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Esercito Italiano  
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 Lagunari: quale futuro?  diAlberto Scarpitta

Dopo i tragici fatti dell’undici settembre l’Esercito Italiano è stato chiamato a concorrere con un contingente di circa 4000 uomini alla sicurezza di luoghi ed installazioni reputati a rischio di attentati terroristici di matrice islamica.Tra i reparti interessati all’operazione figura anche il Reggimento Lagunari Serenisima, che ha dovuto assegnare una compagnia organica su quattro plotoni di 22 uomini al controllo dell’aeroporto Marco Polo di Venezia e nuclei di minore consistenza a tutela di altri possibili obiettivi, anche alleati, in Italia. Ancora una volta, quindi, l’Esercito viene impiegato in compiti di ordine pubblico interno, a supporto dell’azione delle pur numerose Forze dell’Ordine.

Non vogliamo qui entrare nel merito dell’opportunità o meno dell’azione specifica, ( tra l’altro la caratteristica basilare del terrorismo è la sua capacità di scegliere il momento ed il luogo in cui colpire), ma è lecito chiedersi per quanto tempo debba protrarsi questa attività e, soprattutto, se sia opportuno ed economico affidarla a reparti di professionisti appartenenti ad una unità di èlite.

Con le necessarie turnazioni l’intero reggimento si vedrà infatti ancorato a compiti di guardia e sorveglianza di caserme ed edifici, per un periodo indeterminato, con gravi riduzioni delle capacità operative.

  
  

I lagunari, all’inizio di questa attività, erano da poco rientrati dal secondo spiegamento in Kosovo, ed erano pertanto reduci da un periodo molto lungo nel quale, tra preparazione alla missione, impiego esterno e ricondizionamento (leggi licenze maturate), le attività addestrative “tradizionali” erano state fortemente ridotte.

La situazione del Serenissima rispecchia peraltro fedelmente quella più generale dell’intera Forza Armata, la cui componente professionale è fortemente oberata da impegni logoranti e ripetitivi, che ne riducono la preparazione alle missioni combat, che permangono la sua principale ragion d’essere.

Nel medio-lungo periodo i reiterati impieghi esterni avranno sicuramente ripercussioni negative anche sulle condizioni di vita personali e familiari dei militari in servizio, sempre più spesso chiamati a lunghi periodi di assenza dai luoghi di residenza.

L’impossibilità di effettuare un’adeguata pianificazione degli impieghi ed un’accettabile turnazione dei reparti non può che aggravare ulteriormente l’operatività dei reparti, nuocendo al morale ed alle motivazioni dei singoli e riducendo le già scarse vocazioni alla vita militare.

L’accoppiata “stipendio basso – indennità di missione alta” può risultare attraente nel breve periodo, ma poi si rivela fatalmente controproducente.

  
  

DOVE VANNO I LAGUNARI?

 

Questo nuovo impegno raggiunge il Reggimento Lagunari in una fase di transizione.

Dopo il tramonto dell’ipotesi di integrazione con la Forza da Sbarco della Marina, per dare vita ad un’unica brigata anfibia interforze, e dopo l’accantonamento del progetto di trasformazione di una compagnia del Serenissima in unità ranger per il sostegno alle operazioni speciali, l’Esercito vorrebbe continuare ad assegnare ai Lagunari il doppio ruolo di reparto di fanteria leggera e di forza in grado di operare in scenari costieri ed in acque interne, senza rinunciare peraltro ad una più completa capacità anfibia.

A riprova del persistente interesse per le professionalità specifiche tipiche della specialità va segnalato il programma, in pieno svolgimento, di trasformazione dei cingolati anfibi LVTP-7 allo standard degli AAV-7, con nuovo motore, protezione incrementata ed armamento potenziato.

Purtroppo, però, senza un adeguato addestramento specifico ed una completa e continua cooperazione con la Marina Militare i nuovi mezzi rischiano di risultare un costoso orpello, volto a coprire carenze difficili da colmare senza una programmazione di medio periodo scrupolosa e mirata.

Eppure le condizioni di base per operare un deciso salto di qualità ci sarebbero tutte.

L’afflusso dei volontari al reggimento è al momento soddisfacente, sia per l’elevato numero di aspiranti, eccedente le necessità organiche, che per il loro elevato profilo psico-fisico.

  
  

Le reclute affluiscono al Serenissima dopo aver frequentato un corso iniziale di tre mesi presso un Reggimento Addestramento Volontari, cui fa seguito, per taluni incarichi come quello di fuciliere, un’ulteriore fase di specializzazione di due mesi presso la Scuola di Fanteria dell’Esercito.

Al reparto i nuovi Lagunari frequentano il Corso di Qualificazione Anfibia, della durata di cinque settimane (comprensive dei periodi di recupero per le attività notturne e continuative), che ricalca in parte l’iter addestrativo dei marò del San Marco ed è destinato a tutto il personale, senza distinzione di grado nè di incarico.

Inizialmente tale fase formativa si svolgeva a Brindisi, nell’ambito della Forza da Sbarco della Marina, ma ora è gestita direttamente dal reggimento, che si avvale di propri quadri istruttori, qualificati presso MARIFORSBARC, raggruppati in una Sezione Corsi di prossima ufficializzazione organica.

Il corso prevede:

-         dottrina delle operazioni anfibie

-         approfondimento delle tattiche di combattimento nel contesto delle operazioni anfibie

-         impiego di mezzi specialistici in dotazione, quali battelli, natanti e cingolati anfibi

-         norme di navigazione in mare ed in acque interne

-         attività sanitarie legate allo specifico impiego

-         attività fisica con marce “zavorrate” di crescente lunghezza e capacità ( 10 e 20 Km con zaini rispettivamente di 10 e 20 Kg)

-         tecniche di supermento di ostacoli acquatici

Al temine gli allievi sono sottoposti ad una prova di selezione finale, costituita da un’attività continuativa di tre giorni imperniata sulla realizzazione di un colpo di mano anfibio.

Il personale ritenuto idoneo riceve il brevetto di qualificazione anfibia, ufficializzato recentemente con il rilascio di un apposito nastrino ( verde con riga rossa), e viene inserito nelle compagnie operative, dove perfeziona ed approfondisce le proprie conoscenze professionali.

  
  

E’ auspicabile che il Corso di Qualificazione Anfibia si affermi come un momento selettivo relativamente impegnativo, tanto da farne una sorta di corso “commando” propedeutico agli impieghi anfibi e costieri.

In tal senso potrebbe rimanere accessibile anche a militari di altri enti e reparti desiderosi di ampliare il proprio bagaglio professionale.

L’organizzazione del reggimento è mutata, adottando i nuovi organici che prevedono, oltre al Comando ed alla Compagnia Comando e Supporto Logistico (Caserma Matter di Mestre), il 1° Battaglione Lagunari, di stanza nella caserma Bafile di Malcontenta di Mira presso Marghera, articolato su tre Compagnie Fucilieri, una Compagnia Controcarri, quella Mortai Pesanti e la Supporti tattici Anfibi.

Le tre compagnie fucilieri hanno la conformazione standard attuale della fanteria italiana, con quattro Plotoni fucilieri di 22 uomini su tre squadre di sette, per un totale complessivo di 102 elementi.

In attesa del blindo Puma 6x6 sono disponibili i soliti cingolati trasporto truppe VVCC-2, o, in alternativa, gli autocarri leggeri IVECO VM-90, cui si aggiungono, per le operazioni anfibie, i battelli a scafo rigido con motore fuoribordo, in precedenza assegnati alla compagnia Mezzi Nautici.

I sistemi missilistici contocarro a media gittata, sottratti alle compagnie fucilieri, sono raggruppati nella compagnia controcarro di battaglione che schiera, oltre al plotone comando e servizi, tre plotoni Milan su tre squadre di due posti tiro trasportati da un VCC, e due plotoni TOW su quattro squadre ognuna su un cingolato.

In futuro le squadre Milan potrebbero essere movimentate da un VTLM, mentre ai reparti TOW sarebbero distribuite le blindo Puma.

  
  

Va segnalato che il TOW è un sistema d’arma di una acquisizione per il reggimento, che in precedenza disponeva come i paracadutisti solo del Milan.

La componente d’appoggio a tiro curvo è racchiusa nella ricostituita Compagnia Mortai Pesanti su due plotoni di tre armi, che sta rimpiazzando gli obsoleti Thompso-Brand Mod.63 da 120 mm ad animaliscia montati su cingolati M-106 con nuovi sistemi trainati MO 120 RT ad anima rigata dello stesso calibro.

L’ultima pedina del battaglione è la Compagnia Supporti Tattici Anfibi, erede della precedente Compagnia Mezzi Nautici, ancora basata nell’isola di Sant’Andrea ma di prevista ridislocazione nella caserma di Malcontenta.

Al suo interno, oltre a due plotoni di LVTP-7 operano gli esploratori anfibi, raccolti in una piccola pedina specializzata, oggi denominata Plotone Anfibio Speciale, cui lo SME ha riconosciuto la qualifica di “Reparto ad alta valenza operativa”, cioè destinato a svolgere compiti che richiedono grande specializzazione, elevato addestramento, tecniche particolari e materiali speciali.

Pur differenziandosi dalle Forze Speciali per il contesto eminentemente tattico in cui operano, gli operatori del reparto sono in grado, come hanno più volte dimostrato nel recente passato di svolgere i compiti tipici delle Forse per Operazioni Speciali, integrandosi spesso con queste senza mai sfigurare.

IL PLOTONE ANFIBIO SPECIALE

Nel corso del primo schieramento dei Lagunari in Kosovo, a cavallo tra 1999 e 2000, l’allora Plotone Recon costituisce la Quick Reaction Force, la riserva di pronto intervento del Reggimento, che viene più volte attivata per fronteggiare situazioni critiche improvvise. In quell’inverno kosovaro, particolarmente rigido e nevoso, le squadre di esploratori anfibi conducono spesso il pattugliamento con gli sci, gli unici mezzi che consentono di raggiungere alcuni settori dell’area di responsabilità assegnata, a dimostrazione dell’estrema polivalenza di impiego conseguita dal personale. Tuttavia i due recenti e ravvicinati schieramenti in zone d’operazione, se da un lato hanno arricchito il bagaglio d’esperienza degli esploratori anfibi, dall’altro ne hanno ostacolato l’addestramento alle missioni specifiche nelle situazioni d’impiego tipiche della specialità. Tale carenza diviene più incisiva nel momento in cui  il reparto affronta un complesso momento di transizione generazionale, con i nuovi organici che impongono tra l’altro la sostituzione di marescialli di grande esperienza con VSP e sergenti ancora da “forgiare”. Tutto ciò richiede un rinnovato impegno per un’urgente riqualificazione del personale assegnato al plotone. Sarebbe oltremodo deleterio, infatti, lasciare inaridire un così cospicuo patrimonio di elevate professionalità createsi nel corso degli anni. E’ essenziale che il plotone continui a rappresentare il vertice professionale della specialità lagunare e che vi sia assegnato personale esperto e motivato. Quello di esploratore anfibio é un incarico che davvero non può essere importo per convenienza momentanea o difficoltà contingenti.

In base alla conformazione organica attuale il plotone comprende, oltre a comandante e radiofonista, tre squadre esploranti di otto uomini con un tiratore scelto ed un Panzerfaust 3, una squadra controcarri pure di otto elementi con due lanciatori Milan ed una squadra mortai leggeri con sei operatori e due armi da 60 mm. Tutte le squadre sono composte sia da VFB che da VSP e sono comandate da un sottufficiale del ruolo sergenti. Per questomotivo tutti i marescialli hanno dovuto lasciare il reparto, mentre i posti disponibili per i volontari in SPE vincitori del concorso sergenti sono molto limitati.

  
  

Per la movimentazione del plotone saranno impiegati in futuro viecoli tattici leggeri VLTM, moto Cagiva da 350 cc di cilindrata, barchini e kajak. Tra i materiali in dotazionenon si notano particolari differenze rispetto al resto del Reggimento, con l’ovvia eccezione degli equipaggiamenti anfibi e subacquei, quali mute nere in neoprene, mute stagne di vario modello, autorespiratori ad ossigeno (ARO), ecc. Per le comunicazioni a lunga distanza gli esploratori dispongono di radio HF/BLU SRT-178P munite di compattatori di messaggi.

Il bacino di reclutamento del plotone dovrà essere costituito dall’intero Reggimento, dal quale é previsto vengano tratti gli elementi migliori  più motivati attraverso un iter di formazione e selezione del personale totalmente rinnovato. E’ stato infatti istituito ufficialmente un Corso Esploratori Anfibi della durata di 20 settimane, comprensive dell’iter di qualificazione anfibia, che da accesso alla specializzazione (nastrino verde con riga nera). Nella prima fase del corso vengono affrontati per dodici settimane i temi dell’esplorazione terrestre ed anfibia , del movimento in ambiente tattico e della navigazione terrestre. Le otto settimane successive trattano le materie specifiche legate alle forme particolari di lotta, quali colpi di mano ed imboscate, ed approfondiscono la preparazione individuale al combattimento, con l’apprendimento delle procedure operative standard della pattuglia da combattimento e delle reazioni automatiche individuali. Una settimana, infine, é devoluta all’acquisizione della patente nautica di guida per battelli e barchini. Negli intendimenti dello SME tutto il personale del plotone dovrà, dopo il completamento del corso esploratori anfibi, conseguire l’abilitazione al lancio con paracadute con fune di vincolo presso il Centro Addestramento Paracadutismo di Pisa (quattro settimane). Gli elementi riconosciuti idonei dal punto di vista medico verranno inoltre inviati a Comsubim per frequentare il corso DOA –Demolitori Ostacoli Antisbarco- di dodici settimane, che permetterà loro di agire per la bonifica delle spiagge di sbarco da ordigni ed ostacoli, con l’impiego degli autorespiratori ad aria e ad ossigeno.

Nel corso della loro permanenza al reparto gli esploratori potranno inoltre partecipare ad altri corsi di vario tipo, come Ranger (presso Rafos di Livorno), tiratore scelto/istruttore di tiro (Scuola di Fanteria di Cesano) e roccia (Cealp di Aosta). In particolare nell’ambito del plotone dovranno essere presenti due istruttori di roccia e combattimento in montagna in ambiente estivo, che estenderanno ancor di più la flessibilità operativa del reparto in contesti particolari e atipici.

Previo superamento della prova di ammissione relativa alla conoscenza della lingua inglese, potranno inoltre frequentare i vari cicli formativi offerti dalla Scuola LRRP di Pfullendorf, quali Patron, Close Quarter Battle, Riconoscimento Mezzi e Sopravvivenza.

L’esperienza maturata in questi ultimi tempi ha tuttavia evidenziato l’opportunità di apportare alcune modifiche  alla composizione organica del plotone, nel quale figurano oggi elementi ed armamenti come i missili controcarro Milan ed i mortai leggeri, che sembrano destinati più ad una forza di fanteria convenzionale che ad un reparto esplorante e di intelligence altamente specializzato. E’ intenzione del Reggimento suggerire agli Organi Centrali una diversa articolazione del reparto, che dovrebbe essere composto solamente da personale in SPE (con l’esclusione quindi dei VFB) e suddiviso in quattro Distaccamenti Operativi di sei uomini, più un Distaccamento Operativo Comando.

In base alle normative attuali, l’adozione dei distaccamenti operativi al posto delle squadre consentirebbe di assegnare il loro comando a sottufficiali del ruolo marescialli, affiancati in maniera flessibile sia da VSP che da sergenti, a similitudine di quanto accade nei distaccamenti del 9° Reggimento Col Moschin. In questo modo si potrebbero mantenere in servizio presso il reparto quei VSP verosimilmente i migliori, che verranno promossi al ruolo sergenti, evitando la dispersione di elementi molto qualificati e motivati ed un inutile spreco di risorse addestrative e finanziarie.

 

  
  

  
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