi ci scrive" del Sito, la mia risposta ad un caro Amico Lagunare, (Raul Speronello), che sosteneva tra le righe di una Sua, questa tesi. Vedrai che anche su questo tema, chioggiotti o padovani, rovigotti o triestini, sandonatesi o pordedonesi o veneziani, io penso che Lagunari lo siamo stati molti di noi, nel cuore, nell'anima, indipendentemente da dove venivamo. Salutami i Cari Amici della Sezione ALTA di Padova, se per caso li contatti. Grazie di tutto.

San Marco!!!

Lagunare Dino Doveri.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

From: "Boscaro Michele" <boscaro.michele@boscaropasqualino.it>
Subject: Lettera.
Data: Lun, 21 Giu 2004

 

Carissimo Dino,

Ti ringrazio tantissimo per la considerazione che tu e il Direttore avete riservato alla mia precedente mail. Conosco il vostro sito da molto tempo e a dire il vero mi vergogno un pochetto ad avervi scritto solo in occasione della scomparsa del Caporale Vanzan. Ma vi posso assicurare che mai è mancato il mio senso di appartenenza al Reggimento. E' solo che essendo oltremodo riservato, non sempre mi sento nelle condizioni di partecipare ad iniziative lodevoli in tutti i sensi come la vostra. Io che sono di Padova, anche se fieramente orgoglioso di essere stato e di continuare a sentirmi un lagunare, ho sempre pensato (forse a torto) che per essere un "vero lagunare" si doveva essere veneziani prima che italiani e quindi giustificavo la mia cronica diserzione a tutte le attività riguardanti l'A.L.T.A. di Padova alla quale tuttavia continuo ad essere iscritto. Resta comunque, quella dei lagunari, l'esperienza di vita più bella che a tutt'oggi mi porto dietro. Lo dico periodicamente ogni volta che ne riparliamo con amici e parenti che magari maledicono il giorno che son partiti: rifarei il lagunare mille e mille volte ancora! La rapatura a zero all'arrivo alla Pepe, il caporale di colore Lein (però veneziano dalla testa ai piedi, dialetto compreso) il quale mi mise "in riga", la vestizione, la prova di nuoto, il giuramento, il contrappello, 1 mese alla Cecchignola di Roma (che diventarono 3, perché al capitano faceva "figo" avere un lagunare nella sua compagnia), il ritorno al Lido per essere poi inquadrato tra i Pirati di Sant'Andrea e la festa che i miei compagni mi fecero (compreso un recupero della famigerata Adunata Baffi che mi ero perso a causa del corso), le mille esperienze della vita militare, la marcetta.... Se qualcuno mi domandasse cosa fosse per me il Reggimento Lagunari Serenissima direi loro senza dubbio che è stata la mia seconda famiglia e ancora oggi affermo con profonda convinzione che se impegni presi precedentemente nella ditta di famiglia non fossero stati tali...beh, forse sarei un lagunare in servizio che nei ritagli di tempo cercherebbe di contribuire al vostro sito. Cercherò sicuramente di apportare le mie esperienze e magari di confrontarle con le vostre nelle pagine del sito. Ancora tantissimi complimenti! San Marco!

Michele Boscaro

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

From: "Giordano Mezza <giordanomezza@uorprotezionecivile.org>
Subject: Saluti.
Data: Ven, 18 Giu 2004

 

Ho visitato il vostro sito e volevo farvi i complimenti. Sono il Presidente -Resp.le dell'UNITA' OPERATIVA RADIOEMERGENZE BERGAMO

organizzazione di volontari di protezione civile  specializzata in radiocomunicazioni d'emergenza. A presto

GIORDANO MEZZA
Presidente- Resp.le operativo Unità Operativa Radioemergenze

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Dino Doveri" <ddoveri@associazionelagunari.it>
Subject: Posta.
Data: Gio, 17 Giu 2004

 

Egregio Sig. Dino Doveri,

leggendo il sito dei Lagunari, il suo nome compare più volte a rappresentanza del rispetto che nutre nei confronti del suo lavoro e nei suoi colleghi impegnati in quelle missioni definite “di pace”

A sostegno di ciò che dice, voglio offrirle la mia più sincera stima, ampiamente allargata a chi, come lei, tiene alti i valori che le Istituzioni Militari rappresentano: giustizia, lealtà, onore, senso del dovere, carità cristiana. Le chiedo di giustificare questa mia lettera rivolta a lei, come alla persona più vicina ad un mondo di cui non faccio parte direttamente ma che, voglia solo per l’essere semplicemente una italiana, mi vede coinvolta al penare per chi si impegna affinché tutto lo Stato venga rappresentato degnamente. Ma qui è d’obbligo la distinzione tra l’Istituzione Militare e le persone che la compongono. Ho avuto la fortuna di incontrare nella mia vita persone degne di lode che si sono prodigate, e ad oggi ancora impegnate, a portare in terra d’oriente supporto morale, umanitario, tattico, spinti dalle più encomiabili motivazioni. Persone che hanno lasciato qui una vita per dare la possibilità a tante altre di non venire annullate dalla potenza di una “macchia umana”, che pur di raggiungere i propri obiettivi, dimentica che il sangue che versa appartiene ai propri fratelli. Dal mio piccolo, ho cercato di essere presente per le persone che ho nel cuore, con una parola di conforto, una carezza mentale che potesse trasmettere il calore della propria terra. Tentativi falliti per mano di chi, a frode del ruolo che ricopre, comunica ai nostri cari soltanto un voluto silenzio, infrangendo gli ordini ma soprattutto infangando la lealtà a cui hanno fatto giuramento. Mi chiedo se sia giusto, per chi è in missione, avere la sensazione di essere abbandonati, di non poter conferire con chi loro può strappare un sorriso all’interno di una realtà che non ha nulla di gioioso, se non il fine che codesti valorosi si sono prospettati. Quando penso a cosa avrei voluto comunicarle in tutte queste parole da me utilizzate, l’unica risposta che trovo è: “abbiate cura di voi” e non lasciate che le mele marce possano danneggiare l’intero cesto che al suo interno contiene le “delizie” dell’Italia. La ringrazio anticipatamente per il tempo che ha dedicato a queste righe. Voglia essere portavoce di tutto l’affetto che “noi cari” rivolgiamo ai nostri militari, sperando in un celere ritorno a casa per la possibilità di dimostrare loro tutto il nostro bene.

Olimpia D’Amore

 

Di seguito è riportata la risposta alla lettera della Signora D'Amore

 

Gentile Signora, 

precisandoLe che il mio stato non è più di Lagunare in servizio ma ormai congedato da molti anni, ma considerandomi Lagunare ormai per tutta la vita, ammetto che con orgoglio, ho preso l'abitudine di esprimermi come non avessi mai smesso. Le posso assicurare che le Sue parole sono per me, una grande gratificazione e per noi tutti, del Sito dell'Associazione Lagunari Truppe Anfibie, uno sprone ed un incitamento a proseguire sulla strada da anni intrapresa con alterni e periodici alti e bassi. Pur tutta via, parole come le Sue, ci fanno capire che siamo sulla strada giusta. Mi sembra di capire tra le Sue righe, delle negative e malinconiche considerazioni verso "...di chi, a frode del ruolo di chi ricopre...". Cara Signora, come non essere d'accordo con Lei; le Istituzioni son fatte però, da uomini, che con la loro "umanità", a volte assurgono alle vette più eccelse di altruismo, apporto di solidarietà non pelosa, rispetto di valori massimi e a volte purtroppo precipitano in pressapochismo esasperato e pochezza morale e professionale. Lei, noi, la brava gente comune, sappiamo che i nostri militari che sono all'estero, sono convinti della loro missione, sanno che da un momento all'altro potrebbero patire l'irreparabile: la loro professione lo prevede e loro accettano il rischio in ottemperanza,come dice Lei, a quanto hanno giurato.

Il nostro inno dei Lagunari recita: "...e sui Leoni l'abbiam giurato, abbiam giurato la libertà!". I nostri ragazzi sono convinti di questo e per questo, indipendentemente dalle mille sbavature e sfaccettature e bla-bla-bla ormai di moda, sono andati a fronte alta e a fronte alta agiscono. Come si conviene ad un Lagunare. Laddove mi sarà possibile, comunicherò alla Specialità tutta, queste Sue gradite "carezze mentali", trasmissione d'affetto ed augurio ad un celere rientro ed a mio modesto mezzo,tutti Lagunari La ringraziano di cuore.

San Marco!!!

Lagunare Dino Doveri.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Dino Doveri" <ddoveri@associazionelagunari.it>
Subject: Considerazioni.
Data: Mar, 08 Giu 2004

 

Caro Direttore,

stavo attentamente leggendo i testi e guardando le foto degli articoli apparsi sulla “Rassegna Stampa” ed inerenti alla sfilata del 2 Giugno che hai voluto pubblicare sul nostro Sito ma in particolare venivo attratto leggendo sui trascinamenti collegati,effettuati ad opera dei “disobbedienti” di Mestre,quando valutando l’insieme che veniva articolandosi pian piano all’occhio e alla mente, mi giungeva d’istinto, una considerazione: vedo la foto del Caporale Lagunare Matteo Vanzan,con il suo viso di giovanissimo,con quell’enorme elmo e quel fucile dall’aria minacciosa e che si contrappongono al Suo sorriso aperto, buono, leale;è il viso che potrebbe rappresentare anche quello dei nostri figli e noi vedere in Lui, il viso del figlio di tutti noi Lagunari.Poi l’occhio mi cade sulle foto che ritraggono i “disobbedienti”.

Attentamente mi rimiro anche queste facce:non vedo il sorriso,non vedo la serenità,non vedo la fierezza di Matteo;vedo ghigni stravolti dall’aggressività,offuscati dall’odio e anche da qualche cosa d’altro probabilmente,urlanti in slogan assordanti ma vuoti,”…oggi non c’è niente da festeggiare…”,novelli lanzichenecchi armati di spray a deturpare un nome:“Reggimento Serenissima”.

Considero le gesta ed i proclami dei suddetti:si deturpano mura e memorie,si spera in uccisioni di massa di Soldati Italiani,ancor più devastanti;si auspica su coloro che sono andati in terra straniera per aiutare,organizzare,dare una mano,lutti e stragi ancora più micidiali.

Che lucida pazzia coltivata pervicacemente in anni di disinteresse da parte di tutti!

Leggo che lo Stato,ovvero TUTTI gli Italiani legalmente costituiti in un’insieme,a mezzo dello SME,propone che Matteo Vanzan riposi per sempre,in un luogo dove si sublima la pietà umana, la riconoscenza,la carità,il senso dell’onore dovuto a chi ha dato la vita per i propri convincimenti che, attenzione,non sono astrazioni o follie distruttive,ma fedeltà all’impegno preso con l’Italia;Matteo dormirà sereno al Sacrario Militare nel Cimitero di Padova.

Mentalmente accosto l’immagine di Matteo,con il Suo bel Mao sulla spalla,con il Suo sguardo limpido di cavaliere senza paura,a quella del leader dei “disobbedienti” del quale non voglio fare il nome perché il suo scopo è proprio quello d’essere nominato,dove vedo una faccia vecchia,deturpata dalla luce ferina di un occhio “contro”,distorta dal senso di potenza e di intoccabilità.

Tu Matteo,eri sul campo di battaglia,anche per rappresentare lui.

La Tua immagine,Matteo,diviene sempre più grande,il Tuo sguardo chiaro, sempre più commovente nella sua fierezza;l’immagine dell’altro invece si restringe sino a scomparire nella sua pochezza.

Anzi….quale altro?

San Marco!!!

Lagunare Dino Doveri.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Gianni Simionato" <giannisg1@tin.it>
Subject: Ricerca amici Lagunari.
Data: Mar, 01 Giu 2004

 

Carissimi amici Lagunari  di Bergamo ringrazio per l’ospitalità che mi permette di inviare attraverso il Vs. sito il seguente messaggio:

Sono un marò del 2° 43 del Battaglione Isonzo, anni 1963/64 . Ho fatto il militare alla caserma Andrea Bafile di Villa Vicentina come assaltatore inizialmente alla Prima Compagnia Anfibia con il Capitano Enzo Bianchi e il Tenente Giorgio De Benedictis ed in seguito alla Terza Compagnia Anfibia con il Capitano Giuseppe Cestari con il grado di caporale. Da alcuni anni cerco i miei fratelli della leva Marina (Gruppo 13°) della Sicilia e del Meridione dei quali molti sono stati rintracciati. In particolare mi piacerebbe trovare i marò Salvatore Bruno  dalla Sicilia, Corrado Milella da Salerno? e Carmine Muzzo dal Vomero? (Napoli) e tutti coloro con i quali non sono riuscito a stabilire un contatto. Cerco inoltre i miei fratelli della leva terra del 2° 42 che sono tutti del Settentrione( Brescia, Bergamo, Verona ecc .) e i tenenti Aldo Fanelli, Mario Tinazzi e gli altri ufficiali del periodo(Cap. Veltri) Informo inoltre che ogni anno, grazie all’amico Mario Callegaro che per primo iniziò i raduni, noi Lagunari del Battaglione Isonzo del 2° 43 e del 2° 42, da ormai 28 anni a questa parte, ci ritroviamo in molti in svariate località d’Italia, poichè a turno organizziamo i nostri raduni. E’ sempre presente il nostro Capitano,ora generale in pensione , Enzo Bianchi (AQUILA NERA). Quest’anno grazie agli amici Luciano Chiappin, Angelo Miotto  e Marcello Forte ci raduneremo sabato 5 giugno a Cison di Valmarino a Castelbrando in provincia di Treviso e festeggeremo al ristorante “Al Borgo” in località Soller (TV) nei pressi dei Laghi di Revine, con le nostre famiglie e amici e ci piacerebbe essere contattati anche dai nostri ”nonni” . Ringrazio tutti coloro che forniranno notizie in merito e ricordando i nostri:

"QUANDO EL LEON ALSA LA COA TUTTE LE ALTRE BESTIE SBASSA LA SOA"

"COME LO SCOGLIO INFRANGO, COME L'0NDA TRAVOLGO" e sempre SAN MARCO!!!

saluto caramente
Gianni Simionato

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Andrea Pinotti" <cartolomb.bg@cartolombarda.net>
Subject: Pensieri.
Data: Mer, 19 Mag 2004

 

Carissimi Amici, Carissimo Presidente,

mi accingo a continuare la mia piccola storia di Lagunare di leva, vorrete scusare gli aspetti o le sfumature a volte magari irriverenti  o irrispettosi nell'esposizione delle circostanze e degli episodi. Voglio solo dire che comunque nonostante questa mia cronaca scanzonata (....del resto la vita va sempre presa con un sorriso, nonostante tutto....) ho sempre avuto e avrò sempre fin che campo il massimo rispetto e stima per il Reparto, gli Ufficiali che ho conosciuto, per ciò che era e che è sopratutto ai giorni nostri una delle istituzioni militari tra le più preparate ed operative e che meglio rappresenta l'Italia nel mondo.

Rivolgo infine un particolare pensiero a due "Amici speciali", che anche se la maggior parte di noi non ha conosciuto personalmente, è come se lo avesse fatto: Il Capitano Ficuciello, e il C.M. Vanzan, due uomini dal coraggio smisurato innanzitutto ; operazioni di peace keeping come quella dell'Iraq penso non abbiamo precedenti nella storia, sopratutto per i vari risvolti internazionali che l'hanno determinata. Poi, scusate... ma non sono quello dei paroloni... solo chi è stato Lagunare può capire il vero significato del sacrificio di questi nostri Fratelli Italiani che resteranno eroicamente nella memoria storica del Reparto e della Nazione.

Che San Marco sia sempre con tutti Noi !!!!

Lag. Andrea Pinotti

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Boscaro Michele" <boscaro.michele@boscaropasqualino.it>
Subject: Saluti al Ten.Col. Ugo Cillo.
Data: Mer, 19 Mag 2004

 

Un abbraccio sincero a tutti gli amici del sito.

Mi chiamo Michele Boscaro e ho avuto l'onore di essere Caporale nel Reggimento Lagunari Serenissima tra le Caserme "Pepe" e "Sant'Andrea" nel terzo scaglione 1996. La tragedia per la perdita del Caporale Vanzan è stata per me motivo in più per esprimere l'affetto e l'ammirazione verso tutti i Lagunari attualmente in servizio in ogni dove. Non smetterò mai di ringraziare tutti coloro che, anche per un solo anno, con me hanno condiviso momenti belli e meno belli di quell'esperienza fantastica che ho vissuto nel Reggimento. Mi riferisco agli amici Lagunari Moser, Giacchi, Ferrari, Renier, Villotta, Polbodetto, Broccadello, Valentino, Nonato, Faggiano (che ho ricordato grazie alle foto in archivio), Spinello, Babetto, Pfeiffer, Tanduo, Lein, Cettina, "Topo Gigio"...e tanti altri che mi scuseranno se al momento non ne ricordo i nomi. Ricordo con affetto pure tutti gli Ufficiali e i Sottufficiali per i quali ho prestato servizio. Primo fra tutti colui che mi ha "calato" nella mentalità lagunare S.Ten. Trevisan; il Comandante A. Cappellini che ricordo girava di notte per le camerate a controllare che i baffetti dormissero; il Cap. Barcone dal quale ho avuto l'incarico di fare alcune delle scritte a caratteri cubitali che ancora capeggiano sui muri dei corridoi della Pepe; passando poi a Sant'Andrea, il Maresciallo Alessandro che vedo attivissimo in queste pagine (al mio arrivo a Sant'Andrea dopo il corso trasmissioni alla Cecchignola, strabuzzai gli occhi al vederlo dal mototopo, nuotare veloce nelle acque della canaletta); il mio "capo", che dovevo pregare per portarmi a fare un giro sui mezzi, maresciallo Michele Cozzarin, del quale mi piacerebbe sapere l'attuale impiego; e poi tanti altri...il Cap. Michielli, il mar. Mannina, il mar. Canaletti. Spero nello sfogliare le pagine del sito di rivedere anche poche righe di tutti gli amici che una notte di febbraio del 1997 parteciparono alla marcetta dei congedanti che vide me, Capo-stecca Caporali, alla testa del plotone. Che Dio e l'Italia si ricordino sempre dei Lagunari! San Marco!

Michele Boscaro

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Bruno Pappalardo" <br1pp@yahoo.com>
Subject: Ringraziamenti.
Data: Mer, 19 Mag 2004

 

Mi chiamo Bruno Pappalardo, Caporale Maggiore Lagunare classe settembre 1978. Sono venuto a conoscenza dell'esistenza di un sito dei Lagunari soltanto in occasione della tragedia che ha colpito il povero Matteo.

Volevo ringraziarVi per avermi consentito, navigando nel sito, di ritornare a quell'emozionante e divertente anno trascorso al Lido di Venezia nell'indimenticabile, per me, Caserma Pepe della quale ricorderò sempre in modo indelebile la lapide con la scritta "come lo scoglio infrango e come l'onda travolgo", situata nel vialetto che portava all'ingresso. Un caro saluto.

Bruno Pappalardo

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

From: "Andrea Ferrarese" <a.ferrarese@mattinopadova.it>
Subject: Saluti al Ten.Col. Ugo Cillo.
Data: Mer, 19 Mag 2004

 

Un affettuoso saluto al Ten.Col. Ugo Cillo mio comandante di compagnia nel periodo Ottobre '95 Gennaio '97.

Andrea Ferrarese

(S.Ten.Cpl. 2ª Cp. Piave)

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

 

From: "Rodolfo "RUDY" Chrisam" <rodolfo.chrisam@tin.it>
Subject: Informazioni.
Data: Lun, 17 Mag 2004

 

Mi chiamo Chrisam Rodolfo e sono residente al Lido di Venezia. Sono stato Lagunare, inquadrato nel 3° scaglione 1970. Ho prestato servizio alla Caserma Matter di Mestre e assegnato alla 1ª Compagnia Anfibia -Capitano Ranieri e Tenente Gianandrea Giancarlo. Vi scrivo, intanto per poter essere iscritto alla Vostra Associazione e in secondo luogo per sapere se c'è già qualche iscritto che ha prestato servizio in quel periodo e con il quale vorrei poter entrare in contatto.Vi ringrazio anticipatamente e indicatemi gentilmente che cosa devo fare in proposito. San Marco.

Chrisam Rodolfo

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

 

From: "Dino Doveri" <ddoveri@associazionelagunari.it>
Subject: Commento alla e-mail del Lagunare Speronello.
Data: Sab, 08 Mag 2004

 

Leggo con piacere le varie missive che giungono ogni tanto a ravvivare la corrispondenza del Sito. Vuol dire che abbiamo innescato per lo meno, l’interesse di alcuni e nel contesto specifico….non è poco! Vedo la lettera del Lagunare Speronello, forse uno degli ultimi contingenti che hanno calpestato il sacro suolo della Caserma A. Bafile, sede del mitico "Isonzo" ed essendo stato di branda proprio li nove anni prima, capisco la sua malinconica reazione alla vista dell’attuale stato del complesso. Si, effettivamente al tempo, ma anche nel ’66, la Trasporti, ma anche tutte le altre Compagnie, erano prive delle finestre e serramenti in allumino anodizzato che furono messe quando i Lagunari di Villa Triste tragicamente furono trasformati nel 41° Battaglione meccanizzato "Modena"(1). E ancora: la banchina che correva lungo le compagnie non era stata portata a livello di terreno ma se ne stava alta parecchio (appunto circa un metro), tant’è che per salirla v’erano dei gradini in pietra. Poi cambiarono molte cose; tutto mutò,anzi…..tutto finì. Quindi mi sento molto vicino a lui. E’ il suo concetto di "Lagunarietà uguale Venezia", che mi lascia quanto mai perplesso. Certamente interpreto le sue righe in maniera quanto mai errata e se così fosse di questo gliene chiedo umilmente perdono, ma mi pare di capire che secondo l’Amico Raul, solo chi aveva la residenza a Castello o a Rialto piuttosto che alla Giudecca o a Sant’Elena, possono essere considerati veri Lagunari. La mia emozione quando giro per Venezia nel constatare quanto unica e meravigliosa sia la Città dei Dogi, è sempre grande; quali e quante siano state le glorie "del nostro Leon" è cosa incalcolabile; la meraviglia e la commozione che la Signora dei Mari, mi strizza l’anima ogni volta che calco i "masegni" di Piazza San Marco" o passo con "el bateo" nel Rio delle Galeazze fin dentro "l’Arsenal", è inesorabile. Il rispetto e la considerazione per la Serenissima, dopo che casualmente ho potuto mettere piede nelle sale della Biblioteca Marciana, si è consolidata in me, in maniera granitica. E poi il simpatico senso di superiorità ("li veneziani so’ li romani der Veneto", mi ha detto qualche giorno fa, il figlio di un Grande Comandante sommergibilista della seconda guerra mondiale), e l’ineguagliabile divertente spacconeria dei Veneziani, non può che renderli amabili e ben accetti a tutti. Ma mi perdoni l’Amico Raul Speronello, se forse traviso il suo scrivere (ed anzi lo raccomando di continuare a mandare sue cose al Sito), ma non concordo con lui su questo suo concetto. Di contro, voglio in dettaglio, illustrare invece il mio punto di vista: dei "mitici" ufficiali e sottufficiali che trovammo già che bell’installati al Reggimento, quando arrivammo, ben pochi, se non quasi nessuno, era veneziano, eppure di loro raccontiamo cose strabilianti:…gente con due palle così….dei duri….dei veri Fratelli Maggiori che hanno onorato la divisa dei Lagunari, ma… pochi hanno visto la luce al Santissimi Giovanni e Paolo o all’Ospedale al Mare. Forse che i loro natali diminuiscono il lustro che con il loro operato hanno dato al "Serenissima"? Nomi come i Comandati Lazzarato, Filla, Tramonti, Coppola, Chiaramonte, Mangione, Buonocore, Tocco, per non parlare del Gen. Cappellini, bergamasco puro sangue, forse che la passione, i risultati estremamente eclatanti e positivi, sono meno importanti perché non hanno dato le loro prime pedalate sul triciclo, in Campo Sant’Angelo? Avrò forse un ricordo meno nostalgico e più tiepido nei confronti dei vari Ufficiali quali Maddalena, Turchi, De Benedictis, Graziani, Canfora, Caristo perché nessuno di loro era veneziano? O uomini come i Giannì Lo Cascio, Marò del Btg. San Marco che scelse di continuare a servire la Patria nel "Settore Forze Lagunari", o il mio Sergente Pasquale Francioso, maledetto barbone meridionale di grande cuore ed umanità, maltrattato dalla vita nell’estremo dei suoi più cari affetti, ed altri di cui le origini sono individuabili nel profondo Sud piuttosto che a Nord-Ovest o nel Centro Italia, hanno portato meno onore ai Lagunari perché tutte le mattine non prendevano il motoscafo a San Moisè?

E tutti quei figli delle terre trivenete che hanno portato il Mao con orgoglio, sapendo che il loro era oltre che un dovere, un onore essere inquadrati nei vari battaglioni Lagunari: che dire dei triestini, dei gradesi, dei rodigini, dei padovani e dei chioggiotti. Quando arrivai io al "Marghera", tra i miei "noni" v’erano genovesi, savonesi, bolognesi, torinesi ed altri di cui non ricordo più la provenienza; forse che questi erano meno Lagunari degli altri? Per inciso, non me ne voglia il Lagunare Raul Speronello, il mio Amico M.llo Capo Guido Alessandro, che partecipa a tre missioni in Antartide (non a Malamocco, In Antartide!) e che reca alla Specialità dei Lagunari, apprezzamenti e alta considerazione di professionalità da parte di chi ha avuto modo di godere della sua collaborazione, è forse meno meritevole di considerazione solo perché proveniente da Palermo?

E il lavoro titanico ed esemplare che fa il mio Direttore del Sito, il Lagunare Pierangelo Zanotti, pure lui bergamasco purosangue, naja espletata alla Pepe del Lido, per la grande passione, amore e orgoglio d’essere un Lagunare per tutta la vita, è forse meno importante perché le sue radici non sono collocabili nei pressi delle Zattere o in Campo del Gheto Novo?

Forse che i Lagunari in servizio adesso che rischiano la pellaccia in quel di Nassirya (a proposito:la stampa specializzata in cose militari, da per scontato l’invio tra qualche settimana in quei luoghi di TUTTO il Reggimento Lagunari "Serenissima"), hanno dato prova di essere Lagunari non "veri" perché il numero dei veneti è adesso del 5,6% e dei veneziani, inifluente se non nullo? E che sia meno splendido l’incalcolabile sacrificio del Lagunare Capitano Massimo Ficuciello, la cui fredda dimora di adesso è presso il cimitero di Novara (e non a San Michele) in servizio in contrade lontane e fatali, con il Mao sulla spalla, non per obbligo ma per amore della Specialità, abbandona il comodo posto in banca è va a morire (non so quanti veneziani l’avrebbero fatto), con l’insegna del "Leon de San Marco" sul cuore.

E a volerla proprio pignolescamente rigirare tutta, i plurinominati "Fanti da Mar" di storica memoria ai quali ci agganciamo spesso bellamente per evidenziare l’eredità di una tradizione storica che si perde nel caos della notte dei tempi, null’altro erano che gli "sciavoni" di slava progenie che veniva fatta arruolare dal Dogado "obtorto collo" e Venezia, manco sapevano dov’era, eppure una moltitudine di essi ha trovato il loro riposo guerriero ai piedi di mura da espugnare o sulle murate dei legni pavesati della bandiera della mezza luna, da abbordare in nome e per conto di San Marco. Più vicino alla nostra storia perché fu (e non è, come in tanti documenti ci ostiniamo ancora a considerare nostra), la caserma ove si trovava il Comando di Reggimento, essa viene dedicata a Guglielmo Pepe, barone, Generale e patriota che nasce a Squillace (Calabria) nel 1783 e lascia questa valle di lacrime a Torino nel 1855, dopo aver avuto in affidamento da Manin l’esercito, si copre di gloria a difesa della Laguna e dei suoi abitanti e addirittura devolve i compensi dovutigli dalla città, alle casse della Repubblica affinché questi siano adoperati per il sostentamento dei soldati. Quali soldati? Azioni come la presa del litorale del Cavallino, di grande presa morale, furono compiute dai "Cacciatori del Sile", milizia raggranellata alla bellemeglio tra le popolazioni di Padova, Treviso e comunque "terragni" (o "campagnoi", come s'usa dire oggi in Campo San Bartolimio), nella loro quasi totalità. Pochi risultano dagli annali della storia, i cittadini. E qui mi fermo per non parlare degli Andrea Bafile o dei tragici fatti avvenuti in località Locchene di Caldonazzo dove i morti per lo scoppio di un mortaio da 81 furono il Sergente Matera di Napoli, il Sergente Cantù di Venezia, il Marò Scaglione di Palermo, il Marò Rotondo di Messina, il Marò Guala di Torino, tutti affrattellati dalla tragedia, tutti accumunati dall’appartenere da Lagunari, al "Settore Forze Lagunari", tutti soldati dell'Esercito Italiano, tutti "soldai de Venexia" che li accoglieva, madre amorevole, come figli tutti uguali anche se di campanili diversi. I politici d’oggi alla TV, usano dire "Senza se, senza ma". E senza se e senza ma sia!

Abbi pazienza Lagunare veneziano Speronello e soprattutto non volermene Raul, perché in quanto Lagunare, Tu sei mio fratello di naja seppur più giovane e io Ti rispetto perché uniti dalle stesse esperienze, dagli stessi momenti di sconforto, dalle stesse gioie e dalle stesse vicissitudini e dall'avere servito all'insegna dello stesso simbolo; l’ultima cosa che voglio è inimicarmi un Fratello Lagunare perché nei Lagunari, a parte tutto, io ci credo fermamente ancora. Mi ripeto: ho forse interpretato male il senso del tuo dire, ma troppe volte nei nostri incontri lagunari, occasionali, arruffati e "caciaroni", ho colto questo senso di supponenza nei confronti di chi veneziano non è, di chi non è veneto e poi di chi non è triveneto e poi ancora di chi non è settentrionale e così via; forse anche se in realtà non lo volevi, mi hai fornito così il pretesto per puntualizzare solamente dei fatti inconfutabili ed esporre in merito, verità, sempre secondo il mio modestissimo e personale parere, imprescindibili. I tempi inesorabilmente sono cambiati, ne per colpa mia, ne per colpa tua, ne per colpa di Tizio o di Caio. Certo, i Lagunari come Specialità operante, sarebbero potuti ora essere in una situazione di molto più ottimale, sono avvenute trasformazioni e avvenimenti talmente discutibili da lasciarci con il gusto dell'amaro in bocca; la sfortuna da un certo punto di vista, non ci ha concesso quello che ci sarebbe voluto per un futuro ancora più incisivo e prestigioso e permettimi, non posso e non voglio esprimermi perché di fatto, impossibilitato. Le conclusioni, ogni uno le tragga secondo il suo animo di "Vero" Lagunare. Con cameratismo e assolutamente senza nessuna acrimonia. San Marco!!!

Lagunare Dino Doveri.

 

P.S.: Raoul, io ho vissuto per molti anni a Chioggia (si,proprio quella del "gato in sima a la colona"; el gato a sarà anca picoleto ma el gà ‘na coa longa e grossa così….) e dal 1963 ho la residenza a Jesolo; mi sono bagnato il didietro sin dagli anni dell'adolescanza, dentro i "ghebi" e sulle "barene" di ogni angolo della nostra incomparabile Laguna. Quando vieni da queste parti, magari a Punta Sabbioni "sigame" un San Marco che ‘ndemo a bevar un per de ombre in compagnia".

 

(1) da: L’Esercito Italiano verso il 2000-Stato Maggiore dell’Esercito-Ufficio Storico-Storia dei Corpi dal 1861-di Dell’Uomo e Poletti-Roma 1998-Pag. 581.

-----------------------------------------------------------------------------

 

From: "Dino Doveri" <ddoveri@associazionelagunari.it>
Subject: Appello.
Data: Sab, 01 Mag 2004

 

Caro Pierangelo,

debbo confermarTi che ho necessità che Tu pubblichi un appello al fine di reperire l'indirizzo telematico dell'Amico di Treviso che chiedeva lumi sulle problematiche per l'arruolamento nei Lagunari. Direi che se Tu potessi pubblicarmi in buona evidenziazione questo messaggio, sarebbe ottima cosa: "IL NOSTRO COLLABORATORE LAGUNARE DINO DOVERI HA SMARRITO CAUSA INCONVENIENTI TECNICI, L'INDIRIZZO TELEMATICO DEL GIOVANE DI TREVISO CHE INTENDEVA ARRUOLARSI NEL REGGIMENTO "SERENISSIMA". PER INTENDERSI, LE PAROLE CHIAVE SONO: RAV DI VERONA - RICORSO AL MIN. DIFESA PER GINOCCHIO - CORSO SUB - LUI CAPIRA'. IL LAGUNARE DOVERI PREGA DI RIMANDARGLI UN MESSAGGIO CON L'INDIRIZZO ATTUALE OVE INVIARE NOTIZIE INERENTI AL SUO CASO. GRAZIE". Ti ringrazio: come tu ben sai un Lagunare che si rispetti, non può sopportare di avere dato una promessa non mantenuta seppur per motivi non causati dalla sua volontà. San Marco!!!

Lagunare Dino Doveri.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Ten. Col. Ugo Cillo"

Subject: Proposta.
Data: Gio, 29 Apr 2004

 

Buongiorno,

sono il Ten.Col. f. (lag) Ugo Cillo attualmente in servizio presso lo SME ma fino al mese di luglio 2003 effettivo al reggimento Lagunari. Vorrei, innanzitutto, complimentarmi con i gestori del sito per l'opera che essi svolgono al fine di valorizzare l'immagine del reggimento Lagunari "Serenissima" anche se non condivido al 100% il "taglio" che si è voluto dare al sito stesso. Ma non è questo il motivo per cui ho scritto questa mail. Ho deciso di scrivere per suggerire un'iniziativa che vuole rendere omaggio a chi è caduto adempiendo il proprio dovere. Mi riferisco al Capitano Ficuciello. A mio avviso si potrebbe scoprire una targa presso la caserma "Matter" o intitolare al Capitano Ficuciello il piazzale in cui ogni giorno viene svolta la cerimonia dell'alzabandiera. Cosa ne dite? Grazie.

PS: un saluto deferente al Sig. Gen. Cappellini già mio Comandante di reggimento che ricordo con immutato affetto.

Ten.Col. f. (lag.) t.ISSMI Ugo CILLO

-----------------------------------------------------------------------------

From: "Raul Speronello" <sperone01@libero.it>
Subject: Ritrovarsi.
Data: Ven, 23 Apr 2004

 

Sono il lagunare Raul Speronello, ho prestato servizio al Btg. Anfibio Isonzo 'Compagnia Trasporti' dal novembre 1974 sino al settembre1975. Il mio è stato l'ultimo contingente di veri lagunari a (Villa Triste). Il 19/10/2003 dopo trent'anni ho varcato i cancelli della mia vecchia galera, così almeno la consideravo quando avevo ancora i capelli, premetto che non sono un soggetto emozionabile, eppure un morso allo stomaco mi ha tolto il respiro. Ho girato lo sguardo tutt'intorno, la memoria storica in funzione, non era poi così male. All'estrema sinistra dell'area la compagnia trasporti, c'erano anche i vetri alle nuove finestre, strano non ricordavo di averli mai visti, le mura di cinta, per me ai bei tempi non più alte di 100 centimetri, la mensa ed il retro mensa, dove il macellaio (me compare de aneo) mi passava ogni santo giorno il panino con la bistecca eludendo la vigilanza del sergente "Fernotovic". Noi mestrini e veneziani pensavamo di essere ancora in tempo per la rivoluzione. Intanto, tutte le sere ringraziando (mamma, papà e le fidanzate, per l'obolo concessoci) frequentavamo il tipico locale friulano allora in voga "Ea Frasca". Il sito si distingueva da una normale osteria perché all'ingresso ostentava un singolare "ramo d'albero". Probabilmente la giovane età (chel leon che gavevimo sul petto) un bicchiere forse di troppo, ricordo che una sera, decidemmo di guadagnare, la via del ritorno, tramite i campi, troppo pericoloso percorrere la Triestina infestata "DeRondeCanoe". Percorsi forse cinquecento metri, Giorgio el Giudecchin disse"Chi no pissa in compagnia o el xe un ladro o el xe na spia". Parallelamente alla statale scorreva un rio d'acqua, ci  accingemmo in compagnia, data la bisogna a sturare le vesciche, non ricordo chi cominciò a spingere, di sicuro ci ritrovammo tutti e sedici in ammollo. Il problema era il rientro in caserma, io avevo persa la scarpa destra altri si erano denudati sembravamo l'armata Brancaleon. Tenemmo una piccola assemblea , si decise di scavalcare la mura, anche perché la settimana prima dei lagunari che Venezia non l'avevano mai vista, si erano adoperati per riparare la recinzione offesa dalle intemperie friulane. Il silenzio è di rigore  nelle azioni ardite "provate a dirlo a sedici Veneziani". Rimembro perfettamente che qualcuno  intonava la canzone "POPE". La fortuna ci aiutò riparammo  nelle rispettive camerate, e per quella sera finì così. 

lag.Raul Speronello

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Giuseppe Gravante" <linise@libero.it>
Subject: Saluti a tutti.
Data: Lun, 19 Apr 2004

 

Sono il Serg. Gravante Giuseppe (nome di battaglia PEPPE O' LAGUNARE) in servizio al distaccamento a Ca' Savio (VE). Sono un Lagunare in congedo dal 1990 ma con la nostra arma  sempre nel cuore, saluto tutti i miei compagni-amici-fratelli in particolare gli allora Capitano Romeo Sollazzo, Maresciallo M. Francioso, Mar. O. Mannina, SM Tribuzio,  Del Croce,  Canaletti, Sambati, Gasparini, Lanni, Moretti, Spinelli, Antonio, Vittorio e tutti i sottufficiali del distaccamento.

Se qualcuno mi volesse salutare è pregato di contattarmi via e-mail. San Marco!

Serg. Lag. Giuseppe Gravante

-----------------------------------------------------------------------------

 

From: "Dino Doveri" <ddoveri@associazionelagunari.it>
Subject: Al Gianni Mimo.
Data: Ven, 09 Apr 2004

 

Caro Gianni,

come tu ben sai, la mia è una posizione ben delineata e le mie simpatie presidenziali erano manifestamente rivolte al candidato che non è stato eletto. Ciò non di meno, visto che i giochi sono fatti, le decisioni prese per i prossimi tre anni, non posso far altro che accettare gli eventi, ovvero, il nuovo Presidente Nazionale dell'A.L.T.A. è il Lag. Dott. Francomario Colasanti. Il Tuo termine "elezioni dubbie", senz'altro significa, elezioni che non delineano ben marcatamente, una maggioranza congrua, ma conti alla mano, non lo dico io, ma l'ha detto un Lagunare "super partes", il Dott. Buzzavo, Presidente "pro tempore" dell'Assemblea elettiva alla conclusione dello scrutinio "...si evidenzia una netta frattura a metà dell'A.L.T.A...". Infatti,dall'esame attento dei numeri, si evince che il neo Presidente viene eletto con uno scarto che si attesta dal 3 al 3,5%, divario di per se, molto modesto ma dirompente perché,un centinaio di voti rappresentati,i n più o in meno, ancor più sottolineano le due anime profondamente diverse dell'A.L.T.A. Se poi andassimo ad individuare quante sezioni, indipendentemente dal numero di Lagunari rappresentati, ma solo viste come singola espressione di volontà (per altro cosa non contemplata nel regolamento statutario e quindi nella sterilità dei numeri, non influente), noteremo che tolte le poche grosse sezioni che hanno i "numeri" e che dichiaratamente hanno favorito neo Presidente, tutte le altre,la maggior parte ma con modesto numero d'iscritti, si sono espresse per il candidato Cappellini. Ora,questa disamina dei fatti potrebbe essere tacciata di "sterile voglia di polemica" o inopportuna "dietrologia" e anzi lo sarà senz'altro, ma io invece dico che i dati quivi evidenziati, potrebbero essere una piattaforma di partenza da cui il nuovo Direttivo, invece di persistere nella vecchia Via di Damasco, potrebbero avere una Divina folgorazione e ricostruire una A.L.T.A. riappacificata,unita e coesa. D'altro canto, quello che è stato e quello che potrebbe essere, mi solleticano di enunciare il popolare ma quanto mai azzeccato proverbio che dice: "Ogni popolo ha il governo che si merita". Quindi se l'A.L.T.A.,con voto democratico ha scelto questa via dove molti intravedono la vecchia strada percorsa in precedenza, altri invece sono convinti che cambiamenti, considerazione delle altrui proposte, apertura mentale, possano essere le carte vincenti della nuova conduzione, ci inchiniamo alla sua espressa volontà. Chi vivrà, vedrà!

Per quanto riguarda le Tue considerazioni sulla lettura della lettera titolata "impressioni femminili", debbo astenermi da tutti i commenti perché contrariamente alla Gentile Signora alla quale va tutta la mia simpatia, io sono iscritto all'A.L.T.A. e ho l'obbligo sinché lo Statuto lo prevederà, di non manifestarmi criticamente in pubblico nei confronti dell'associazione talché vi si possa ravvisare una lesione all'immagine della stessa, ma solo in ambito assembleare, proporre o evidenziare anomale situazioni . Per aver scritto, da questi "file", con onestà e sincerità quello che pensavo su metodiche e "modus operandi" di taluni Consiglieri Nazionali, tra l'altro nuovamente in carica, dai quali fui sottoposto durante un'Assemblea Generale dei Soci, lo stesso Dott.Colasanti allora Vice Presidente, mi comunicò ufficialmente che il mio operato sarebbe stato esaminato dal Collegio dei Probiviri perché contrastante con quanto ordinato dallo Statuto. Ovviamente finché sarò iscritto all'A.L.T.A., pur con ampi dubbi sulle disposizioni statutarie così come sono state interpretate ieri e pensate l'altro ieri, a queste debbo volente o nolente, uniformarmi. Sulla Tua considerazione ed augurio che l'attuale conduzione non sia una propaggine comandata da dietro, io mi auguro lo stesso, ma in questo momento non abbiamo segnali che possano individuare una tale evenienza; i timori sicuramente ci sono e paventati da quella metà di cui sopra, dell'A.L.T.A., ma potranno essere smentiti solo dai fatti. Sottolineo: FATTI. L'occasione mi giunge opportuna per augurare a tutto il Direttivo neo eletto ma in particolar modo al Direttore Zanotti, di cui stimo innanzitutto il senso d'indipendenza e la grande passione e professionalità sempre al servizio dei Lagunari, un futuro operativo quanto mai "dinamico", appassionato, ma sopratutto rivolto verso i Lagunari. E nel contempo, visto che di elezioni stiamo parlando, mi corre l'obbligo di ringraziare fraternamente quei Lagunari, semplici Soci, Presidenti di Sezione, Amici, che hanno ritenuto il mio programma (che morirà così com'è nato), meritevole di ben 1.198 voti di favore, attestandomi come primo dei NON eletti al Consiglio Nazionale; un risultato che le più rosee previsioni assolutamente non facevano intravedere. A Loro vada un mio cameratesco "San Marco!!!". Caro Gianni, grazie della Tua sentita ed intelligente digressione su di un tema tanto delicato; un mio fraterno saluto ed un augurio per un tuo indiscutibilmente favorevole piazzamento nella Gara per pattuglie che il 2 Maggio prossimo Ti vedrà difendere, in "...quel ramo del lago di Como..." (solo soletto come da consolidata tradizione), i colori dei Lagunari. San Marco!!!

Lagunare Dino Doveri.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Gianni A. Mimo" <patriot49@jumpy.it>
Subject: Elezioni del Presidente e del Consiglio Nazionale.
Data: Mer, 07 Apr 2004

 

Caro Presidente Zanotti,

come tu ben saprai, io sono uno dei primi soci dell'A.L.T.A. Tessera 429 e in tale veste mi permetto di scriverti e ti autorizzo anche a pubblicare questa mia nel sito. Ho seguito, navigando e quindi leggendo le varie e-mail e parlando telefonicamente con soci ed amici le vicissitudini più o meno personali legate sia alla vita della nostra associazione che alla tristezza di quest'ultima piuttosto dubbia elezione. Non sono uso a fare proclami o considerazioni gratuite, ma mi pare che al di là dei primi sforzi fatti dalla PRESIDENZA USCENTE e dal suo ENTOURAGE di creare una vera associazione d'arma"cosa di cui dò atto", questa col tempo si sia trasformata in un pollaio personale, dove chi non era d'accordo con la Presidenza o con qualche accolito d'alto rango veniva in qualche modo emarginato. Ora a mio modesto avviso, è chiaro che una associazione d'arma NON deve vivere solo di cene e ricordi (che tristezza) come vorrebbe qualcuno, ma NON deve vivere neppure solo ed esclusivamente come propaggine della Protezione Civile o altro ente benefico per il solo piacere di qualcuno. Tornando alle ultime elezioni, non ho potuto essere presente e quindi non ho informazioni mie dirette, ma leggendo l'ultima e-mail "Impressioni al femminile" sono rimasto veramente ESTEREFATTO se quanto scritto è realmente accaduto. Concludo augurando alla nuova Presidenza buon lavoro, augurandomi che non sia solo una propaggine comandata da dietro da quella precedente e mi auguro che il Brig.Gen. Cappellini persona che stimo operi pur non essendo tra i maggiorenti per il bene dell'ALTA.

Lagunare Gianni A. Mimo

-----------------------------------------------------------------------------

 

From: "Andrea Pinotti" <cartolomb.bg@cartolombarda.net>
Subject: Notizie commilitoni.
Data: Mer, 31 Mar 2004

 

Carissimo Presidente nonché Direttore,

ho ricevuto oggi stesso con molto piacere e soddisfazione una e-mail del C.M. Malafante , che sicuramente pure tu hai conosciuto al Lido, e che ha seguito le mie storie sul sito. Desidera essere informato sulle varie iniziative della Sezione ALTA di Bergamo, che se non vado errando copre anche la zona di Milano (dove vive attualmente) come giurisdizione. Anch'io ti richiedo cortese eventuali news di sezione quando hai tempo, magari per e-mail, intitolazione della sezione, raduni nazionali lombardi...., novità di rilievo, nuova sede della sezione, ecc. Un giorno che ho tempo proverò a rispolverare gli indirizzi del 12°/93 per lo meno in Lombardia, sperando siano ancora quelli attuali cercando di ricontattare la baffaria cancarosa!!!   Ringraziandoti per l'attenzione ti porgo cordiali saluti. San Marco!

Andrea Pinotti

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Dino Doveri" <ddoveri@associazionelagunari.it>
Subject: San Marco!.
Data: Sab, 27 Mar 2004

 

Amici Lagunari, 

come sempre,quando intrattengo scambi epistolari e personali con Lagunari in congedo, dai quali traggo arricchimento culturale, storico ma sopratutto, morale, sento l'obbligo di dividerlo con Voi che seguite il nostro modesto ma appassionato fare. Vi unisco per Vostro diletto e vantaggio, la lettera che mi giunge e che segue un lungo colloquio telefonico con il Marò Giangaleazzo Miniscalco al quale chiedevo eventuale materiale storico-fotografico riguardante nel 1954, il periodo dell'intervento denominato "Esigenza T" (probabile incorporazione forzosa da parte della Yugoslavia del Maresciallo Tito, della Città simbolo di allora, Trieste), alla quale partecipò anche il nostro "Settore Forze Lagunari" che in pratica rappresentava allora in Italia, l'unica specialità che potesse fregiarsi della qualifica "Truppe Anfibie". Le righe del Marò Miniscalco, servano anche come materia di riflessione a coloro che pur Lagunari e quindi originati militarmente da quella realtà, hanno sempre avuto nei confronti del Btg. San Marco,una marcata antipatia ed una non tanto malcelata supponenza; io invece,sarà perché il destino ha voluto che fossi inglobato al Btg. Anf. "Isonzo" che prende il posto appunto, del San Marco, sono sempre stato orgoglioso che la specialità dei Lagunari e quindi la mia, abbia tratto origine dalla fusione con quel prestigioso reparto di cui lo spessore dei suoi uomini è di seguito descritto dal Marò Miniscalco, sinteticamente ma con grande significatività. Un cameratesco saluto ed un plauso proveniente dalla mia se pure modesta persona, alla Sua considerazione sull' Italianità e sul Tricolore. San Marco!!!

Lagunare Dino Doveri. 

Caro Doveri,

Se la memoria non mi tradisce, il Settore Forze Lagunari, la cui sede era alla "G. Pepe", comprendeva tre battaglioni: il Piave, il Marghera e il San Marco. In quest'ultimo  facevano gruppo a sè tutti i reduci dell'originale Battaglione, quello col Leone sui polsini e l'ancora sul basco. Provo a trasmettere quello che il sottoscritto, allora poco meno che ventenne, provò al cospetto di quegli Ufficiali e Sottufficiali; tutti, e sottolineo tutti, artefici di imprese svolte sempre al limite dell'umana sopportazione e senza fanatismo alcuno. Parlavano pochissimo, nulla, delle loro Imprese; incutevano un reverenziale rispetto. Un nuovo ipotetico nemico sarebbe impallidito davanti alle loro Figure. Io, povero sergentino, mi sentivo, al cospetto, piccolo piccolo. Poi, però, venivo invaso da grande orgoglio  al pensiero d'essere Italiano. Da allora provo sempre commozione quando vedo il Tricolore. Fu lì, a Villa Vicentina, che conobbi un Capitano il quale disegnò l'attuale l'emblema  dei Lagunari: Leone con fucili incrociati. Era  questi un giovane ufficiale della neonata generazione; purtroppo, non ricordo più il suo nome. 

GG. Miniscalco

-----------------------------------------------------------------------------

 

From: "Paolo Antigo <paoloantigo@libero.it>
Subject: Perché non mi candido.
Data: Mar, 23 Mar 2004

 

Nell’ultimo anno a causa di importanti ed inderogabili impegni di lavoro avevo per così dire ridotto la mia, quasi quotidiana, attività in seno all’ALTA ed era mia intenzione rientrarvi al più presto con rinnovato spirito e soprattutto slancio. Purtroppo però dopo attenta riflessione ho deciso di non ricandidarmi anche se ciò mi addolora non poco in quanto per oltre dieci anni ho dato veramente tutto me stesso e solo ora mi sono reso conto che non è contato nulla, l’associazione, o meglio l’attuale direzione dell’A.L.T.A., va da una parte ed il resto degli iscritti da un’altra. Nell’ultima Assemblea generale dei Presidenti, tenutasi a Mestre il 29 novembre 2003, ho avuto la netta sensazione che l’A.L.T.A. sia oramai divenuta un qualche cosa che non riconosco più e chi la governa abbia perso oramai il senso vero per cui l’A.L.T.A. stessa era nata. Per anni ho creduto e lavorato per cercare  soci, per stare il più possibile con loro, per condividere momenti conviviali, goliardici, allegri e qualche volta anche tristi. Ho mangiato con loro, ho viaggiato con loro, ho visitato luoghi con loro, ho indossato stemmi e mi sono vestito come loro, ho esposto labari e bandiere con loro, ho condiviso idee con loro, mi sono talvolta trovato anche a pensarla diversamente da loro, ma alla fine eravamo sempre e comunque più che Soci, Amici, nell’A.L.T.A. e dell’A.L.T.A.. Ora purtroppo se non fai Protezione Civile non sei nessuno! Per carità, non ho mai detto che la Protezione Civile debba essere bandita dall’A.L.T.A., oramai c’è ed esiste, ha una propria ragione di vita che però non deve assolutamente essere il solo unico oggetto e motivazione dell’A.L.T.A. A quanto pare così non è. Negli ultimi due anni la Protezione Civile ha monopolizzato oltre il novanta per cento dell’attività sociale. Ho perso il conto di quante Emeralta siano state realizzate. A queste vi hanno partecipato sempre le solite tre o quattro Sezioni, e le altre oltre trenta! Si sono arrangiate attivandosi, laddove c’era un Presidente in gamba, oppure attendevano una sempre più rara manifestazione nazionale. I risultati non si sono fatti attendere, da una parte si è creata una struttura di Protezione Civile che chissà quando e se sarà mai un giorno effettivamente operativa e dall’altra una trentina di Sezioni che abbandonate al loro destino hanno numericamente perso Soci, ritornando ad un numero di Soci di oltre dieci anni orsono. Per creare la Protezione Civile ci volevano basi solide e soprattutto non dimenticare che la maggioranza dei Soci se avesse voluto entrare in un’associazione di “riempitori di sacchetti di sabbia” si sarebbe iscritta ad uno dei moltissimi gruppi di Protezione Civile che oramai sorgono un po’ in tutti i comuni d’Italia. Dall’A.L.T.A.  gli iscritti volevano cose molto più semplici; stare assieme a tavola con i vecchi amici e le proprie famiglie, fare qualche bella gita, visitare qualche struttura militare, vestire qualche indumento su cui faceva bella mostra un bel Mao, partecipare con orgoglio a sfilate, cantare gioiosamente fra due ali di folla plaudente, partecipare alle celebrazioni nazionali del 25 aprile o 4 novembre per ricordare i nostri caduti per la Patria. Fare in buona sostanza tutto ciò che prevedeva lo Statuto e tutto ciò che la gente si aspetta facciano le Associazioni Combattentistiche e d’Arma, ovvero il culto della Patria e del patriottismo in tutti i suoi significati più profondi. Cosa si è fatto di tutto questo. A chi voleva sedersi a tavola con gli amici di naja e le proprie famiglie si è risposto “è finita l’epoca dei pranzi e delle cene…”. A chi voleva visitare una qualche struttura militare è stato risposto; “non si può più fare”, quando si sa benissimo che altre associazioni combattentistiche ed arma continuano a farlo da anni. Si è voluto dare una motivazione della perdita di Soci affermando che con il progressivo smantellamento della leva anche i potenziali iscritti sarebbero diminuiti. Nulla di più sbagliato, forse fra dieci o vent’anni potrà accadere ciò, ora no! In quanto, dati statistici alla mano, coloro i quali si iscrivono in una qualsiasi associazione combattenstica o d’arma lo fa dopo dieci o vent’anni dal congedo pertanto ora non c’è alcun problema a cercare Soci! In una recente circolare di fine anno la Presidenza nazionale lamentava che su 1250 nominativi di possibili Soci solo una decina avevano aderito. Ciò evidenzia ancora una volta un dato oltremodo preoccupante, oltre ad un numero consistente di Soci potenziali iscritti abbiamo perso anche moltissimi Presidenti che non si sono attivati per raccoglierli. Sempre nell’Assemblea generale dei Presidenti del 29 novembre 2003, pubblicamente e di fronte a tanti amici Presidenti di Sezione con i quali ho lavorato per anni fianco a fianco sono stato “gravemente apostrofato” dall’attuale presidenza nazionale di aver abbandonato nelle sue mani il giornale “il Lagunare”. Questo può anche essere vero, tuttavia quali sono state le motivazioni che mi hanno indotto a farlo? Due anni orsono quando oramai il giornale aveva raggiunto una sua ciclicità, ai primi di luglio si raccoglieva tutto il materiale dei primi sei mesi dell’anno, ed a dicembre i restanti sei mesi. Perdendo ore ed ore leggevo tutto e contemporaneamente mettevo tutto in computer, per poter assieme alle foto portare il tutto ben sistemato in tipografia. Improvvisamente una sera di fine giugno , con tono “imperioso” ricevo una telefonata dalla presidenza nazionale; “a che punto sta il giornale, io fra venti giorni, prima delle ferie voglio sia stampato”. Al mio tentativo di far presente che ancora molti Presidenti di Sezione dovevano inviarmi materiale mi sono sentito rispondere “che vadano a farsi fottere, io voglio chiudere al più presto il giornale in quanto ho cose importanti da scrivere, altro che vita delle Sezioni. Mandami quello che hai che m’arrangio io”. A quel punto mandai su quanto avevo e la cosa fini lì. Dopo una ventina di giorni fui invitato dallo stesso Presidente nazionale a ritirare presso la tipografia una bozza del giornale, di vedere se c’erano delle cose da correggere e soprattutto per portarne una copia al direttore responsabile, che abita nei pressi di San Biagio di Callalta (Tv). Purtroppo, per cause indipendenti dalla mia volontà, tardai a portare copia della bozza al direttore responsabile e sempre telefonicamente presi un secondo cazziatone. Per quel numero e quello successivo continuai comunque a fare il tabulato degli indirizzi a modulo continuo che solo per la sua stampa richiedeva, se non c’erano inceppamenti di carta o cartuccia circa sei sette ore, altrimenti bisognava ricominciare tutto da capo. A proposito di tabulato indirizzi, a parte i primi uno o due numeri, fatti dal M.llo Giannì, i restanti li ho fatti sempre io, mettendoci la mia stampante ad aghi, moltissime cartucce dal costo di circa 50.000 lire cadauna, una volta ho dovuto cambiare la testina della stampante, pacchi di carta a modulo continuo, ore ed ore di corrente elettrica, insomma una montagna di ore e di denaro, il tutto per sentirsi dire, sempre telefonicamente una sera; “prenditi una stampante più veloce”. Per gli ultimi due o tre numeri questo “famoso tabulato” non l’ho più fatto io in quanto per interposta persona, il figlio del titolare della tipografia che stampa il giornale, mi è stato detto che si sarebbe interessata “un’azienda specializzata”. Come tutti sanno le “aziende specializzate” costano ed io so quanto sono costati all’A.L.T.A. quegli stessi tabulati che io ho fatto gratis per anni! Cercate nel bilancio oppure chiedete le pezze giustificative di quanti centinai di Euro sono costati questi tabulati fatti “dall’azienda specializzata”! In quella famosa Assemblea del 29 novembre 2003 sono stato pesantemente e pubblicamente apostrofato “signor Paolo Antigo, lei mi ha abbandonato…..” Io mi sono alzato ed ho abbandonato l’Assemblea senza offendere nessuno, dicendo solamente a bassa voce, sentito forse solamente dai pochi che mi erano vicini in quel momento “questo è il ringraziamento per tanti anni di lavoro”. Mentre amareggiato e deluso me ne tornavo a casa ripensavo a tanti anni spesi per l’A.L.T.A. . Ore ed ore per il giornale, trascrivere tutto il materiale che mi arrivava, ore ed ore in tipografia per correggerne bozze ed impaginazione, ore ed ore perse con il mio furgone ed il mio gasolio per trasportare tutti i giornali da Noale a Tessera. Ore ed ore del mio tempo e della mia benzina per sistemare, come Commissario, la Sezione di Mestre. Ore ed ore per la fondazione e la realizzazione della prima manifestazione della Sezione dell’Alta Padovana. Ore ed ore per accompagnare, per consegnare, per parlare, per sistemare, persone o cose da una Sezione all’altra, sempre con la mia macchina e con la mia benzina. L’ho sempre fatto più che volentieri in quanto credevo in un’A.L.T.A. diversa da quella odierna. Proprio per questo il ritorno da Mestre è stato per me oltremodo drammatico. Negli ultimi due o tre anni, che si trattasse di assemblea dei Presidenti o dei Consiglieri nazionali l’ordine del giorno, salvo rare eccezioni, era sempre lo stesso; “l’ex. Presidente nazionale Dott. Salvagno e la Protezione Civile” , di cosa stesse facendo o dove stesse andando l’A.L.T.A. poco importava o quasi. Io non ho voluto partecipare a tre riunioni consecutive del Consiglio nazionale in quanto ero stanco di veder sminuita l’attività di tale organo nazionale, ci si riuniva solamente per parlare del “grande problema Salvagno”.  Questo è stato il pretesto e la motivazione per cacciarmi da Consigliere nazionale. Ero diventato scomodo, inaffidabile, molto probabilmente “passato al nemico”. Ovvero una di quelle persone che non la pensavano come loro. Io sono certo che da qualsiasi bilancio A.L.T.A. non è mai stata sottratta una lira e nessuno dei due Presidenti abbia mai rubato anzi, sono certo che a modo loro, tutte e due, qualche volta, ci abbiano rimesso del loro. Recentemente un’ennesima polemica ha portato ad affermare che dal bilancio erano stati sottratti dei soldi, io ribadisco che ciò non credo sia affatto vero, tuttavia la polemica è stata talmente esasperata che sono volate parole grosse, minacce, lettere ufficiali ed ufficiose, ma quel che è peggio c’è andata di mezzo l’A.L.T.A. che ancora una volta ha fatto girare per il tribunale di Venezia la propria onorabilità. E qualcuno, io compreso, è stato chiamato a deporre dai Carabinieri in piena estate. Io spero, anzi voglio credere, che ancora una volta l’A.L.T.A., ne uscirà pulita tuttavia ci sarà sempre qualcuno disposto a credere o peggio “dubitare” che forse qualche cosa di vero c’era e questo non farà di certo bene alla nostra associazione. Io credo che la via del dialogo sia sempre la migliore. Se c’erano dei dubbi sui bilanci non era forse meglio creare un’apposita commissione interna nostra che dimostrasse ad un altrettanto nucleo di persone rappresentanti il Dottor Salvagno la veridicità dei bilanci. Niente di tutto questo, si è voluto andare avanti muro contro muro, assumere decisioni drastiche che altro non hanno portato ad al risultato di esporre l’A.L.T.A. in una camera di Tribunale. Ancora una volta i falchi hanno prevalso sulle colombe. Altro motivo per cui non mi candido deriva dal fatto che non avrei alcuna chance di potercela fare in quanto so per certo che “i numeri” mi mancherebbero. Cosa intendo per numeri. Come purtroppo è sempre accaduto, anche alle prossime elezioni del Presidente nazionale e di tutti gli altri organi collegiali “i giochi” si faranno ben prima dell’Assemblea generale dei Soci. Ci saranno le solite riunioni più o meno “clandestine” dei Presidenti che la pensano in una certa maniera ed a questi verrà data la lista di chi bisogna votare e chi no. Ricordo benissimo che con questo sistema mai sono risultati eletti candidati di Sezioni “avverse” come ad esempio Eraclea o qualche altra Sezione. Addirittura non risultavano eletti candidati “della maggioranza” stessa, ricordo due nomi illustri solo per farne un esempio; Sergio Girolami, Giampaolo Saltini e Gianni Augusti che saputo della sua bocciatura ritirò la sua candidatura in piena Assemblea. I numeri dunque non li ho in quanto nella cosiddetta “maggioranza” convergeranno le Sezioni più consistenti ed alle altre non rimarrà nulla, nemmeno la possibilità di avere qualche rappresentante nel Consiglio nazionale. Così facendo eventuali candidati che avessero intenzione di candidarsi alla Presidenza nazionale, numeri alla mano, rinuncerebbero già prima del voto. Cosa ci aspetterà dunque per almeno i prossimi tre anni. Da statuto, salvo strane “alchimie” dell’ultimo momento, l’attuale presidenza nazionale non potrà essere rieletta in quanto ha già fatto tre mandati, risulterà pertanto eletto chi garantirà il proseguimento della linea politica degli ultimi nove anni. A tal proposito ricordo un recentissimo accadimento locale, al Comune Treviso non poteva più essere eletto il sindaco Gentilini ed allora è stato inventato l’escamotage di far eleggere Gobbo come sindaco e Gentilini come vice. Di fatto in fin fine cosa è accaduto Gentilini continua a fare il sindaco e Gobbo ufficialmente “firma e basta”. Nell’A.L.T.A. cosa accadrà, si riuniranno i Presidenti che hanno i “numeri” verrà passata loro la solita “velina” dalla quale uscirà il nome del nuovo Presidente nazionale il Dr. Colasanti, i Consiglieri nazionali “amici”, i Probiviri che serviranno solo “all’abbisogna” e i Revisori dei conti che metteranno in bella copia quanto è stato deciso di spendere da altri. Alle Sezioni “nemiche” non rimarrà altro che attendere pazientemente altri tre anni e forse quando si sarà finalmente toccato il fondo si cercherà, se ci sarà ancora tempo e modo di risalire. Io personalmente, fino a poco tempo fa, vista la mia intenzione di rientrare a tempo pieno in associazione, avevo l’intenzione di ricandidarmi e di sostenere il Gen. Cappellini, ora purtroppo, anche per i motivi sopraesposti non lo posso più fare. Certamente questa mia lettera aperta farà “incazzare” qualcuno e potrebbe iniziare la solita manfrina “io scrivo a te e tu scrivi a me, io sono più bravo di te e solo io ho l’unica e la vera verità in tasca”. Io non voglio assolutamente che accada ciò e risultando pertanto “scomodo” alla maggioranza preferisco uscire dalla mischia immediatamente, prima di essere fagocitato in una spirale perversa che non porterebbe ad altro che all’ennesima guerra intestina del tipo Assenza-Salvagno, che non porterebbe a nulla se non al solo discredito dell’A.L.T.A. e ad assorbire parecchio tempo a tutti coloro che in qualche modo cercano di lavorare. Come Presidente di Sezione verrei continuamente ripreso durante qualsiasi riunione ed ogni mio intervento gia scartato in quanto “bollato” negativamente. E’ pertanto giusto che io mi faccia da parte e che siano altri a portare avanti le sorti dell’A.L.T.A.. Come dicevo prima io avrei sostenuto la candidatura Cappellini perché? All’inizio tale candidatura era sostenuta anche dal Gen. Assenza il quale non riusciva a capire perché il Gen. Cappellini non accettasse tale importante sostegno. Io nemmeno, in quel momento, riuscivo a capire chi volendo diventare Presidente nazionale fosse così “pirla” da rinunciare ad un sostegno così importante. Solo recentemente sono riuscito a capirlo. Il Gen. Cappellini vuole essere il Presidente di tutti e non di una sola fazione. Il Gen. Cappellini è una di quelle persone che rifiuta i giochi egemonici di potere e qualsiasi compromesso. Il Gen. Cappellini è una di quelle persone che crede ancora fermamente che le “l’epoca dei pranzi e cene” sia  importante per creare un’associazione che affonda le proprie radici nell’amicizia fra tutte le Sezioni e non solo fra le une, quelle che “riempiono i sacchetti di sabbia” e non le altre che non lo fanno. Il Gen. Cappellini non intende demolire proprio nulla, tantomeno la Protezione Civile. Tale organo o chiamiamola pure branchia dell’A.L.T.A. c’è ed esiste, ci da lustro ed è importante che ci sia, ma al tempo stesso questa non deve essere l’unico motivo di esistenza in vita dell’A.L.T.A. I Soci che non si sentono dei salvatori della Patria hanno bisogno di piccole cose, di stare insieme. Un piccolo esempio di come dovrebbe essere l’A.L.T.A. c’è e da anni vive quasi di una vita propria, la Sezione di Rosolina. All’interno di essa convivono due anime diverse e contemporaneamente complementari fra loro. Impegnati sia nella Protezione Civile che in “pranzi e cene”. La Sezione di Rosolina ha l’impegno di salvaguardare il Comune di Rosolina da eventuali accadimenti atmosferici avversi e nel contempo organizza con i propri soci e le rispettive famiglie, “pranzi e cene”, gite e quant’altro di importante per dare ad ogni Socio una propria motivazione per essere iscritto all’A.L.T.A. All’attuale Presidenza nazionale, se mi è permesso fare un appunto, direi che non sia riuscita a coniugare le due identità dell’Associazione, da una parte un eccessivo protezionismo della struttura di Protezione Civile e dall’altra i continui e silenziosi appelli da parte della maggioranza delle Sezioni che in qualche modo volevano le cose semplici di un tempo e da anni sono rimaste inascoltate. Il Gen. Cappellini voleva essere il Presidente di tutti e quando i “numeri”, purtroppo per l’A.L.T.A., gli diranno che non potrà esserlo significherà che ci saremmo giocati un’importantissima chance per rilanciare l’A.L.T.A. . Fra tre anni saremo ancora meno, ben al di sotto di dieci anni fa. Nel frattempo avremo perso Soci e “teste pensanti”. Trovare buoni Presidenti, buoni Consiglieri, buoni Probiviri, buoni Revisori è sempre più difficile e noi ne stiamo perdendo tanti. La “guerra intestina” fra l’attuale presidenza e la precedente ha fatto, sta facendo e farà ancora perdere uomini importanti e soprattutto tempo prezioso. L’A.L.T.A. ha bisogno di voltar pagina, prendere solo la parte buona di quanto è stato fatto finora e di guardare avanti. Ha bisogno di una sede nazionale operativa alla quale chiunque possa far riferimento. Come pretendiamo di “salvare il mondo” con la Protezione Civile se non siamo in grado da anni di mettere in piedi uno straccio di sede nazionale con un telefono, un fax, un computer ed un qualcuno che quotidianamente possa rispondere “pronto A.L.T.A. per cosa posso essere utile”. Qualche tempo fa ricordo una lettera in cui tutti i Presidenti di Sezione erano chiamati a dare un proprio recapiti telematici, indirizzo di posta elettronica. Io ho risposto e credo molte altre Sezioni. Mi fosse mai arrivata una E-Mail! Nulla di niente. Cambiano i Comandanti di Reggimento o di Battaglione e nessuno sa nulla! In qualche rara occasione al massimo arriva una telefonata il giorno prima e buona notte al secchio, arrangiati! Io credo che il cambio di una Comandante lo si sappia sicuramente molto tempo prima ed allora di chi è la colpa della mancata informazione per tempo alle varie Sezioni. Dell’A.L.T.A. che non si attiva o dell’Esercito!. Se la colpa fosse del’A.L.T.A., ciò avvalorerebbe ancora di più la mia tesi di una radicata disorganizzazione, se fosse dei Militari significherebbe che fra loro e l’A.L.T.A. non ci sarebbe alcun legame di stretta collaborazione. Loro sano che esistiamo e noi con loro abbiamo solo dei rapporti interpersonali e non istituzionali. Ricordo l’iniziativa di creare dei centri di arruolamento volontari, miseramente caduta in un nulla di fatto. Tutto è rimasto al solo livello delle intenzioni. Salvo l’iniziale buona volontà di qualcuno di dare comunque vita all’iniziativa. Il povero Marchi le tentò veramente tutte. Nell’aprile 2002 visto lo stato di semi abbandono in cui nel quale versavano la maggior parte di cui si compone l’A.L.T.A, ovvero quelle non coinvolte nelle “varie Emeralta” di Protezione Civile, lanciai provocatoriamente “un sasso in piccionaia”. Per circa 24/48 ore restammo “senza Presidente nazionale”, il quale sentendosi da me abbandonato cercò immediatamente di passare arma e bagagli ad una sua persona di “allora sua fiducia” e del quale sono pronto a fornirne il nome e dettagliato resoconto di come avvenne la trattativa di traghettare l’A.L.T.A. dall’attuale Presidenza ad una di nuova, senza consultare chicchessia preventivamente. Trascorse le citate 24/48 ore, molto probabilmente, il Presidente nazionale rinvenne dal colpo prodotto dalle mie dimissioni e si rese conto che senza di me, giustamente, le cose potevano andare avanti lo stesso e che una nuova Presidenza avrebbe anche potuto “mettere le mani” sul futuro della Protezione Civile in seno all’A.L.T.A.. Con una semplice telefonata, senza particolari giustificazioni, il Presidente nazionale “liquidò” la “persona” che allora era stata con tanto “corteggiamento” avvicinata per prendere in mano la presidenza dell’A.L.T.A. e non se ne fece più nulla. Per il Presidente nazionale e per i suoi più intimi collaboratori restava però da capire una cosa “perché Paolo Antigo aveva fatto ciò? Da che parte stava Paolo Antigo”. Da aprile a settembre venne fatta qualche semplice telefonata, nemmeno tanto interessata a voler capire esattamente come stavano le cose, si passò tutta l’estate, e poco prima dell’autunno ci fu una riunione fra me, il Presidente nazionale ed alcuni “fedelissimi”, dei quali mi riservo di citarne i nominativi. Questi, giustamente, mi chiesero il perché del mio gesto ed io molto chiaramente dissi: “il mio voleva essere un segnale forte per scuotere l’A.L.T.A. dal suo torpore, le Sezioni che non partecipano alla Protezione Civile si sentono abbandonate!”. Il messaggio sembrava essere stato recepito, fui invitato a ritirare le dimissioni, cosa che feci immediatamente e mi venne proposto di diventare Vice Presidente nazionale aggiunto o secondo che dir si voglia, “operativo”, ovvero colui il quale doveva interessi da vicino delle Sezioni “abbandonate”. La proposta mi sembrava buona ed accettai. A San Donà venne fatta la proposta della doppia Vice Presidenza ai Presidenti di Sezione e questi approvarono. Da quel momento il vuoto. Passò l’autunno, l’inverno e buona parte della primavera. Operativamente nessuno mi contattò più e le cose andavano avanti col solito andazzo di sempre. Io volevo partire già dall’autunno 2002 in quanto rimaneva poco meno di un anno alle nuove elezioni e l’A.L.T.A. prima di tale data doveva ripartire con nuovo slancio. Nulla di nulla. Continuavano ad arrivarmi lettere e controlettere di riunioni più o meno ufficiali in cui si doveva parlare solamente di persone; Tizio ha detto…, Caio ha scritto…., Sempronio mi ha riferito….. e via di questo passo. Gli ordini del giorno erano “monotematici”: Provvedimenti disciplinari contro Tizio, Caio, Sempronio. Io a chiare lettere dissi che non mi andava più di parlare su argomenti riguardanti le persone ma avrei preferito parlare di programmi e quant’altro fosse servito al rilancio dell’A.L.T.A. e disertai le riunioni. Risultato, la mia estromissione dal Consiglio nazionale. Evidentemente “avevo cantato fuori dal coro” non ero più affidabile. Ero diventato amico di ………………coloro i quali non la pensano come……………………….  Non so cosa potrà servire questa mia lettera aperta, ancor oggi sono nel dubbio se spedirla all’A.L.T.A. o distruggerla. Di certo non la spedirò a tutti i Presidenti come sono soliti fare la maggior parte di coloro i quali avevano ed hanno qualche cosa da dire a tutti. Io preferisco affidarla ad un mezzo come internet, se uno ha voglia di leggermi mi legge altrimenti rispetto la sua scelta di rifiutarsi a farlo. So che mi farò “ufficialmente” dei nemici ma di ciò poco me ne importa anche se sono sinceramente dispiaciuto. Ciò che mi preoccupa maggiormente saranno due cose; ci sarà chi mi darà ragione e chi no, questa è una spaccatura. Chi “suo malgrado” mi darà torto porterà avanti l’A.L.T.A. come è stata portata avanti negli ultimi tempi e ciò sarà drammatico. Nei giorni scorsi mi è arrivato il programma del candidato o per meglio dire del “prescelto” alla prossima presidenza nazionale dell’A.L.T.A. Dr. Colasanti. Il suo programma si può definire “istituzionale”, tuttavia due sono le frasi che mi hanno indotto a riflettere negativamente ed in maniera  piuttosto pessimistica sul futuro dell’A.L.T.A. stessa. Al punto dieci, riporto testualmente la frase: “Ritengo questa attività (riferita nelle righe precedenti alla Protezione Civile) l’unica capace di far vivere il nome dell’A.L.T.A. quando, forse tra non molto, le varie Associazioni d’Arma dovessero venir fuse in un’unica Federazione”. Se non interpreto male questa frase, ciò significa: signori cari, le motivazioni per le quali l’A.L.T.A. era nata non esistono più, o si fa unicamente Protezione Civile o non si potrà fare altro. Fra pochissimo le associazioni d’arma chiuderanno baracca e burattini e se vorremmo essere ricordati per qualche cosa datevi da fare per le varie esercitazioni di Emeralta che saranno organizzate. “E’ finita l’epoca dei pranzi e delle cene”. Imparate a riempire tanti bei sacchetti di sabbia. Non sarà esattamente ciò che vi attendevate quando vi siete iscritti ma “questa attività è l’unica capace di far vivere il nome dell’A.L.T.A.!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

E il Dr. Colsanti conclude il suo programma: “Dopo le festività mi riservo di comunicare i nominativi di chi, riconoscendosi in questo sopra esposto, se eletto Consigliere nazionale, si impegnerà assieme a me per la realizzazione di questo programma”. In buona sostanza il Dr. Colasanti cosa dirà dopo le festività: signori Presidenti che, come diceva ad ogni piè sospinto un’altra persona, che vi opponente al nuovo, i numeri per essere eletto li ho, sarà sufficiente passare le solite veline ed i giochi saranno fatti. Per altri tre anni continueremo a fare ciò che si è fatto negli ultimi anni, Emeralta 1, 2, 3,4,5,6,7,8…………….ed a chi mi ricorderà che in fin fine l’A.L.T.A. è nata e cresciuta anche con i piedi sotto alla tavola risponderò “silenzio bolscevico perché ti opponi al nuovo? Sei forse amico di Tizio, Caio e Sempronio che da anni non hanno capito che è finita l’epoca dei pranzi e delle cene e non sanno chel’unica attività capace di far vivere il nome dell’A.L.T.A….” è il riempire sacchetti di sabbia. Da quanto sopra esposto, sempre a solo ed esclusivo mio parere, credo di trarne almeno tre elementi certi:

-         Il Dr. Colasanti verrà eletto e per tutti gli altri non ci sarà storia;

-         Per altri tre anni si continuerà a portare avanti, attraverso la Protezione Civile, l’attività di tre o quattro Sezioni dimenticandosi le altre trenta;

-         Si sancirà la definitiva spaccatura dell’A.L.T.A., perdendo per strada moltissimi uomini che ancora credevano e volevano dare il loro contributo, ma questi non cammineranno mai più nei sentieri dell’A.L.T.A. anche se a modo loro continueranno ad avere il Leone di San Marco nel cuore.

Una ventina di giorni fa scadeva il termine massimo per proporre le candidature per il prossimo triennio, ed io, per le ragioni che ho solo in parte esposto non mi sono candidato. Spero vivamente che queste mie righe non siano lette ed interpretate solamente come lo sfogo di chi per anni ha servito l’A.L.T.A. ed ora sentitosi messo da parte si è arrabbiato, niente di tutto ciò. Io spero che il Dr. Colasanti che purtroppo, “quasi certamente”, sarà eletto non si faccia “manovrare” al cento per cento, ma cerchi in tutti i modi di farsi interprete di fare ciò che il suo predecessore non ha saputo o non ha voluto fare, non lo so ancora, ovvero coniugare le due anime dell’A.L.T.A.; quella che vuole ancora “sedersi ai pranzi e alle cene” e quella che “vuole riempire i sacchetti di sabbia”. Se ciò non avverrà l’A.L.T.A. seguirà la fine dell’A.N.L.I e allora ci sarà solo da sperare che fra qualche anno qualcuno si dia da fare per creare una nuova associazione di Lagunari in congedo che vogliono riunirsi per ricreare quel sano ambiente che si respira solo e unicamente fra veri ed autentici “fratelli di naja”.

San Marco ci protegga!

Lagunare Paolo Antigo                                                                                               

 

Ps: Questa lettera memoriale l’ho scritta qualche tempo fa ora mi permetto di sostenere con tutte le mie forze la candidatura del Gen. Cappellini. Unica persona che attualmente può risollevare le sorti dell’A.L.T.A.. Qualora risultasse eletto e questi avesse bisogno di un mio aiuto sarò ben lieto di poterglielo dare, rientrando così a livello personale nell’A.L.T.A. dove spero di poter ritrovare molti amici.

 

-----------------------------------------------------------------------------

 

From: "Enrico Camporese <camporeseenrico@tin.it>
Subject: San Marco!
Data: Dom, 21 Mar 2004

 

Caro Doveri,

...leggo le tue cronache "Lagunari" con una punta di commozione ...quant'è bella giovinezza...

Anch'io ero al Btg Anfibio Marghera Compagnia Mortai da 120 ero l'unico comandante di squadra con il grado di Caporale. Ricordo bene il Cap. Maddalena, il Ten. Turchi (strisson) e il Serg. Elisei da Ferrara se non sbaglio. Non mi ricordo di te e me dispiace.

Ti ricordi di Carrer da Caorle e Ferrazzo da Monfalcone ero miei fratelli di Naja. Io mi sono congedato il 10 novembre 1966 ...dopo l'alluvione del 4! Ciao e...San Marco! naturalmente.

Enrico Camporese

-----------------------------------------------------------------------------

 

From: "Stefano Pizzolato" <spizzola@yahoo.it>
Subject: Ricordi di Lagunare.
Data: Sab, 20 Mar 2004

 

Carissimi Lagunari, approfitto di questo validissimo sito dei colleghi Lagunari di Bergamo, per esporvi qualche ricordo della mia esperienza al 1° Btg. Serenissima. Nel giugno 1991, dopo la scuola ufficiali di Cesano di Roma, sono stato destinato alla mitica 2ª cp. Piave presso la caserma Bafile che allora ospitava il 1° Battaglione Lagunari Serenissima. Nei dieci mesi in cui ho prestato servizio presso il Btg., ho avuto l’onore di conoscere, lavorare  e vivere assieme a persone che sono ancora vivissime nei miei ricordi. All’epoca, appena ventenne, non erano sicuramente bastati sei mesi di corso ufficiali di complemento per formarmi dal punto di vista militare, di comando e come uomo. La vera formazione l’ho avuta dalla professionalità, esperienza ed intelligenza delle persone che ho trovato al 1° Serenissima ed alla “Piave”. I miei ricordi vanno spesso all’allora cap. Chiapperini e Ten. Nitti, che so si sono già alternati a comandare l’attuale Reggimento, ai Sten. Carcione e Zanatta e ai validissimi sottufficiali Corsi e Mazzaron (mitico) che vedo ancora super-operativi nelle foto di addestramento che vengono pubblicate dal sito dell’ALTA BG. Non penso di essere stato l’unico, dopo il congedo, a ripensare per ore e ore alle attività addestrative svolte, ai campi, ai momenti conviviali, alla volontà dei lagunari di leva dellacp. che spero si ricordino con affetto il loro nucleo di comando che, dal giugno 1991 all’aprile 1992 è stato, secondo il mio parere, veramente affiatato. Un caro pensiero anche all’allora comandante di Btg. Col. Tocco, persona di rara umanità. Ho tratto, da pochi mesi di vita militare da Lagunare, esperienze ed insegnamenti che segnano l’intera vita e penso di non essere l’unico ad aver questa sensazione. Un caro saluto a tutti i Lagunari in congedo e in servizio. San Marco!

Sten. Lag. Stefano Pizzolato

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "GianGaleazzo Miniscalco" <minigg@libero.it>
Subject: "Quando el Leon alsa la coa tutte le bestie sbassa la sua"
Data: Ven, 12 Mar 2004

 

Al Dino Doveri.

Devo proprio dire che sai scrivere in maniera molto Sentita; mi hai saputo riportare all'Epoca. Ho risentito la voce del postino, sergente di marina, capo Daeder; quando questi doveva consegnarmi qualche missiva chiamava:" Mini-Mini". Ho rivisto quei colli di bottiglia sporgenti dalla parte alta dei locali del laboratorio radio del Plotone Collegamenti che il Magg.Vitti (nella foto) ci aveva fatto installare in sostituzione degli appositi isolatori d'antenna ( "...è sempre vetro e non costano niente..." diceva). Sono poi ritornato col pensiero al tragitto, imbarcadero Lido-Caserma Pepe che percorrevo alle tre di notte di ritorno da Treviso, dove mi recavo per incontrare la mia ragazza (ora mia moglie). D'inverno, a notte fonda, sfinito dalle oltre tre ore di viaggio (filovia prima, vaporetto poi e motonave per il Lido infine). Mi ritrovavo a percorrere quel lungo tratto di strada, allora scarsissimamente illuminato, immerso nella fitta nebbia e nessuna anima viva al fianco. Quando, a tre quarti del percorso, prima di S. Nicoletto, vieppiù mi avvicinavo al Cimitero Ebraico, .... la pelle cominciava ad incresparsi... Raccoglievo allora i residui del coraggio rimasti in me e in corrispondenza del cancello del Cimitero, a passo di marcia però, giravo la testa verso quel luogo per dimostrare a me stesso di essere sempre un Leon. Capitò una notte. Nel preciso momento che ripetevo quel coraggioso gesto, il grosso cane lupo a guardia dell'adiacente  poligono improvvisamente abbaiò... A quel tempo le Forze Armate nel corredo individuale fornivano alcuni indumenti intimi di canapa: un po' duri per dire il vero, ma utili alla bisogna... Quanti ricordi di quei lontani vent'anni trascorsi alla Pepe!  Nel mese di giugno del '54 mi congedai in concomitanza del giorno in cui il Primo Ministro Pella pronunciava a Piazza San Marco l'infiammato discorso contro Tito che pretendeva il possesso di Trieste. Già in abiti borghesi salutai con gran commozione le Truppe Anfibie in partenza, in pieno assetto, per il "Territorio Libero di Trieste".....

Il Leone aveva alzato la coda!!!  

Ciao Marò Doveri e grazie!

GG.Miniscalco - Lagunare

-----------------------------------------------------------------------------

From: "Dino Doveri" <ddoveri@associazionelagunari.it>
Subject: Fotografia.
Data: Sab, 06 Mar 2004

 

Caro Giangaleazzo,

sono il Lagunare Dino Doveri,che ogni tanto compare sul Sito di BG, con degli interventi,sulla rubrica "Ci Scrivono". Mi sono sentito obbligato letteralmente a scriverTi, per complimentarmi della bellissima foto che hai voluto pubblicare sul Sito con cui collaboro. Nel 1953 si era proprio agli albori della storia Lagunare tant'è che il Direttore Zanotti ha collocato il periodo relativamente al "Settore Forze Lagunari". Di per se, per coloro che hanno una conoscenza della realtà Lagunare recente, è una normale foto di gruppo, invece per me che ho sempre scavato nel passato iconografico e storico della specialità, la Tua foto è una fonte preziosa d'informazioni. Per esempio,dalla foto si intende a cosa io mi riferisco quando parlo di "Basco portato alla Marò", diritto e con il lato frontale rialzato dal fregio, si intende cosa erano i meravigliosi alamari portati dai nostri Ufficiali e Sottufficiali (nessun reparto delle nostre Forze Armate di allora, poteva vantare una singolarità tale), a guisa di quelli pentagonali derivanti dalla Marina MIlitare, si  capisce cosa intendo quando parlo di mostrine portate dal Lagunare, sui polsini,alla maniera dei Marinai del San Marco che portavano i Leoni sulle maniche anche loro sui polsini. E si vedono le belle arcate della "Pepe" non ancora "chiuse" con le vetrate di adesso, ma nella foggia di chiostro rialzato. Si notano inoltre, i mattoncini che delimitano una delle quattro aiuole avvolgenti il Pozzo Monumentale, con i cespi di sempreverdi che vi erano piantati. Ora, come avrai ben visto nel servizio sempre presso il nostro Sito, la Pepe è abbandonata e se non andrà distrutta dall'incuria degli amministratori del Comune di Venezia, in tutti i casi, mai più i Lagunari ne calcheranno il suolo. Tristezze dei tempi che furono, abbi pazienza. Ancora grazie per il prezioso contributo. San Marco!!!

Lagunare Dino Doveri.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Da questa data in poi, tutti i racconti di naja dei protagonisti saranno raccolti nella nuova Sezione del sito Storie di Lagunari.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Andrea Pinotti" <cartolomb.bg@cartolombarda.net>
Subject:
Un anno da Leone 5ª puntata - I protagonisti n.2
Data: Mar, 02 Mar 2004

 

Mi scuso per il divagare, ma i flash vanno presi quando ci sono: eravamo partiti col parlare del dodicesimo. A furia di appelli e contrappelli, adunate e via dicendo nel giro di pochissimi giorni ci si conobbe e fraternizzò quanto bastava noi dello scaglione. Nelle camerate venimmo divisi per ordine alfabetico quindi il sottoscritto Pinotti, bergamasco DOC, venne a trovarsi in una piccola, calda e accogliente camerata (non sto scherzando.... oltretutto comoda per le pulizie serali viste le dimensioni ridotte.....) con 7 ragazzi romani, di cui ricordo ancor oggi i nomi : PROCACCINI, PETRUCCI, PERISSINOTTO, PENSOSI, ROMANAZZI (pugliese), ROMEO. Di loro conservo un piacevolissimo ricordo, ragazzi educati e riservati, piuttosto spaesati e malinconici per i primi tempi ; Venezia era per loro una novità non indifferente, primo per il gelido inverno del 1993 e secondo per la lontananza dalla Città Eterna, ossia un altro pianeta, io polentone invece "giocavo quasi in casa".

Il 12/93 era composto in gran parte da romani, lombardi (bergamaschi e bresciani, milanesi pochi), pochissimi toscani e marchigiani, veneti 2 o 3. Quando non ci si ricordava il cognome del tal amico lo si chiamava per provincia di appartenenza, un pò alla romana, quindi io ero Bergamo o per meglio dire Abbergamo; in camerata il mio nome era ormai quello, oltre alla solita presa in giro se de sura o de sota (di sopra o di sotto, infatti Bergamo e suddivisa in due zone, antica sul colle, moderna sulla pianura....). In certi istanti era anche piacevole poiché ti riportava alla memoria la vecchia cara città con le sue auto, il traffico, lo smog, i monti ed il verde, tutte cose che per quel mese e rotti di car avresti dovuto scordare. Sergiacomi da Ascoli, una leggenda oserei dire, restò per noi vecchi compagni per sempre Ascoli, anche al Battaglione quando lo si incontrava che girava sempre le chiavi con l'altra mano in tasca di una mimetica fuori ordinanza "alla Vecchia" come si diceva nell'ambiente.... Che bei tempi .....!!!!

Riguardo ai rapporti d'amicizia o interpersonali non ne ricordo di particolari, nemmeno tra noi bergamaschi, direi; in libera uscita ci si aggregava al primo gruppetto che vedevi alla fermata del bus e via così, per i primi tempi eravamo forse un pò spaesati e frastornati da quell'atmosfera notevolmente militaresca che dovevamo sopportare lungo tutta la giornata. Al Lido il punto di riferimento era il supermercato Upim dove ci si ritrovava ad acquistare prodotti di pulizia per la camera, naturalmente a nostre spese, a vedere le eventuali commesse e a rituffarsi un pò nella realtà del mondo civile ; seguiva poi in ordine di importanza la pizzeria vicina, che la sera diveniva meta di fameliche reclute, che di giorno dovevamo accontentarsi di ciò che passava la squallida mensa truppa della Pepe. Mi viene questo termine un pò volgare poiché il 27/12/1993 dopo le licenze di Natale lo passai di servizio in cucina a lavare pignatte e quant'altro non avessero pulito nei 15 giorni precedenti, quindi uno scenario apocalittico e veramente stomachevole, per non parlare della data che vidi impressa su di un quarto di manzo appeso lì ai quattro venti e ai quattro gatti che giravano per la caserma..... 1987 diceva il timbro, eravamo nel 1993 per di più sul finire. Da quel giorno non mangiai più la carne in vita mia, nemmeno di ritorno a Bergamo. Ci risentiamo a breve , impegni di lavoro permettendo. Un abbraccio ed un San Marco massicci a tutti i baffoni on line  !!!!!!!!!!!!!!!!!!

Andrea Pinotti 12° sc 93

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Dino Doveri" <ddoveri@associazionelagunari.it>
Subject: 10ª puntata "Racconti di naja".
Data: Sab, 21 Feb 2004

 

Vedo che ora siamo arrivati alla decima puntata del mio “racconti di naja”.

Sinceramente all’inizio l’idea non era questa. L’idea era di buttar giù due righette per vedere se qualche altro Lagunare avesse aderito all’invito implicito di mandare al Sito, un qualche cosa di suo, una paginetta di vita lagunare vissuta. Ma visto che ci siamo, che ormai ”alea jacta est”, il dado è tratto, andiamo avanti, se non ci saranno fatti imprevisti, sino alla fine.

Ci eravamo lasciati, cari amici (so che qualcuno, d’essere amico mio, è l’ultima cosa che desidererebbe ma lo rassicuro: con il concetto dell’amicizia che ho, sicuramente quel qualcuno, amico mio non sarebbe mai divenuto! Scusate. Sono pensieri che circolano criptati: l’atmosfera è questa, bisogna giocare tra il dire ed il non dire, sennò il Grande Fratello va in fibrillazione, tuttavia coloro che mi “intendono”, sanno ed hanno capito più che bene), ci eravamo lasciati alla prima notte all’”Isonzo”. La mattina, un po’ (molto) rimbambito dalla ciucca della sera precedente, mi presento davanti alla Compagnia, due saluti, inquadramento e se non vado errando, presentazione della forza ad un Sottotenente, ma del Comandante di Compagnia, nemmeno l’ombra. Il S.Ten. mi fa andare a far colazione (un eufemismo che significa una gavetta di caffellatte annacquato e due pacchettini di durissime gallette accompagnati da una formella di marmellata), poi mentre gli altri se ne partono per il comprensorio addestrativo, io attendo che mi diano il necessario pe  organizzarmi il mio “posto branda”. Arriva un Maresciallo Maggiore, certo Lo Cascio. Dovete sapere cari Lettori, che allora un Maresciallo Maggiore non era da noi equiparato a Dio, ma a qualche Santo di grossa portata sicuramente si. Anche qui, attenti e saluto che esprimevano il grande rispetto che cera stato inculcato nei confronti dei gradi superiori.Il suddetto Maresciallo, di prima impressione, mi sembrava sull’alquanto burberotto, sbrigativo e di poche parole. Prende nota del materiale che mi danno, guarda il mio cognome, mi chiede da dove diavolo provengo con un cognome così. Glielo dico. Si lancia allora in una chiacchierata che quasi sconfina sull’umano, ma poi si riprende subito, si vede che secondo lui, si era “mollato” troppo e mi spedisce di corsa a mettere a poste le mie cose. Sopra, in camerata, di giorno, l’impressione di freddezza diviene ancora più persistente. Di fatto, la Compagnia,come tutte le altre, occupa una porzione di quello che io penso, fosse stato in origine un magazzino militare ferroviario. La Mortai, era ubicata nel primo  capannone partendo dal locale mensa; le altre compagnie proseguivano poi, sempre sullo stesso lato, sino quasi al recinto di confine della caserma. Che ai tempi della sua costruzione, fosse stata usata come deposito, non v’era dubbio: binari ferroviari correvano lungo tutto il fronte delle Compagnie; sicuramente quel marciapiede così rialzato non era un marciapiede, ma una banchina a livello scarico vagoni ferroviari. Quindi da questi particolari, stabilisco che il dormitorio occupa la parte superiore di un manufatto adibito in origine, a contenere materiale. Potete immaginarvi che meraviglia sarebbe stato, passarci dentro una porzione della vita. Uno stanzone lungo alcune decine di metri. Dall’androne e da dove si accedeva anche alla Fureria, Ufficio del Comando di Compagnia, Magazzino di Compagnia, se ne dipartiva la scala che portava all’entrata della camerata vera e propria. Un'altra entrata dalla parte opposta e da dove si poteva accedere alle latrine e lavabo, che se non vado errando, avevamo in comune con un’altra Compagnia. Lo stanzone, il dormitorio, tagliato nel mezzo da un’infilata di pali in ferro verniciati di nero lucido a olio e che formavano a loro volta un corridoio centrale che andava da porta a porta, era ripartito in una decina di comparti per lato, di una cinquantina di metri quadrati cadauno e dove trovavano sistemazione sei brande, meno male, non a castello. Erano occupati i primi tre o quattro comparti dal lato della porta d’accesso principale, ma poi tutto il resto della camerata era totalmente deserto. Nessuna finestra a livello uomo.Invece c’erano dei finestrini ben protetti da un’inferriata a graticola, ad un’altezza di circa due metri e mezzo dal pavimento, dai quali ovviamente per l’altezza, non si poteva vedere fuori ma si potevano scorgere le nuvole che lente, scivolavano sul chiaro cielo friulano. Di prima impressione, la scena ricordava nella fattispecie, un qualche locale ad uso penitenziario. Il massimo del lusso si avvertiva dal pavimento dove c’erano delle piastrelacce in granigliato grigiastro che come in ogni pavimento militare che si rispetti, rilucevano di una cera mai data, di improbabili spazzoloni e ramazze di fortuna fatte funzionare dall’olio di gomito e null’altro. Affardello tutta la mia mercanzia in un angolo dove mi hanno indicato gli Amici Gianni & Dario, proprio di fronte alle loro due brande; dietro la testiera della branda corrono altri due o tre traverse i ferro verniciato nero che dal muro della parete raggiungono le colonne (pali in ferro), che costituiscono il “corridoio”.

Alle traverse è agganciato in alto, il ripiano in ferro nero dove sistemo il famoso zaino-valigia (quello,per intendersi che contiene il mitico “squadrazaino” che i nostri “vecchi” ci hanno gentilmente offerto…..dopo congruo versamento di vecchie lirette che alla fine son servite  loro, per pagarsi parte della cena del congedo). Sopra lo zaino valigia, ci mettiamo l’elmo (lo esamino: anche questo ha spruzzato sopra con vernice nera opaca, il bel fregio con ancora, corona e fucili incrociati alla base, taglia cinquantanove. Bella circonferenza cranica!), subito più giù ci sono dei ganci ma mi hanno avvertito che servono come attaccapanni solo durante la notte; di giorno non ci attacchi niente. Dietro la testiera della branda aggancio lo zainone grande dove ci teniamo gli indumenti di tutti i giorni, materiale d’uso comune, stoviglie, asciugamani ecc. ecc., e tutte le piccole cose che potenzialmente ti appartenevano. Potenzialmente, perché erano tue finché qualcheduno non te le sgraffignava. Poi c’è lo zainetto tattico, quello piccolino dove trovano alloggiamento il vanghetto tattico, il telo tenda mimetico, i paletti in metallo, il materassino gonfiabile, la borraccia,la gavetta in alluminio e quant’altro.  Non mi ricordo più se lo si agganciava sopra lo zainone o sull’inferriata che fungeva da separè con il comparto posto dietro. Poi,lo sgabello in legno dipinto di marrone, dove piazzavi gli anfibi e ti sarebbe servito anche per sederti ogni tanto, quando la branda non era stesa…. Lo sgabello aveva anche funzione di comodino perché la notte veniva tolto da davanti la branda e passava al lato per darti la possibilità di appoggiare un candela, un libro, il portacicche di fortuna….  Sistemo il “cubo”.Lenzuola di cartavetrata, materasso riempito da chissà che cosa e di un bel color grigio-giallognolo che lasciava presupporre anni e anni di indefesso e continuo servizio. Il telo della branda così sfiancato che per non dormire insaccato, avevo imparato a far un certo procedimento “intorcigliatura” con i ganci, sistema che permetteva di tendere il telo affinché si potesse dormire in un sistema umano.  Una sottile coperta verde-marrone, ruvida e leggera, coronava il tutto.  Effettivamente l’insieme dava l’immagine molto assomigliante alla classica brandina da carcerato, che ogni tanto vedevamo in qualche film.   Sistemato tutto il corredo, mi metto in tuta mimetica e mi accingo a raggiungere gli altri che, guarda caso (ma quanto durerà ancora ‘sta menata?), stanno facendo addestramento con il “Bimbo”, Lui si…proprio Lui, il Mortaio da 120mm.  Me la prendo comoda, mi guardo intorno, cerco di capire il luogo; con fare spedito e passo veloce (e che diamine, basta poco per far vedere che stai facendo qualche cosa…), vado su è giù per la caserma, quando vedo confluenza ed assembramento di gradi sulle spalline, devio dal percorso con fare deciso o torno indietro come mi fosse venuto in mente d’aver dimenticato qualche cosa; individuo il Comando di Btg., il Corpo di Guardia, il Passo Carraio, il Circolo Ufficiali, il Circolo Sottuffciali, la Maggiorità, le Armerie, il barbiere, il Cinema l’avevo già individuato, lo Spaccio pure, l’Infermeria non ne parliamo. In piazza d’armi, la giornata è splendida, l’occhio mi sale al motto che avevo visto la sera prima, quando ero arrivato all’imbrunire, ma non ero riuscito a decifrare: riesco, tra le scaglie di pittura che stanno scrostandosi  appena sotto il tetto, a leggere “Qund”,”arco”,”l..oa”,”tutt”,”tri”,”assa”,”oa”. Resto interdetto. Sembrerebbe un motto. Non assomiglia però, a nessun motto che sino in quel momento avevo sentito (-Anche il motto “come lo scoglio infrango,come l’onda travolgo” era fresco, fresco allora e mica si sentiva tanto in giro!).Boh… penso che sia stato magari, il motto di qualche altro reparto che in passato aveva messo li radici… oppure magari una cosa relativa ai magazzini ferroviari di tempo addietro. Non so…chiederemo… Piglio la curva larga e accedo al percorso di guerra dirigendomi verso il settore Officine Meccaniche dove vedo in bella vista gli M113 allineati ma infangati all’inverosimile. In un locale c’è uno strano cingolato, mezzo aperto sopra, che sembra una vasca da bagno, molto più grande dell’M113, con dei cingolacci che arrivano alti quasi al livello di pilotaggio ed un portellone ribaltabile sulla parte posteriore e due belle Browning dodiciesette impiantate sui lati della vasca da bagno, che puntano il cielo. Mi fermo a dare un’occhiata ‘sto mostro mai visto in vita mia. Mi viene alla mente che nei racconti fantastici che ci scambiavamo alla sera prima d’addormentarci, al “Marghera”, si favoleggiava di un certo mezzo anfibio, che poteva anche galleggiare e, vi giuro, me lo avevano assicurato,poteva anche andar per mare.  Io avevo dei forti dubbi, ma visto che avevo preso l’abitudine di stimare con molto rispetto, il materiale militare, mi dissi che magari, poteva anche  essere. Poteva essere anche vero che proprio quel mostro di metallo con il “cofano” anteriore aperto all’interno del quale si scorgeva un apparato che aveva tutti gli aspetti se non assolutamente quello di un motore, alla fine potesse andar per mare. Mi avvicino ancor più e dietro a ‘sto “drago” metallico, scorgo un carrarmato a cui manca qualche cosa dalla sagoma. Che fosse un carrarmato, non v’era dubbio (con tutti quei film americani di guerra di cui mi erro pasciuto sino ad allora, non potevo sbagliare), che gli mancasse qualche cosa, era però, certo.

Poi capisco il mio disagio: ma manca il cannone! Se manca il cannone dovrebbe mancare la torretta mi dico, ma guardando da altra angolazione vedo che sopra ‘sto affare ci hanno impiantato una specie di triangolo di grosso tubo di ferro con al vertice superiore, una carrucola con del cavo d’acciaio ed un gancio.  Sarà un mezzo di recupero adibito a quello strano, enorme, mezzo cingolato.  Gli interrogativi non vengono risolti e so che in futuro avrò modo con comodo, di svelare l’arcano.

Non posso star li più di tanto perché mi aspettano.Vedrò ‘sta novità quando il caso me lo permetterà.  Vedo i “nostri” in mezzo al prato, che come al solito, stanno spupazzandosi il “Bimbo”, mi avvicino con passo non proprio veloce….e sento un urlo che proviene da dove è situata la cosiddetta “Arma Base”:”…veda, Eccellenza, se può gratificarci della Sua presenza a breve termine…..Presentatiti subito qui ….scattare….scattare….azione….azione!”.  Subito cambio registro: senso di pericolo incombente, la tranquillità lascia posto alla massima all’erta; scatto come una freccia verso l’autore dell’urlo, mi metto a saltare come un canguro per evitare le sterpaglie, mi avvicino e vedo stellette d’oro sulle spalline: allarme rosso! Mi trovo davanti quella che sarà la figura più emblematica della mia vita militare: il Tenente Raffaello Graziani!Il mitico, il leggendario, lo straordinario Tenente Graziani. Figura robusta, adesso direi, sul tarchiatello. Statura media, moro, faccia simpatica, piglio ironico, parlata con inflessioni che in quel momento colloco geograficamente nel territorio laziale o quanto meno del Centro Italia; fare sbrigativo ed impressione di efficienza.  Tento la mia carta: o la va o la spacca. Ricordandomi quel che mi avevano insegnato al CAR sul presentarsi ad un superiore, arrivo a razzo, sbatto i piedi per terra, mi irrigidisco come uno schizoide in un “attenti” teatrale, saluto con piglio e mi metto ad urlare come se il mio interlocutore invece che a due metri da me, si trovasse a cento metri di distanza: ”Lagunare Doveri Dino, incarico Mortaista pesante, Compagnia Mortai da 120, trasferito ieri dal Btg. “Marghera” al Btg. “Isonzo”. Comadi Signor Tenente”! Questo strabuzza gli occhi, accenna ad una parvenza di sorriso meravigliato, poi guarda gli astanti, Il Sergente “Francis”, un ACS, due Caporali, uno Specialista al Tiro e se ne esce: ”non credo ai miei occhi ed alle mie orecchie! Finalmente uno che si comporta come Dio comanda! Prendete nota del ragazzo. Bene così Doveri. Adesso…Azione! Vai all’”Arma Carla” e fai quello che ti dicono…vediamo cosa hai imparato al “Marghera”! Faccio un dietrofront da manuale, scatto verso le “Armi” schierate, chiedo dov’è il mio plotone (ai tempi, ogni plotone gestiva un “Bimbo” ed era costituito da un capopezzo, di solito un ACS, un Cap.le che dirigeva l’impianto e smenava con la radio, tre Lagunari, di cui uno che faceva il puntatore, uno il caricatore e uno stava dietro a passar bombe e quant’altro necessitava), arrivo, mi presento all’ACS, questo comunica via radio, arriva il S.Ten. Mi sembra ancora che sia il Signor Bordon, mi mette alla radio e quello alla radio che è il mio grande Amico, Cap.le Dario  Bari va a fare il caricatore. Cominciamo ad agire e mi accorgo subito che la mia preparazione e di gran lunga superiore a quella dei colleghi. Il corso del “Marghera”, la cosiddetta “Cura Elisei”, si dimostrava più che valida: giungono ordini via radio e li smisto alla grande, mi annoto coordinate per le varie entità, sputo a raffica quello che mi arriva via etere, urlo, me la cavo insomma!Il S.Ten. mi toglie dalla radio e mi fa fare tutte le mansioni che il mortaista deve saper fare: la cosa che mi viene meglio è di fare il puntatore, vado con sicurezza (l’avrò fatto alcuni milioni di volte al “Marghera”), il S.Ten. ogni tanto viene a controllare, scuote la bocca da fuoco simulando il rinculo, mi scassa tutto l’assetto, ma io riesco con il mio pignolesco piglio a ristabilire l’assetto velocemente ruotando manovella e manicotto con la sicurezza acquisita in tante passate prove. Traguardo infinite volte falsi scopi con un occhio e con l’altro le bolle “livelle”. Indico con consapevolezza al mio partner che manovra il “bipede”,le modifiche da apportare.Sento dentro di me, che sto dando una buona impressione, ce la metto tutta e poi scoprirò che quel giorno, in quel momento, mi ero giocato, positivamente, e ci mancherebbe, tutto il mio futuro nella Compagnia Mortai da 120!  Terminiamo l’addestramento, l’ACS mi ordina di pigliarmi in spalla il maledetto “tubo”; mi vuol “testare” anche a livello fisico. É vero che potevo dare, dato il mio aspetto, l’idea del “tegolina”, ma piuttosto d’aver manifestato segni di cedimento, avrei sputato sangue; gli comunico mentalmente: ”ormai ci ho fatto l’abitudine, amico mio. Non mi freghi! Se credi di pigliarmi in castagna adesso, con l’osso sulle spalle, ti sbagli di grosso!”. Ci dirigiamo a passo Lagunare sino alle Armerie, cerco di non tentennare, stringo i denti, non barcollo e alla fine deposito il “tubo” in armeria senza che nessuno mi dia una mano a tirarlo giù dalla groppa e chiedo con fare staccato:”pulizia..???”.  Dunque, tutto bene. Certo……

Rientriamo in Compagnia, vedo gli Amici che vanno a guardare la tabella dei servizi, distrattamente guardo immaginando almeno qualche giorno di “impunità”, ma parcaccia miseria, sul settore “Guardia” leggo il mio cognome.  Tutto bene? Tutto bene un’”ostrega”!  E vai!  Pomeriggio non ricordo, ma so che verso le diciassette, via in camerata a cambiarsi ed a tirarsi lucidi per la “Guardia”. Mi accorgo che gli altri hanno un indumento in più che io non ho: la Giacca a Vento. Ebbene si….la favoleggiata Giacca a Vento del Vero ed autentico “Guerriero”.  Non me l’avevano mai assegnata. Faccio notare il fatto, quindi giù in magazzino vestiario, rovistano dappertutto ma giacche a vento come quella che vogliono appiopparmi, non ce n’è. Grandi, piccole, sventrate, bucate,ma decenti no!  Poi, vedi a volte i fatti della vita, ad un attaccapanni c’è appesa una bella giacca a vento nuova di trinca, ancora con i gradi da Sergente Maggiore, indico l’indumento, giacché in quel momento non se ne trovano, mi dicono di prendere intanto quella. Poi la renderò per una più confacente al mio “status”. Alla grande! Una volta avuta nessuno me la ha più richiesta indietro! Nuova.Bella. Di un bel verdino sbiadito. Con tutti le sue cerniere integre. Con tutti i suoi bottoni originali, elastici che tiravano, cordoni che chiudevano, bretelle interne e cappuccio incluso. Uno spettacolo. Solo le stellette erano approssimative. Erano cioè in metallo ottonato. Diciamo che erano “fuori ordinanza”. Intanto teniamo quelle, oi si vedrà. Quella Giacca a vento mi accompagnerà poi, per tutta la naja, ai forti, di guardia, in montagna, di ronda, nei vari accadimenti che seguirono e fu per me come la mia “casa”, come il mio “rifugio”, come il mio “focolare”.  Veniamo passati in rassegna da un Ufficiale il cui grado mi era nuovo, un Tenente che portava sul colletto una fettuccia dorata come gli ACS. Mai visto un grado così e non capivo cosa significasse. L’Ufficiale portava la divisa con proprietà, bel tipo,capelli biondi,aria nobile, eloquio forbito, voce pacata, mi dicono sia l’Aiutante Maggiore, certo Signor Zitter, se il cervello non mi fa cilecca. In futuro capirò che la prima impressione non fu sbagliata. Mi sembrava un’ottima persona. Guardo il nostro gruppo: siamo belli che di più non si può. Tirati a lucido, roba da parata. Mi danno un paio di guanti bianchi; e avanti con ‘sta guardia in garritta all’entrata principale: due ore a sbattere il piede destro sulla pedana; alcune “canoe” si divertono a passare su e giù più volte perché farmi fare il saluto li rallegra. Non faccio una grinza. Pin pon,scick sciack, pin pon e così via sino alla fine del turno. Durante la notte, un turno alla “carraia”,  all’alba un altro giro per la caserma e poi smontiamo.  Sono distrutto.

Ma mi aspetta un altro giorno di addestramento con il mortaio. Speriamo bene. Nella notte poi, mi ero fatto tradurre e spiegare da un sergente, cos’era quella scritta indecifrabile che avevo letto addietro: ”Quando el Leon de San Marco alsa la coa,tutti sbassa la soa!”.  Ma dimmi un po’ tu, se ce ne sono altri al mondo che hanno avuto un motto così categorico, così significativo, così fiero?  Alla prossima. San Marco!!!

Lagunare Dino Doveri.

 

P.S.: lo sapevo. Ero in attesa che avvenisse. Ed è avvenuto. Vado a spiegare: durante un’incontro tra Lagunari, uno (mi dice che era S.Ten. un anno o due prima di me al “Marghera”), mi ha apostrofato simpaticamente in cadenza padovana,”…a se vede che a no te ghè gnente da fare tuto el giorno….te se lexe solo che ti nel Sito…serca de darte ‘na regolada …ecc.ecc.”. Ho spiegato gli intenti di tanto “presenzialismo”, concordati ed autorizzati dal Direttore Zanotti e nel contempo ho invitato il collega ad una sua partecipazione che non sia limitata alla sola lettura; ciò non di meno, la sua considerazione mi ha “toccato” e ci ho rimuginato sopra. Ho comunicato i miei dubbi al Direttore Zanotti che in sentesi mi ha così risposto: tu sei un “redattore” del sito, fai quello che ti compete per incarico assegnato; generalmente le critiche (non me ne voglia l’amico S.Ten. padovano, questo sicuramente non è per Lui) arrivano sempre da chi non fa niente, infatti è più facile criticare che fare. Proprio così mi ha detto il Direttore Zanotti!

Quindi, come sempre, vado avanti per la mia strada, conscio della mia pulizia morale e conscio anche che prima o poi potrei sbattere la testa contro qualche cosa, ma come sempre se devo pagare, pago con il mio e se così, il danno sarà mitigato perché sicuro di aver

dato quel poco che posso, sempre e comunque per vantaggio dei Lagunari d’oggi e d’ieri.  

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Mar. Guido Alessandro"
Subject:
Trasmissione antartica.
Data: Mar, 17 Feb 2004

 

Ciao Pierangelo,

mi fa molto piacere ricevere informazioni sul volo sulle capacità tecniche del Beaver, non avevo dubbi sul  fatto che non si sarebbero fermati davanti a dei "miserabili" 60 nodi di vento, ma le cose sono un pò  cambiate, oggi il vento ha raggiunto raffiche di oltre i 65 nodi, e la temperatura minima in base è arrivata a -45°, non si scherza più, io e Pasquale stiamo lavorando in condizioni limite, a parte il fatto che siamo sempre all'aperto, ma dopo 3 mesi di duro lavoro cominciamo ad essere stanchi e le condizioni meteo di queste ultime settimane non ci aiutano per niente.

Aspettiamo con molta ansia i nostri Amici volanti, chissà se il loro arrivo non ci porti un pò di calore lagunare, in questo momento ne abbiamo tanto bisogno. Un abbraccio a tutti voi. W i Lagunari in Antartide!

Guido

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

From: "Luca Petrelli" <luca.petrelli@tiscali.it>
Subject: Ricerca commilitoni del 12° scaglione 1994.
Data: Lun, 09 Feb 2004

 

Buon giorno a tutti, sono il Lagunare in congedo Petrelli Luca del 12° 94, sto cercando di organizzare una rimpatriata dello scaglione in occasione del decennale della nostra incorporazione. Ho provato a chiedere notizie al Comando di Reggimento ma non mi possono dare gli indirizzi per problemi legati alla legge sulla privacy, quindi vi lancio un appello: Tutti i Lagunari del 12° 94 di tutte le sedi (Lido, Sant'Andrea, Malcontenta) che leggessero questo appello sono pregati di mettersi in contatto con me. Grazie per l'attenzione.

Luca Petrelli

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Mar. Guido Alessandro"
Subject:
Saluti antartici.
Data: Gio, 05 Feb 2004

 

Ciao Pierangelo,

cosa mi racconti riguardo ai nostri "pionieri Antartici", sono partiti, se si, dove sono?

Qui tutto procede molto bene, tra meno di un mese la base viene messa in conservazione, stiamo ultimando i lavori con il personale scientifico e dopo inizia la fase triste, la chiusura. Da un lato siamo contenti di tornare a casa, trai nostri affetti familiari, dall'altro c'è l'amarezza nel dover chiudere una parentesi di vita molto speciale, che non sai se si ripeterà mai più.

Anche quest'anno è stata un'avventura densa di emozioni e di nuove  esperienze, ho conosciuto gente molto speciale, sia umanamente che professionalmente, tutto questo mi ha arricchito molto, senza contare l'esperienza positiva nel lavorare con Pasquale (n.d.r. M.llo Leone).

Tanti saluti a tutti, e fammi sapere, un abbraccio,

Guido

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

From: "Andrea Pinotti" <cartolomb.bg@cartolombarda.net>
Subject: Saluti ai più massicci.
Data: Mar, 04 Feb 2004

 

Gentilissimo Presidente, approfitto della tua consueta sconfinata cortesia per salutare tutti i Lagunari impegnati in attività operative dal Veneto al Medio Oriente sino all'Antartide. A proposito nei giorni scorsi ho avuto modo di seguire uno speciale sul continente di ghiaccio, l'Antartide appunto , comprendendo meglio attraverso immagini e cronache dei protagonisti i sacrifici immensi a cui sono sottoposti questi studiosi e tutti i loro collaboratori. Volevo quindi in base a questo, esprimere un profondo plauso a favore dei Marescialli Alessandro e Leone che stanno combattendo contro il peggiore dei nemici storici dell'uomo, il grande freddo, in questo caso proprio gelo totale (si è parlato anche di -62° C!!!!!!!!!!!!). Una condizione di operatività che si commenta da sé ; a noi qua in Italia può sembrare semplicemente un'avventura o una operazione come un'altra in un continente pressoché inesplorato, ma dobbiamo renderci conto che solo uomini altamente preparati dal punto di vista fisico e psicologico come i "nostri" (concedetemi questo termine) Marescialli Lagunari possono superare, distinguendosi poi in tutte le situazioni quotidiane della Spedizione (come ci riporta il M.llo Alessandro), per l'elevata professionalità ed abnegazione. Spero vivamente in un futuro di avere la fortuna di conoscere personalmente con gli amici della Sezione di Bergamo, il mitico Maresciallo Alessandro, magari se avrà una giornata per venirci a trovare.... Attendo impaziente le news su Italia Antartide 2003/2004 che spero i nostri Amici ci inviino numerose. Cordiali saluti.

Lag. Andrea Pinotti

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Andrea Pinotti" <cartolomb.bg@cartolombarda.net>
Subject:
Un anno da Leone 4ª puntata - I protagonisti n.1
Data: Dom, 01 Feb 2004

 

I protagonisti i questa lunga storia che vado narrando furono i ragazzi del dodicesimo 1993, numero raro per degli scaglioni militari, eravamo penso dei "ripescati" ; uno scaglione particolare anche per la composizione, visto che l'età media era piuttosto elevata e nella maggior parte si trattava di laureandi o diplomati con declassamenti  dei più svariati per motivi si salute come il sottoscritto (vedi 1ª puntata). Quindi il pensiero ricorrente tra le fila era : "Ma che caspita ci facciamo noialtri in questo reparto speciale di mattiguerra?????????????". Gli Istruttori che erano gli interlocutori principali lungo tutta la giornata ed erano la cosa più agghiacciante o più comica, dipendeva dai punti di vista e da come si era presa psicologicamente la faccenda in questo contesto estremamente militaresco.

Da buon bergamasco cercai di adattarmi subito a questa strana accademia d'elite, facendo di ogni giornata una sfida con i propri limiti, sopratutto fisici (fortunatamente uscivo da una intensa stagione di mountain-bike); Sotto le urla e gli insulti si marciava senza sosta tutta la giornata nel gelido inverno veneziano, guidati dal Caporale Dalu, giovanissimo romano DOC con un timbro di voce che gli dava il doppio degli anni e il cui sguardo incuteva terrore e rispetto, penso sia stato selezionato proprio per quel motivo.  Di Dalu conservo un ricordo personale : mi diede infatti dell'alieno, poiché i primi giorni di marcia debbo dire che ero proprio negato e scoordinato da fare schifo ; quando mi apostrofò con quel termine gli risi quasi in faccia , ma ci ripensai fulmineo per evitarmi una probabile lavata di cessi. Ricordo con piacere il Caporal (Maggiore?) Malafante, ragazzo colto e preparato, severo e distaccato durante l'addestramento, ma disposto alla conversazione e alle battute durante le serate in camerata. Degno di nota fu poi il Caporale Grandis, esperto di arti marziali, ma piuttosto alterabile nelle ispezioni alle camere dei "sassolini". Capitò infatti che una delle prime sere che il buon Grandis (a cui passava poco...), ispezionò persino i risvolti inferiori delle saldature degli armadietti metallici personali, che penso nessuno da quando furono costruiti sapesse esistessero, dovettimo così ripassare tutto a specchio. Tra gli Ufficiali ricordo il Capitano Barcone che appariva solo nelle adunate, il Colonnello Buonocore, Ufficiale molto signorile, sembrava un ufficiale inglese, come quelli dei film. Il Sten Rumor, dalla divisa fuori ordinanza e dall'aria minacciosa, colui che apparì a noi baffoni come il primo vero Lagunare operativo, se non sbaglio aveva anche il brevetto di paracadutismo............ Il Sten Chiabrera che non era del mio plotone, va menzionato però per la simpatia travolgente che si concretizzava la sera dopo l'ammainabandiera, quando ci si fermava a far due battute in cortile sulla vita militare e non. Il Chiabrera sosteneva che arrivavamo dall'Oklahoma (stato montano penso, degli USA) , per non dirci chiaramente che non capivamo un c...o di marce e vita militare tanto eravamo scoordinati e duri ad imparare, un grande veramente. Nel mio plotone se ben ricordo c'era il Sottotenente Bianchi, ma lo si vedeva poco ed era una persona tranquilla, gli successe poi il veneziano Sten Poggi che ci addestrò poi per il giuramento, pure lui veneziano quindi molto apposto. Come al solito scusate la divagazione, vi aspetto alla prossima per le storie di vita del DODICESIMO. San Marco!

Andrea Pinotti 12° sc 93

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Andrea Pinotti" <cartolomb.bg@cartolombarda.net>
Subject: Un anno da Leone 3ª puntata - Nonnismo e dintorni.
Data: Sab, 31 Gen 2004

 

Salvo la restrizione del camminamento in Piazza d'Armi non ricordo episodi spiacevoli al Lido. Indelebile del primo giorno fu però il clima di terrore che si respirava verso sera nel "reparto notte". Dopo aver trascorso la giornata tra spiegazioni, rudimenti e regole comportamentali a base di urla e rimproveri, ci si aspettava una serata da "botto" con nonni e Istruttori che tra l'altro dormivano uno per ogni nuova camerata di reclute. A noi fortunatamente non toccò nessuno, visto le dimensioni ridotte della stanza che ricordo dava sul cortile d'addestramento. Sin dal primo approccio con questa realtà, si comprese che lungo la giornata nel plotone potevi a malapena respirare, quindi per la serata la fantasia cominciò a correre verso chissà quali sevizie, punizioni e via dicendo. Tutto sommato ce la cavammo con del solo "olio di gomito", come si dice da noi, dovuto al fatto che ci fecero ripulire la cameretta tre o quattro volte, poiché non congeniale ai loro standard di scassam....a, per fortuna la nostra era la più piccina ed "accogliente". A parte il materasso vivente strascomodo, capimmo che la notte potevamo riposare in tranquillità. Questa condizione di magnanimità dei Vecchi e Istruttori penso fu data dal fatto che erano innanzitutto persone con un dito di cervello, oltre che quasi tutti veneziani, quindi libera uscita a casa o con la ragazza, quindi a vantaggio del loro umore e del nostro fondoschiena, tradotto una manica di parac...ti, e non della Folgore. Relativamente al nonnismo vorrei aprire una parentesi e dire che sin dal primo giorno (fino alle 24.00 per essere precisi) del CAR sino alla fine del servizio nel novembre 1994 non sentii  MAI  parlare di questo fenomeno nel Reggimento Lagunari, né tantomeno lo praticammo noi dello scaglione sui nuovi arrivati al Battaglione ; va beh qualche pompata o flessione che dir si voglia, la si fece noi e la si fece fare ma sempre in AMICIZIA..., tutta sana attività fisica..................che con la vita che si conduceva là, serviva pure. Il nonnismo penso sia tutt'oggi  una circostanza legata all'intelligenza dei singoli, a partire dalla recluta ; se eri un marcam...a nato non ti passava più e avevi addosso tutto e tutti senza distinzione di grado e scaglione, era come automarchiarsi. Se invece facevi il tuo dovere ed entravi nell'ottica di come girava il mondo lì dentro eri apposto guadagnandoti subito la fiducia ed il rispetto di tutti, oltre alle licenze frequenti. Si trattava poi anche di fortuna per il baffo di turno a non trovarsi di fronte l'ignorantone troglodita di turno che in quanto militare anziano doveva rispettare certe stupide usanze per meritarsi chissà quale rispetto o dimostrare chissà cosa...... Mi sono sempre chiesto : ma queste stronzate del nonnismo cosa hanno a che fare con un addestramento militare, a cosa potrebbero servire in una situazione reale di combattimento per il plotone o la compagnia ??? Non siamo tutti sulla stessa barca ????  Il team deve essere unito al 100% in tutte le situazioni per risultare vincente. Al tempo in Reggimento e al Battaglione vi assicuro che giravano persone coerenti e ragionevoli, serie ed intelligenti, anche senza il nonnismo eravamo "massicci" lo stesso, eravamo un team affiatato.  

Andrea Pinotti 12° sc 93

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Dino Doveri" <d.doveri@libero.it>
Subject:
Risposta collettiva.
Data: Mer, 28 Gen 2004

Oggi, dopo molteplici e svariate ulteriori vicissitudini causate da un esercito di virus telematici che neanche i più sofisticati “Norton” ormai riescono ad arginarmi, mi sono ricollegato con il nostro Sito e…..sono sobbalzato dalla poltrona. Ma cosa sta succedendo?

Che finalmente nel 2004, anche tra i Lagunari, si stia verificando un’inversione di tendenza? O che dopo tante bastonate e pacche sui denti da noi copiosamente ricevute, subdolamente additati come “unghie incarnate nel piede del progresso”, segnalati come “reazionari” e “nostalgici, per non dire altro, vuoi vedere che il 2004 sta portando anche a noi, umili e denigrati cultori dell’”orgoglio guerriero d’essere Lagunari”, più che mai insperate, attese, anelate, testimonianze che, batti e ribatti, scrivi e riscrivi, smoccola e rismoccola, finalmente i Lagunari hanno scoperto il nostro Sito, hanno scoperto la rubrica “Ci scrivono”, hanno vinto la proverbiale riservatezza (per usare un’eufemismo), e tutto di colpo, riscoperto la gratificazione di esternare il loro Orgoglio di Lagunare?

Ci ho ragionato sopra e ho stabilito che….si, effettivamente il 2004 si presenta bene sin dall’inizio: i Lagunari scrivono, mandano racconti, impressioni, richieste ed offerte d’aiuto, insomma, qualche cosa si sta movendo; nel 2004 poi, sono ad attenderci appuntamenti associazionistici di capitale valenza ed essenziale importanza e relativamente a ciò, si stanno delineando, certi scenari che potrebbero arrecare tanti e tali cambiamenti da farmi scoprire in relazione al nostro futuro, quasi quasi….un ottimista! Orbene, si vede che alla fine anche per chi opera con e per sola grande passione, ma solo con l’obbiettivo ultimo che “tutti” i Lagunari ne traggano dei vantaggi, ebbene,sembrerebbe che sia giunta l’ora della soddisfazione morale. Soddisfazione che intanto ho goduto leggendo il Lagunare Francesco “Frank” Trentini della Sezione di Treviso (a proposito Frank, avevo dunque previsto giusto sugli avvicendamenti?), dalle cui righe scaturisce un’idea da “guerriero”. Egli infatti propone: i “nostri” Lagunari rientrano dall’Iraq. Perché non organizzare un semplice cerimonia di benvenuto? Attento Frank, attento al lupo!Il Lupo è in agguato nel sottobosco incantato della sua foresta addormentata: appena ti distrai, azzanna subdolamente (anzi,farà azzannare), alle spalle senza lasciar traccia! Tu stai prospettando di “fare”, di “fare” semplicemente e di “fare” semplicemente per i Lagunari. Invece si dice in certuni ambienti, ma io non ci credo, che c’è in giro della gente che sta pensando: si potrebbe anche fare (frase fatidica e ricorrente), ma a me che me ne viene? Ma vedi un po’! Il parlar sui Lagunari, scatena la mia vena lirico-poetica-affabulatrice e quindi debbo esprimermi con qualche licenza poetica di mirabolanti costrutti fantastici. Quindi, non si sa mai, il lupo sai, debbo esprimermi come sulle presentazioni dei film: se taluni si riconoscessero in quanto sopra delineato, questo è solo frutto di fatal combinazion o di fantasiose somiglianze. Ma fortunatamente la continua evoluzione delle cose è inarrestabile. Prima o poi quello che è giusto si affermerà, perché così nella storia delle umane cose, è sempre avvenuto!

Ed ancora: leggendo quindi le prime puntate dei “Racconti di naja” del Lagunare Pinotti della Sezione di Bergamo, leggendo sulla “pazza” trasvolata virtuale del sempre agguerrito Lagunare Ten.“mulo”, nonché superdottordocente, Luciano Tedeschi, che ci invita, emuli di Balbo Italo (avrei potuto indicare il buon Lindbergh Charles ma allora non darei ascolto al diavoletto addetto agli scambi con i miei detrattori), a favolosi raids aerei sino alle antartiche contrade dove altri “Guerrieri” e ovviamente Lagunari, tali M.lli Alessandro e Leone, rimarranno con il naso all’insù, nell’attesa di scorgere sulla fusoliera del C130, il bagliore rosso-oro del Mao lagunare che li avvertirà che “…a noi la morte non ci fa paura…” e magari anche se per ora virtualmente ”…il lagunare eterno va e vincerà!”, anche su di uno dei cucuzzoli del Mondo.

Ed ancora leggendo il pronto aggregarsi del Lagunare Ten. Benettolo Renzo detto l’Africano, immediato ed entusiasta di far parte dell’equipaggio seppur virtuale, che volerà in cieli fantastici, seppur più aduso ai “ghebi” e alle “barene” di nostrana matrice; sempre di virile schiatta, egli non tralascia l’invito nell’aggregarsi a tale scapestrata seppure favolosa banda di malnati, alle Leonesse Lagunari che da qualche tempo, decise più che mai, fanno parte dell’organico del “Serenissima”.

Perdirindindina, di Computer non ne capisco un’acca, di voli virtuali, neanche quell’acca, ma se il “virus” che mi ha preso di mira, mi da tregua, vesto pure io la “…giubba di battaglia…” e seppure da Aviatore-Lagunare, mi ci butto pure io nella dannata e di dannati, impresa! E saltando di palo in frasca e leggendo in ordine casuale i messaggi arrivati, dato che abbiamo sopra parlato di donne, mi commuove alquanto, la Graziosa Signorina Carmela che ha scelto il nostro tramite per riconfermare al Suo Lagunare Roberto, i Suoi gentili  sentimenti. Hè ,Roberto, Roberto, ma cosa ci faranno alle donne ‘sti Lagunari?

Non ultimo, doverosamente debbo inviare un ringraziamento per gli apprezzamenti ricevuti dal Lagunare Pinotti della Sezione di Bergamo (mi viene a considerare che, più lontano i Lagunari si trovano, più si sentono orgogliosi della propria appartenenza. Di contro, i più vicini, i più veneti, vincono la palma d’oro del dorato distacco! Noblesse Oblige, e che diamine!), che ovviamente vanno tramite la mia piccola e modesta attività, allo staff tutto del Sito, egregiamente capitanato dall’Amico Direttore Pierangelo Zanotti, ottimo webmaster ma soprattutto Presidente di Sezione A.L.T.A. con i controfiocchi. Non per piaggeria, ci mancherebbe altro, siamo amici veri e per noi lo “Spirito di corpo” ha il significato che intendono i veri Lagunari, ma Voi di Bergamo, tenetevelo duro un Presidente così. 

Caro Pinotti, ci sai fare. Le Tue righe sono magistralmente architettate per toccare le corde giuste. Pur essendo stato in servizio nel Friuli, in uno scenario molto più povero e agreste, quindi diverso dalla sontuosità del paesaggio del bacino di San Marco, pur se ci racconti del ’93 ed io invece visualizzo il ‘66, mi sembrava leggendoTi, d’essere con te nel calpestare i consunti, antichi, rossi mattoni della Piazza d’Armi della Pepe, l’udire gli schioccanti “San Marco” ormai colpevolmente tacitati per sempre, lungo i vetusti “serenissimi” porticati voluti dal Doge Grimani. Mi sembra d’esser con te, alle prese con l’ammuffito materasso di inqualificabile colore; conosco e Ti capisco quando parli del “Giorno più lungo” e Ti capisco e sono accanto a te, in tuta mimetica, sebbene d’altro colore e d’altra foggia, con la giacca a vento inzuppata di pioggia invernale e con il basco che mi gocciola sugli occhi, i piedi ghiacciati ed il Fal Alpino appiccato al collo, sono con te che ammiro il Pozzo monumentale in pietra d’Istria, nel centro della Piazza d’Armi, sono con te, davanti al Cimitero Israelitico con i suoi cipressi scuri e malinconici che giorno dopo giorno, secolo dopo secolo, generano i neri muschi sulle ormai sbiadite iscrizioni in ebraico, cancellandole inesorabilmente; sono vicino a te, nei ricordi, sotto la pioggia o con il vento di Scirocco, sferzante sul viso, in attesa del “Topo” o del “batelo”, in una grigia giornata autunnale d’acqua alta.

E poi che dire del nostro grande Amico, il Maresciallo Antartico Guido Alessandro, che si presta a concretizzare con animo nobile per onorare una promessa, una eventuale collaborazione con il Tedeschi, prestandosi con tutte quelle “rogne” che avrà dopo una giornata di duro lavoro a quaranta-cinquanta gradi sotto zero (non ho sbagliato, ho scritto proprio quaranta-cinquanta sotto), al fine di svolgere con successo questa impresa lagunar-pazzoide-virtual-aviatoria. Amici miei, ditemi: non è forse questo un esempio d’applicazione del concetto dello “Spirito di Corpo” da Veri Lagunari? Hoè Guido, tienimi d’occhio la Foca Lagunare perché se scappa dalla nostre parti e magari si mangia il Lupo della foresta dormiente, come poi si fa noi? Ciao Guido ed un buon vento per il rientro a casa.

Mi scusino gli altri ai quali non ho risposto, questa è infatti una comunicazione collettiva, ma ho la predisposizione al “Virus” (ho appena fatto depurare il PC e già mi accorgo che in tre o quattro ore di utilizzazione, si è già inserito un “dealer” pirata), e quindi temo che ci vorranno ancora diversi giorni per venirne fuori. Un “saluto alla voce” di ringraziamento a tutti i Lagunari “Guerrieri” volonterosi. Agli “strissoni” e “imboscati” invece, no! San Marco!!!

Lagunare Dino Doveri.

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Renzo Benettolo" <italrenzo@malawi.net>
Subject: Leonesse Lagunari.
Data: Dom, 25 Gen 2004

 

Caro Pierangelo,

dammi cortesemente un pò di spazio nel tuo sito per fare un appello alla Baffaria delle Leonesse Lagunari da parte di un Nonno Lagunare. Leonesse Lagunari, l'Associazione Lagunari accomuna tutti noi, i vecchi Nonni Lagunari che servirono la Patria circa quarant'anni fa' e che sono sempre attivi e rifiutano il disarmo, la Baffaria Lagunare che e' venuta subito dopo di noi, ed i Lagunari attualmente in servizio, e tra questi ci siete ora, con nostra grande soddisfazione, anche voi, le giovani Leonesse Lagunari! Noi con voi, apparteniamo tutti ad una grande famiglia, siamo "I Lagunari", e il nostro Spirito di Corpo é la nostra linfa vitale.

Il mio appello quindi e' quello di unirvi a noi, di avere finalmente la soddisfazione di vedere su questo sito anche le vostre e-mail, dite pure quel che volete ma dite qualcosa, fateci partecipi della vostra presenza, e sopratutto fateci sentire che ci siete pure voi.

Alle Leonesse Lagunari

Ora e Sempre San Marco!

Renzo Benettolo- Malawi

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Mar. Guido Alessandro"
Subject:
Antartide chiama Italia!!
Data: Dom 25 Gen 2004

 

Antartide chiama Italia!!

Antartide chiama Italia!!

Da qualche giorno alla base Italiana in Antartide, ci sono due Marescialli che camminano guardando verso il cielo, tutti si chiedono; come mai?? La nostra risposta è stiamo aspettando il passaggio dei nostri colleghi Lagunari, stanno per partire dall'Italia per farci visita qui, in Antartide, e ancora loro, ma come è possibile che riescano a compiere questo viaggio? noi Lagunari siamo legati da un grande spirito di corpo, da un Cameratismo unico, da un'Amicizia che ci fa arrivare ovunque. E loro, ma come farete a sentire che stanno arrivando? Come farete a vederli? Semplice, quando sentiremo il Leone Ruggire e il grido di San Marco sapremo che sono sopra di noi, questo ci conforterà e ci darà la carica per i giorni che ancora ci mancano alla fine della nostra missione. Stiamo aspettando con ansia il vostro volo, anche se virtuale ci riempirà i cuori di gioia, ci porterà un pò di calore familiare.

Adesso tutta la base guarda verso l'alto, il mondo Lagunare vince sempre!

San Marco!

Guido

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Andrea Pinotti" <cartolomb.bg@cartolombarda.net>
Subject: Un anno da Leone 2ª puntata - L'iniziazione.
Data: Dom, 25 Gen 2004

 

Così nell'uggioso mattino del 8.12.1993, dopo un interminabile viaggio in treno e la notte precedente d'insonnia (tutto per la tensione), mi ritrovai sulla scalinata fuori dalla stazione dei treni di Venezia, dove istantaneamente feci conoscenza con altri due futuri baffoni del dodicesimo, tali Redaelli e De Andreis . Entrambi lombardi come me e che riconobbi come probabili reclute per il taglio di capelli e l'aria piuttosto spaesata. Ci imbarcammo per il Lido, luogo da sempre decantato per le spiagge, il mare, la vita mondana ed il Festival del Cinema, quindi ci si domandava che cosa c'entrasse una Caserma CAR in mezzo a tutto quel ben di Dio ; comunque quell'associazione di elementi ci rincuorò un poco. Giunti a Venezia Lido, dopo avere oltrepassato un antico cimitero Israelitico sulla destra di una misteriosa strada, arrivammo al termine della stessa, dove vi si trovava l'ingresso della Caserma Guglielmo Pepe, di cui ricorderò sempre il viale d'ingresso percorso col cuore a mille, quasi come stesse giungendo la "fine"....... Naturalmente oltrepassato il cancello, iniziò a piovere e a fare gli onori di casa trovammo il mefistofelico Caporal Mangino, che ci usò la cortesia di lasciarci un venti minuti abbondante sotto la pioggia veneziana, in attesa di altri baffoni da mangiarsi con giacca a vento compresa. Iniziò subito a commentare il nostro aspetto e le nostre capigliature non abbastanza tattiche per la sua insana mente di Istruttore di "baffaria", come soleva chiamarci e tutti gli atri termini veneti che ci misi un pò a tradurre nel tempo. Del primo giorno ricordo poi la vestizione, presso un magazzino mezzo ammuffito, dove ritirammo divise, basco, maglione, la fondamentale maglia della salute, anfibi, scodella e posate (che mai utilizzai, avendole portate da casa), ma il pezzo forte fu il materasso, ingiallito da sembrare il museo dell'orinata, rattoppato e battagliato con non so quali trascorsi...... tant'è che la prima notte di CAR non riuscii a chiudere quasi occhio,  primo per la paura del nonnismo e leggende ad esso legate, e poi per il suddetto materasso scomodo da fare paura , più che un giaciglio pareva la vecchia parabolica di Monza tanto era deforme trasversalmente. Il premio di supermegabaffone del 1993 me lo sono personalmente attribuito ed ora vi spiego il perché : dopo la vestizione naturalmente ci recammo in camerata per la sistemazione dell'armadietto personale e della branda, ma il sottoscritto anziché farsi il cubo, se ne andò  a zonzo per la caserma per espletare principalmente i propri bisogni e rimediare qualcosa da mangiare ; al ritorno in camerata mi ritrovai punito dai caporali che stavano verificando il nostro accorpamento, proprio un bel record.......Fu comunque l'unica punizione che mi beccai in tutto il servizio. Il giorno seguente ci ritrovammo cosi io e l'amico Bessi, detto Pisa (per i primi giorni) per lo spiccato accento toscano e la sua provincia di provenienza, a ramazzare tutta la caserma dall'alba al tramonto, persino gli angoli dimenticati da anni tanto era il sudiciume che ci toccò pulire. Non posso scordare il teatro di tutto questo "cinema" (come si dice noi a Bergamo), la caserma Pepe : una struttura che trasudava storia da ogni angolo, un vero gioiello architettonico incomprensibilmente abbandonato poi negli anni successivi ; non sembrava nemmeno di essere in una classica casermaccia (che poi nel Veneto e nel Friuli sono tutte uguali e tristi) dava proprio l'idea di un antico palazzo , ti rievocava antichi ricordi scolastici di storia e cavalieri; proprio delle strane e molto positive sensazioni. Tra le sue mura ti aggiravi con religioso rispetto, vuoi per la soggezione che incuteva la sua militaresca e pluricentenaria struttura, ma sopratutto per l'imposizione dei nonni e Istruttori ad attraversare la Piazza d'Armi rasentando i muri perimetrali, senza mai passare per il centro e senza mai schiamazzare. Al prossimo episodio. San Marco!

Andrea Pinotti 12° sc 93

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Andrea Pinotti" <cartolomb.bg@cartolombarda.net>
Subject:
Un anno da Leone 1ª puntata (anteprima) - La cartolina.
Data: Mer, 21 Gen 2004

 

Carissimi Lagunari di tutti i tempi, comincio da oggi a raccontarvi ciò che e stata la mia esperienza di servizio nel glorioso Reggimento, mi scuserete le immancabili imperfezioni o dimenticanze, ma sono certo di ricordarvi con nostalgia comunque ciò che è stato per tutti noi quell'anno da Leone della nostra gioventù. 

Correva l'anno 1993 quando ricevetti via posta la tanto sospirata cartolina per la leva ; dico  sospirata perché erano diversi mesi che aspettavo qualsiasi genere di risposta dall'Esercito ed eravamo al limite per un probabile congedo. Da buon bergamasco, discendente di bersaglieri e alpini, tutto avrei pensato fuorché il mio arruolamento nelle Truppe Anfibie. Termine che suscitò subito in me curiosità, perplessità e stupore nello stesso tempo, nonché un pizzico d'orgoglio in fondo in fondo. Premetto infatti che la vita militare mi aveva sempre affascinato e attirato, ma problemi di salute di tipo allergico/asmatico mi avevano fatto desistere dall'intraprendere determinate strade e le peripezie passate tra i vari ospedali militari, uffici leva e declassamenti vari, non mi avevano lasciato più speranze di ricevere risposte positive per un arruolamento serio. Così infatti mi dissero all'ospedale militare di Piacenza, una struttura semi-abbandonata con medici pazzoidi che durante le visite ascoltavano radio a palla e la cui autorevolezza di diagnosi clinica lasciava molto a desiderare dal mio modesto punto di vista. Infatti l'allergia di cui ho sempre sofferto e soffro tuttora, sembrava all'epoca di Piacenza , quasi sparita, in base alla spirometria, mi declassarono però ugualmente. La solita Sanità (seppur militare) all'italiana.................. Dopo avere divagato, torniamo alle nostre Truppe Anfibie, termine semisconosciuto anche per l'ormai decrepito Presidio Militare di Bergamo presso il quale mi recai a chiedere informazioni relative alla Specialità. Riuscii in seguito ad ottenere informazioni più dettagliate (si fa per dire) da un Maresciallo delle canoe in pensione, che li definì come i "Marines Italiani". Avevamo quasi un'idea ; quindi mi immaginai da subito le situazioni addestrative più massacranti (da buon appassionato di cronache e documentari militari,  avrò visto più di dieci volte il solo film "Il Giorno più lungo" sulla Normandia) a base di marce zavorrate, sbarchi, simulazioni di battaglie, armi speciali, insomma una prospettiva militare e addestrativa proprio con i controc...i. C'era poi il fatto che un ventenne piuttosto chiuso e  provincialotto del mio rango non aveva mai "visto il mondo" o quasi, non avevo mai condiviso esperienze di aggregazione similari lontano da casa, quindi novità nella novità ; non ricordo più se era maggiore l'entusiasmo o la preoccupazione per ciò che mi aspettava a Venezia Lido. Alla prossima. San Marco!

Andrea Pinotti 12° sc 93

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Luciano Tedeschi <ltedeschi@tin.it>
Subject: Lettera.
Data: Mer, 21 Gen 2004

 

Cari amici,

dopo una settimana di attività a preparare il viaggio virtuale in Antartide per raggiunger il M.llo Alessandro, gli unici disponibili sembrano il Pierangelo e Renzo dal Malawi.

Vi confesso che la cosa mi meraviglia. Pur essendo una sorta di gioco, la fatica di organizzare il tutto, fare voli di anche 10 ore in tempo reale (significa stare al computer tutto il tempo pilotando, con le condizioni atmosferiche reali scaricate dai siti meteorologici dell'aviazione civile-militare), è veramente segno di amicizia e solidarietà per chi così bene ci rappresenta nel mondo e presso la comunità scientifica. Mi capita di insegnare anche all'università, in corsi per master ed altro, e vi assicuro che avere l'encomio dai cervelloni è raro. E Guido Alessandro li ha meritati.

I candidati a Presidente della nostra Associazione, nei programmi proposti, sono entrambi concordi che il legame tra noi vecchi "baffi" e chi indossa con onore la divisa debba essere rinsaldato di giorno in giorno. Si fa ricordando gli amici e chi non si è mai conosciuto di persona; anche dedicando del tempo personale donandolo ad un'idea: essere vicini sia pur in modo virtuale. Virtuale non significa falso o menzognero. Significa che manca il contatto fisico. Nessuno è pazzo da credere che questo sostituisca il piacere della compagnia fisica, ma quando ciò non è possibile chi è lontano sa che qualcuno lo pensa 'fisicamente' lavorando a qualcosa che riguarda l'amicizia che unisce.

Il nostro Dino Doveri ci diletta con i ricordi di vita vissuta; io preferisco farlo con storie presenti, datate come il calendario. Per questo vi invito ad unirvi alla spedizione con urgenza. Stiamo per partire e poi non ci sarà spazio per vocazioni tardive. È un treno, pardon, un aereo, che si prende subito o mai più. Mi rivolgo in particolare ai nostri colleghi in divisa. Chissà che qualche Lagunare non si aggreghi. Mi piacerebbero LE Lagunari. Immagino ore di chiacchiere a bordo sulla vita del reparto vista al femminile. Con questo invito mi congedo. Quando saremo laggiù inviteremo Guido ad una bella cena (o pranzo) per festeggiare il suo ritorno. San Marco!

Lagunare Ten. Luciano Tedeschi

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Renzo Benettolo" <italrenzo@malawi.net>
Subject:
Baffi in in Antartide!
Data: Dom, 18 Gen 2004

Caro Pierangelo,

ho letto a riguardo la richiesta di volontari per il "Volo Virtuale" di Luciano ed andare a trovare il Guido in Antartide. Metto a disposizione la mia lunga esperienza "oltremare" ed il mio "fegato alla veneziana" e mi offro quale Navigatore "almanco cussi' no se perdemo par el caigo".

Ora e sempre San Marco!

Renzo Benettolo - Malawi

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Andrea Pinotti" <cartolomb.bg@cartolombarda.net>
Subject: Un anno da Leone.
Data: Dom, 18 Gen 2004

 

Carissimo Presidente,

Il presente per comunicarti che sull'esempio del Lagunare dall'inossidabile memoria, Dino Doveri che ci tiene compagnia con i suoi mitici racconti di naja, pure il sottoscritto ha deciso di narrare episodi, aneddoti e sensazioni svoltisi e provate nel lontano 1994 durante il servizio di leva. Certo di fare cosa gradita a quelli della "nostra epoca" e non, che seguono il sito e la vita lagunare spero di far rivivere quei momenti indimenticabili, così come ha fatto Doveri, nonostante siamo accaduti 30 anni prima, ma condivisi negli stessi luoghi e con le stesse persone (il M.llo Elisei alla Bafile era ancora in servizio......). Scherzi a parte, anche se non sarò sicuramente all'altezza dell'amico Dino come qualità di cronache particolareggiate, uso della grammatica e padronanza del linguaggio, voglio solo cercare di trasmettere tutte le sensazioni positive che mi hanno attraversato durante quel periodo, che voglio ricordare ancora oggi come una delle esperienze più forti e formative della mia vita di uomo e cittadino Italiano. Sono rimasto amareggiato negli anni successivi, nel sentir parlare di soppressione del servizio di leva obbligatorio per motivi che non ho voluto nemmeno approfondire, ritengo siano di natura politico-economica o giù di lì......, per non parlare dei vari obiettori o detrattori in genere; per l'amor di Dio, siamo in un paese democratico, rispettiamo tutti e le opinioni di tutti, ma un contesto come la "naja" non può sempre essere così criticato; a mio avviso è un'esperienza che non ha pari dal punto di vista umano/emozionale, ti aiuta a scoprire i tuoi limiti innanzitutto ed il vero senso dell'amicizia fraterna e più profonda. L'esercito e le forze armate sono rimasti inoltre gli unici elementi a tenere vivo nei cittadini quel concetto di Patria e di ricordo storico dei nostri predecessori (come non ricordare il proprio nonno che ha combattuto nella Grande Guerra o nell'ultima Guerra); ognuno di noi,  secondo me, ha un debito con la storia o per lo meno con quei giovani che hanno dato in passato la propria vita o il proprio tempo, nel bene e nel male, per costruire l'Italia di oggi, il nostro benessere, il nostro buon nome di nazione. Chiusa questa personalissima parentesi colgo l'occasione e approfitto della tua cortesia per salutare ed augurare buon anno attraverso il sito ad un pò di persone che mi conoscono e a tutti i Lagunari in servizio a partire dal M.llo Guido Alessandro, uno tra i Lagunari più "massicci" di sempre, il Ten. Col. Del Bene (mio ex Comandante di Compagnia), il Tenente Diego Testi di cui ho perso le tracce, il Caporale Aldrigo Ugo di San Donà di Piave, ai tempi amico fraterno e di cui pure ho perso le tracce, a proposito se qualcuno lo conoscesse..... così come Mascheroni Emiliano da Mariano Comense e tutta la "baffaria cancarosa" del 12/93, di cui vi narrerò nel prossimo appuntamento, ... scusate dimenticavo il mitico Maestro Doveri....... Certo di potere rincontrare ed abbracciare tutti in un futuro e tanto sognato raduno a Bergamo Alta (Il Presidente Zanotti ne sa qualcosa delle mie insistenti pressioni....), ringrazio per l'attenzione e vi aspetto per la mia storia.

C.le Lagunare Pinotti Andrea 12/93

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Luciano Tedeschi" <ltedeschi@tin.it>"
Subject:
Baffi in Antartide.
Data: Mar, 13 gen 2004

Caro direttore Zanotti, mi rivolgo a te perché sei l'unico che al momento può aiutarmi. Se leggi quanto segue ti farai un idea.

---------------------------
11.01.2004 - ore 22.00 miei appartamenti

Ieri sera mi è arrivata la seguente comunicazione: «È pronto a Tessera».
Pronto chi? cosa? come? Troppo panettone, cotechino, lenticchie... povera memoria. Poi, improvvisamente, la luce. «Azione lagunare!»
Il Beaver, ecco cos'è pronto. Per tutti beaver=castoro, ma in questo caso si tratta di un piccolo velivolo monomotore. Tempo fa, tanto per non saper cosa fare, leggendo le pagine che Guido manda dall'Antartide mi è venuta voglia di andare a trovarlo. Ho conosciuto Alessandro, il Guido, durante una cena tra amici, sotto Natale 2002 - compreso nel numero il Renzo da Venezia/Malawi. Bellissima serata con qualche bicchiere in più che ha provocato qualche apprensione nel Jesolo-Trieste con il Dino al comando della sua fortezza rotolante.
Ma come fare? Ed ecco la malefica idea: formare un gruppo di lagunari abbastanza "normali" - cioè pazzi - da imbarcarsi in un volo fino in Antartide e rischiare la pelle - tanto... cosa importa se si muor - per poter abbracciare i nostri Lagunari a Baia Terranova. Ho parlato con un buon amico, ex generale dell'aria e gli ho esposto il caso. «Mi serve un buon aereo da trasporto ed un piccolo coso adatto al "più che freddo"» // «Vedremo».
Ora son qui, a Tessera che guardo il mio Beaver, sigla ATC EL-MAO (naturalmente). Giornata fosca per volare, ma la voglia è tanta, troppo grande. Ore 11.00 sono allineato a Tessera; motore, via... Atterro a San Nicolò causa "nervoso"... e arrivo lungo, ma fermo in tempo. Dopo vari %@@#$ riparto per Rivolto, base concessa per i preparativi.
Senza convenevoli i piloti "veri" mi dicono che devo andare a Pisa per vedere il mezzo di trasporto, un vecchio C130H che l'Aeronautica benevolmente mette a disposizione per la missione "Baffi in Antartide" altrimenti detta "Se noi xe mati no li volemo". Insistono perché mi fermi laggiù qualche giorno per imparare a pilotarlo. Forse hanno ragione; mai confondere C130 con M113 - insomma... sempre trasporti sono. Benzina avio e ricambi a carico dell'arma aerea; proviande a carico nostro (sopressa, clinton, capuzi gargi, luganighe, cape varie, qualche granzo poro per le occasioni etc.).

Dormire ora. Come diceva quella rossa «domani è un altro giorno»

I presupposti per la missione "Baffi in Antartide" ci sono. Ora mi serve un equipaggio. Richiesta perizia, fegato (alla veneziana ovvio), maglietta della salute, basco, foulard, Mao.
Almeno 1 copilota per il mostro; 2 meccanici; 2 tuttofare. Se arriviamo a 9 l'equipaggio sarebbe completo.
Missione: partire da Rivolto per arrivare in volo fino a Baia Terranova (in realtà McMurdo Base - circa 300 km di distanza). Via rotta Africa-Australia. Razzolare laggiù per un poco, fare foto, giocare con le foche e i pinguini -no orsi bianchi preg - e tornare indietro via Terra del Fuoco, Americhe e rientro dal ponte Alaska-Siberia: Poi si vede come gira.

Come vedi ho bisogno di aiuto per il reclutamento, i contatti con il popolo Lagunare etc.
Baffi e Lagunari in servizio PARTECIPATE ALLA MISSIONE!
Grazie per quello che potrai fare. San Marco! 

Lagunare Ten. Luciano Tedeschi
nick pilota in rete "lagunare"

 

N.d.r. Vista l'esilarante proposta del Ten. Tedeschi, non possiamo che appoggiarne in pieno l'iniziativa, dedicando alla "missione virtuale" uno spazio sul sito.

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

From: "Domenico Zappia" <zappiagn@iol.it>
Subject: Info.
Data: Sab, 10 Gen 2004

 

Mi chiamo Domenico Zappia, ho prestato servizio militare con l'incarico di pilota carro M47 presso il XXII Battaglione Lagunari Carristi a San Vito al Tagliamento nel periodo 68/69 e ne sono fiero. Il mio capitano si chiamava Francesco Zanlungo e il tenente Nesta.

Alcuni dei miei commilitoni, purtroppo i soli di cui ricordo il nome, si chiamavano, se non erro, Labate,Mastroianni, Palumbo, Bruni, Mele, Loffredo, Lonigro...

Vorrei sapere se voi siete in grado di fornirmi informazioni su quegli anni ed eventualmente metterci in contatto per poter organizzare un raduno per rivivere insieme i giorni passati. Ho provato ad attivarmi personalmente in tale ricerca,ma senza esiti. Spero che voi possiate nell'impresa.

Vi ringrazio vivamente, Domenico Zappia

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Adriano Lizza" <adriano_lizza@hotmail.com>
Subject:
Richiesta bafffoni.
Data: Mar, 06 gen 2004

Mi chiamo Adriano Lizza e ho prestato servizio nella storica G. Pepe nel 97/98 (6° sc). Ho perso i contatti con i miei amici o meglio dire fratelli di "morti" e fumate di sigarette in camerata. Mi mancano i contrappelli, le adunate, i picchetti  insomma mi mancano i Lagunari!!!!!

Chiunque si ricordi di me: le gare di numero di picchetti tra me e il c.le Puppin erano le più accese, può scrivermi.

Buon anno a tutti i Lagunari in congedo e SAN MARCO!!!

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Carmela"
Subject: Mail per i Lagunari.
Data: Lun, 05 Gen 2004

 

Ciao ragazzi!!!

Sono semplicemente la ragazza di uno di voi... volevo mandare un caloroso abbraccio a tutti e un grosso bacio al mio Roberto!!! Con tutto il cuore

Carmela

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Francesco Trentin" <trentfran@libero.it>
Subject: I nostri ragazzi di ritorno dall'Iraq.
Data: Mer, 31 Dic 2003

 

Buon Anno a tutti,

le notizie al TG Regionale hanno annunciato il prossimo ritorno dei nostri Lagunari, penso a Venezia, e non è specificato il giorno. Sarebbe bello che i soci  delle  Sezioni dell'ALTA andassero a incontrarli per dimostrare il nostro affetto e orgoglio.

SAN MARCO !!!

Lagunare Francesco Trentin

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Dino Doveri" <d.doveri@libero.it>

Subject: Riscontro Francesco Trentin.
Data: Mar, 30 Dic 2003

 

Caro Francesco, debbo ringraziarTi vivamente per la Tua e-mail giunta al Sito il 22 c.m.

Dunque ci siamo riusciti!

Il Direttore Zanotti ed io avevamo architettato i miei “racconti di naja” con il fine recondito,ma non poi tanto,di promuovere in questa rubrica ”ci scrivono”, uno scambio di impressioni, una “vetrina” dove ogni Lagunare che ne avesse voglia, potesse inviarci la sua versione, il suo vissuto, le sue esperienze del periodo di vita trascorso nel Reggimento.

Tu sei il primo che ha accettato l’invito implicito ed ha spedito,seppur concisa e riassuntiva, una Tua storia di “Vita Lagunare”.

Vai dunque indicato come esempio per tutti i Lagunari che hanno il sacro timore della “tastiera”, a superare questa “impasse” e speriamo che Tu sia stato con il Tuo scritto, l’innesco di una pioggia di “racconti di naja” di altri Amici che vogliano contribuire a quello che noi dello staff redazionale, abbiamo prospettato come un grande affresco di vita Lagunare. Affresco che stiamo dipingendo molto modestamente, con l’essenziale e competente contributo del Direttore Zanotti, ma con risultati che ci dicono, buoni. L’idea ci è venuto in mente, in un freddo pomeriggio di molti anni fa, reduci da una visita all’”Isola dei Pirati”, per tentare, come si dice, a quattro mani”, di concretizzare un qualche cosa,c on le nostre appassionate volontà di “veci” Lagunari. Dopo parecchio tempo,finalmente qualche cosa si muove. Ma attenzione! Il progetto può riuscire nella sua globalità, solo se molti di Noi metteranno fine agli indugi e offriranno la loro collaborazione a ciò che questa fatica possa essere dipinta non più a sole “quattro mani”, ma da altre decine e perché no, da centinaia di benvenuti”pennelli”.

É anche vero che il lettore più attento, si sarà accorto che le mie puntate,a lla fine,erano provocatrici e l’ultimo fine era quello di pungolare, di spronare, d’invogliare i nostri visitatori, a prendere carta, penna e calamaio,s i fa per dire, per mettere sulla carta, anzi,in un “file”, le proprie esperienze di vita militare e certamente non per dare sfogo alle mie represse ubbie di novello “narratore”. Comunque va detto,visto il mio carattere (io per inciso, mi qualifico sempre come Lagunare ma poi aggiungo per la gioia dei miei detrattori, ”Lagunare…Guerriero”), che è proprio per contrariare i contrari, pur essendo riuscito a coinvolgere altri “Guerrieri”, ho deciso di portare a termine questa serie di “racconti di naja”. Non importa quante puntate infine saranno da me maldestramente scritte,quanto tempo dovrò rimanere a comprimermi la schiena sulla “tastiera” o quante tempo rubato alle occupazioni normali ad appuntarmi note da sviluppare,spunti da elaborare o argomenti di cui parlare. L’importante e credere in quel che si fa, comportarsi sempre da “Guerriero”, andare avanti anche per far piacere agli estimatori ma sopratutto per la tristezza dei detrattori. Guai scivolare nella piaggeria o ancor peggio nell’adulazione. Vero?

Alcuni Lagunari mi hanno anche amichevolmente accennato che non sono molto convinti su questo rivangar di ricordi, questo “grattare” nel passato, vivere i tempi ormai trascorsi. Opinione rispettabilissima ed è vero e qui convengo con loro, che succede come nei momenti in cui ci troviamo ai raduni, agli incontri,d ove insistiamo pervicacemente nel raccontare sempre gli stessi fatti, sempre gli stessi aneddoti, sempre le stesse macchiette, aspettandoci dal nostro interlocutore attenzione, entusiasmo e viva partecipazione, mentre quello ci ascolta con mal celata noia e per sola, sfiancata ed ormai labile cortesia. In forma meno amichevole mi si vuol convincere, seppur “vecio” Lagunare, che il pensiero deve essere rivolto al futuro; mi si dice, tra un’enunciazione e l’altra, che quel che fu non è più consono, che così s’alimenta il concetto di “reducismo”! Si deve essere proiettati in avanti.

Certo! Ma gli antichi latini dicevano: ”Cum granu salis”, con un grano di sale; quindi,con somma cautela, con misura, con gradualità nella effettiva e reale necessità, e non probabile frutto di opinabili preveggenze delle cose Lagunari.

Ad un disattento e incanalato esame della cosa, potrei anche convenire che così apparisse. Ma immergendoci oltre la sottile e permeabilissima superficie della convenienza, si scoprono anche altre possibilità.

Ma com’è bello scoprire come molti altri di Noi, hanno visto, interpretato,vissuto, gli stessi momenti, le stesse esperienze di Lagunari. Com’è bello confrontare le sfumature a proposito di una determinata situazione che Noi tutti abbiamo vissuto di persona e che lasciò in noi impronte diverse ed incancellabili per tutta la nostra vita. E com’è bello a volte, crogiolarsi caldamente nei ricordi di quello che per molti di noi, fu uno dei periodi più felici della nostra vita. Ma diventa invece sensazione inappagabile, guardando foto, leggendo appunto gli scritti, gli articoli delle riviste specializzate di allora, sentir dentro di se accelerare il respiro, gonfiare il petto e accorgersi che un sentimento ormai dormiente, l’orgoglio, sta di nuovo rinascendo in noi. O no?

Ed ora torniamo alla Tua, caro Francesco. Alla Tua dove mi coinvolgi con inediti quanto probabili particolari come “ovattata e caigosa landa”, o come “i pavimenti lucidi, ma d’umidità”, oppure “l’autobotte dell’acqua potabile”, ma che io personalmente non ho vissuto come Te perché per me in Luglio, Agosto, Malcontenta fu, è e rimane, sinonimo di sole a picco, caldo soffocante, leggendarie sudate, nauseanti sgroppate sulla stradina interna per Fusina. Pavimenti lucidi d’umidità, neanche, perché in estate questo non avveniva, però che l’aria fosse specialmente di notte, irrespirabile proprio per l’umidità incombente, questo certamente mi è rimasto nell’archivio mentale.

Né ebbi la sfortuna di sciropparmi la mancanza d’acqua potabile, perché al tempo l’acqua era bevibile, almeno,così si affermava e mai vidi l’autobotte per tale necessità. É anche vera e che invece condivido con te, l’esperienza del lavaggio delle stoviglie (piatti umani, 2, più gamella in alluminio per bere,una, più forchetta in alluminio E.I., una, più forchetta e coltello, acciaio, di proprietà privata, due), con gli stessi detersivi che anche Tu prima di me,fosti obbligato ad usare.

E cioè:dell’ottimo “Sabbiontide” (parola composta da “sabbion” e ”Tide, noto detersivo multiuso di allora”), integrato dal superlativo “Terrajax” (altra parola composta da “terra” e “Ajax”, pure questo detersivo factotum, allora in voga): la riserva era infinita, bastava chinarsi a terra, spalettare via una manciata di lurida terra e sabbia stracalpestata da tutti ma che aveva però il potere di trascinarsi via tutto l’unto e pensando ad altro, lavarci, eufemismo, le stoviglie per l’abboffo successivo. Giammai si capì, ma alcuni avevano delle loro teorie, dove andava a finire il detersivo, quello vero, che ci sarebbe dovuto servire all’uopo. In proposito ho accennato in una delle mie scorse puntate, che al “Marghera”, si verificarono alcuni casi sospetti d’Epatite Virale; un caso comunque certo avvenne, perché trattatavasi di virulenza beccatasi dal mio vicino di branda. E ringraziare Iddio,che tutto sommato, con le condizioni igieniche in voga allora, i corpi erano giovanilmente sani e forti e tutto veniva superato senza neanche accorgersi dei potenziali pericoli.

Il detersivo per alcuni giorni misteriosamente ricomparve, ma poi lentamente si ritornò al più abitudinario uso della, buona,vecchia, pressoché gratuita ed inesauribile fanghiglia circostante. Mi dici, esperienza anche questa comune, ai “forti” ed alle “polveriere”, dei fantasiosi “ranci” confezionati da qualche volonteroso commilitone che poi si beccava gli improperi di tutti per la schifezza che riusciva a realizzare, accompagnati poi da amichevoli pacche sulle spalle, quasi come celati complimenti, perché, alla fine, di meglio pure noi, non saremo risusciti a fare. Poi mi parli di orgoglio. E in questo ci troviamo in sintonia immediata. Il Tuo orgoglio di portare il fazzoletto nero degli “Incursori”, il mio, con il nostro motto interno di Mortaisti ”spaccheremo il culo ai passeri”, la certezza, da “Guerrieri”, di dare tutto quello che umanamente si poteva dare,di compiere ogni giorno il nostro dovere lamentandoci il giusto come ogni buon militare, la consapevolezza di non far parte dell’odiosa categoria degli “imboscati”, di sgranocchiarsi con umiltà e pazienza, tutto quello che ci veniva comandato, con senso di sopportazione, convinti, nella partecipazione a quell’”unicum” che era il nostro amato “Leon de San Marco” effigiato sul nostro Mao e che sentivamo emblema di poderosa potenza e ineffabile regalità.

E di orgoglio parliamo sempre alla fine. L’orgoglio che ho creduto di cogliere in una foto che ha fatto il giro del mondo, negli occhi attenti e sereni del Lagunare Capitano Massimo Ficuciello, Eroe Lagunare di Nassirya, che ostentava fiero in un souk irakeno, sulla sua spalla destra, lo stesso Mao che abbiamo tenuto, Noi tutti, Tu,i o, sul cuore.

É lo stesso orgoglio che leggo negli occhi, nei pensieri, nelle parole degli attuali Lagunari in servizio ora. Il fato ha voluto che l’attuale stragrande maggioranza dell’attuale organico del nostro Reggimento, sia composta da Volontari di provenienza eterogenea e non più localizzata nel Triveneto. Eppure credimi, Caro Francesco,e ssi si sono subito appropriati di quell’orgoglio d’aver ricevuto in eredità, il compito di tenere alto il nome e la gloriosa epopea dei “Fanti da Mar”. Essi non sanno niente della nostra storia. Dei fasti della Serenissima, di Candia, delle epiche gesta tardo cinquecentesche di Lepanto e poi più avanti nei meandri del tempo, di Premuda e di Lissa, o delle moderne origini dovute alla confluenza dell’allora soppresso Battaglione San Marco: non lo sanno perché nessuno glielo insegna. Nessuno opera per apportare loro ulteriori certezze. Il loro è un orgoglio semplice, dovuto solo e scusatemi se è poco, a quello che hanno dimostrato in azioni di complemento quali i “Vespri Siciliani”, ”Operazione Domino” o altre minori in ambito nazionale di cui non mi viene il nome in questo momento. Lo hanno dimostrato loro, cosa che ai nostri tempi, noi non,sottolineo e rimarco, non abbiamo mai potuto dimostrare, nella “Forza di Proiezione” in Kosovo ed ora, molto più pericolosamente in Irak, a Nassirya.

Il direttore Zanotti ed io abbiamo avuto l’onore di contattare e farci raccontare da un Lagunare Sottufficiale i cui natali erano simpaticamente traditi dalla cadenza sarda, in forza alla Base Natanti di Sant’Andrea, appena ritornato dall’Irak, l’atmosfera, il clima, la sconosciuta realtà di guerra. Ti posso assicurare che il mio sentimento ascoltando quello che mi si raccontava, è stato ancora una volta, caro Francesco, quello dell’orgoglio: orgoglio con il quale consapevolmente ci facemmo carico dell’eredità degli antichi “Fanti da mar” e che noi abbiamo onorato nella misura in cui il destino ce lo ha permesso, ma sempre con onore.

Finito il nostro tempo abbiamo trasferito questo onore ai Lagunari di oggi ed è custodito sicuramente in buonissime mani per il prosieguo del prestigio che ora più che mai, gode il nostro amatissimo Reggimento Lagunari “Serenissima”.

Chiudo questa mio riscontro, invitandoTi amichevolmente, qualora lo ritenessi possibile, riprendere quel Tuo racconto, estenderlo nei particolari, renderlo avvincente con inediti ragguagli e strabilianti accadimenti.

Grazie.

San Marco!!!

Lagunare Dino Doveri

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Alberto Palombi" <albertopalombi@virgilio.it>
Subject: Richiesta di informazioni.
Data: Ven, 26 Dic 2003

 

Sono un lagunare di vecchia data (Battaglione Costiero Lagunare Marghera - 1955/56).Vorrei avere l'onore di diventare membro della vostra Associazione. Vi ringrazio anticipatamente e Vi saluto con molta cordialità.

Alberto Palombi

P.S. Il Sito è veramente ben fatto!

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Mar. Guido Alessandro"

Subject: Auguri Antartici.
Data: Mer, 24 Dic 2003

 

Tanti Auguri di Buone Feste, un caro saluto dal Polo Sud.

Guido

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Mar. Matteo Spinelli"
Subject: Auguri.
Data: Mar, 23 Dic 2003

 

Un augurio di cuore a tutti i Lagunari in servizio e non.

Un PIRATA di Sant'Andrea. San Marco!

Matteo Spinelli.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Raffaello <raffotlc@tele2.it>

Subject: Auguri.
Data: Mar, 23 Dic 2003

 

Auguri a voi tutti di buon Natale e buone Feste, con l'auspicio che San Marco vegli su tutti noi e sul nostro amato Paese!

Da Italiano sono orgoglioso di uomini come voi. SAN MARCO!

Raffaello

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

From: "Cometa Asmme Ass. Studio Malattie Metaboliche Ereditarie ONLUS <info@cometaasmme.org>
Subject:Festività Natalizie.
Data: Mar, 23 Dic 2003

 

Vivissimi auguri di Buon Natale e uno splendido 2004 da parte di tutta l'Associazione.

Grazie per quello che fate per noi, è estremamente importante! Siamo orgogliosi di essere Vostri amici!

Con affetto da TUTTA COMETA A.S.M.M.E.

Cometa A.S.M.M.E.
Associazione Studio Malattie Metaboliche Ereditarie ONLUS

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Gianni Poggini" <poggini@tin.it>

Subject: Auguri.
Data: Lun, 22 Dic 2003

 

Tanti auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti i Lagunari attualmente in servizio e agli ex-lagunari.

Poggini Gianni, 1° scaglione 1995.

E come sempre........San Marco!

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Francesco Trentin" <trentfran@libero.it>

Subject: Malcontente.
Data: Lun, 22 Dic 2003

 

Caro Dino Doveri,

da poco tempo socio dell' A.L.T.A. ( non sapevo della sua esistenza fino allo scorso raduno di San Donà di Piave), e ultimamente ho scoperto nel Sito la rubrica "Ci scrivono", ed ho trovato molto interessanti le tue risposte ai vari quesiti proposti dai nostri Lagunari.

Ho seguito con molto interesse i racconti di naja, esposti nei minimi particolari. anch'io sono  Malcontenta l'anno prima di te ero del 4° scaglione 64/65, il Rgt. "Serenissima" da poco nato, di conseguenza dopo una bella estate a Fano, mi ritrovai in autunno/inverno in quella ovattata "caigosa" landa, che però ho vissuto allegramente con lo spirito del Lagunare. Perché non ricordare, specie in quella stagione, le camerate con i pavimenti lucidi, ma di umidità, l'acqua (non potabile) solo per pochi minuti, la corsa in mensa a chi arrivava  primo per aggiudicarsi la porzione di pastasciutta meglio condita, i piatti, o meglio le gavette di alluminio lavati con la sabbia e sciacquati con l'acqua gelata (potabile) dell'autobotte, per fortuna non mancavano quelle bottigliette da mezzo litro di vino (?) (tutto era buono) che facevano comodo alla sera prima di coricarsi.

Durante la libera uscita il blitz a casa, a Venezia, per mangiare un boccone preparato dalla mamma, e via di corsa per prendere la corriera per il ritorno in Caserma. 

Con la riscossione della decade si andava subito a spenderla nella trattoria accanto alla Caserma con pane,  salame , sopressa e vino. Poi possiamo parlare della " Polveriera" , le guardie notturne di quattro ore in torretta, dopo quaranta minuti a piedi dal posto di guardia, quando rifugiato in garitta per il freddo, sobbalzavi solo al rumore di un foglio di carta o di una foglia secca che strusciava portata dal vento. Il rancio inventato dai neo improvvisati cuochi, per imboscarsi dalle guardie, che non poteva mai essere caldo per la lontananza dal corpo di guardia. Però malgrado questo non è mai venuto meno quello spirito da commilitoni e sopratutto dall'orgoglio di essere Lagunari.

Tipo trovarsi per l'ennesima volta sempre in polveriera, con una  specie di auto-permesso ed una colletta, andare  a Venezia per acquistare le " fritoe " , e festeggiare a modo nostro il Carnevale.

Poi eravamo inquadrati nel plotone " incursori " della Compagnia Comando, di cui quei famosi fazzoletti neri,  pertanto ci sentivamo "Speciali".

Purtroppo i casi della vita mi hanno portato, dopo il congedo, a Milano da dove sono rientrato nel Veneto solo da qualche anno, per cui ho perso tutti i contatti con i miei amici Lagunari, e naturalmente, purtroppo dimenticato anche i loro nomi.

Pertanto, visto le tue importanti conoscenze, non so se sei in grado, magari!!, di avere alcuni dei loro nomi, il nome del Cpt. di Compagnia, e del S.Ten. di Plotone, il Comandante di Btg., che se non sbaglio, era il T.Col. Garofalo.

Ti ringrazio anticipatamente se vorrai leggere quanto mi sentivo di aggiungere al già tuo completo racconto, visto che quello inerente era la 7^ puntata, mi appresto a cercare e leggere le precedenti puntate. Al saluto di San Marco !!!

Lagunare Francesco Trentin - ALTA - Sezione di Treviso

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Fernando Cova" <fecova@tin.it>
Subject: Auguri.
Data: Lun, 22 Dic 2003

 

Grazie a tutto lo staff di A.L.T.A. Bergamo. Auguri a tutti i Lagunari veci e baffi. San Marco!

Fernando Cova

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Luca Bellan" <luca.bellan@email.it>

Subject: Esploratori anfibi.
Data: Ven, 19 Dic 2003

 

Complimenti per il bellissimo sito che è stato creato, le immagini le trovo entusiasmanti!!!!  

Avrei un appunto da fare: fino al 1992 il plotone era costituito da ragazzi di leva. Perché non fare onore anche a loro citando nomi e scaglioni o pubblicando alcune foto,  che vi assicuro sono state fatte a suo tempo? (riferimento foto fatte da Giorgia Fiorio e inserite poi nel volume "Soldati", "Contrasto" editore). Saluti.

Luca

 

(N.d.r. Attendiamo il contributo di tutti i visitatori.)

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Moreno Giacomello" <moregiac@hotmail.com>
Subject: Saluti.
Data: Ven, 19 Dic 2003

 

Sono il CM Istruttore GIACOMELLO Moreno 11° Sc 1980  ed é stata una gradita sorpresa la scoperta di questo sito meraviglioso.

Se qualcuno di quel periodo che è passato dalla Caserma Pepe si ricorda di me, mi farebbe piacere ricevere qualche messaggio.

Complimenti per il sito. San MARCO!!

Moreno Giacomello

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Maurizio Invernizzi" <maurizioinvernizzi@yahoo.it>

Subject: Auguri.
Data: Mer, 17 Dic 2003

 

Auguri di BUON NATALE  da un vecchio esploratore.

Maurizio Invernizzi 9°/89

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

From: "Col. Aldo Furlan"
Subject: Auguri da Bassora.
Data: Lun, 15 Dic 2003

 

A tutti gli amici e colleghi i più fervidi auguri di Buon Natale e felice 2004.

SAN MARCO!

 

Al BASRAH – IRAQ  15 Dicembre 2003

 

Aldo FURLAN

Col.   f.(lag)  IT  Army

CPA SOUTH  LNO  

__________________________________________

Clicca qui per tornare alla Home Page  Torna alla Home Page                                             1998-1999      2000      2001      2002      2003      2004

Copyright © 1998-2004 - A.L.T.A. Associazione Lagunari Truppe Anfibie - Sezione di Bergamo