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Storie di lagunari

di Alessandro polledri

  
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Caporale Maggiore Lagunare Alessandro Polledri

Arruolato con 4 mesi di ritardo con la Classe 1942 primo scaglione.

Sezione di Bergamo

e-mail: alessandro.polledri@alice.it

Archivio Fotografico di Alessandro polledri

  
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CAPITOLO 1

C. M. Lag. Polledri  Alessandro Classe 1941

Arruolato con 4 mesi di ritardo con la Classe 1942 primo scaglione.

 

Chiedo di non meravigliarsi se troverete degli errori di scrittura e di impostazione , non sono uno scrittore , ma la voglia mi ha spinto a raccontarvi la mia storia vissuta sul campo nei LAGUNARI.

Specifico che A quei tempi la cartolina ci dava solo il giorno della partenza e il distretto militare dove si doveva recare, per poi la destinazione della città e della caserma, ci veniva comunicata al distretto, a gruppi davano le destinazioni alle varie località e caserme.

 

Era il 06/03/1963 , sveglia alle 5, valigia di cartone pronta con il necessario intimo all’interno, un pezzo di pane, un pezzo di salame nostrano, per la sopravvivenza durante il viaggio, saluto tutti i famigliari, si parte 50 km in pullman per raggiungere il distretto di MILANO, si entra , ci mettono tutti in riga elenchi alla mano e in silenzio ansiosi per la destinazione, sperando nella più vicina! ma la mia è arrivata quasi in ultimo apparteneva alla P di PALERMO , caserma TURBA  C.A.R. 3500 MILITARI. Erano le undici e veniamo caricati sui camion per la Stazione Centrale, si sale sul treno e si parte per un percorso di 1600 km, il primo tratto fino a NAPOLI si è viaggiato in carrozze abbastanza comode, successivamente abbiamo traslocato e ci siamo trovati in carrozze che forse il bestiame lo trattavano meglio, sedili in stecche di legno, i passeggeri sdraiati, subito ci siamo resi conto che per altri 800 km la vita sarebbe stata dura, oltretutto una puzza che ti veniva da star male, dopo 35 ore di viaggio verso le ore 22,30 finalmente siamo arrivati stressati al massimo. Ci caricano sul camion per la caserma, ci portano in un casermone provvisoriamente, depositiamo la valigia di cartone sulle brande, ci danno un gavettino e ci portano vicino alla cucina, un gavettino di latte caldo ci ristora, si ritorna alla nostra branda di cui ci anno assegnato e si fa il letto, materassi di trucioli di legno, coperte e lenzuola. Finalmente verso le 24 è giunta l’ora di dormire, alle 6 del mattino sveglia, primo giorno di caserma, la nostalgia di casa non manca e a qualcuno gli sono scese le lacrime, dopo la prima colazione, ci portano nella nostra camerata vera e propria, ci assegnano lo zaino e tutto l’occorrente, mutande di tela alla militare con stringhino alla cintola, ci mandano dal barbiere, una bella accorciata ai capelli, ci indicano dove c’è il sarto, il refettorio, la cucina, arriva l’ora di pranzo, tutti in fila a squadre di 10 al primo della fila gli consegnano il secchio di rigatoni al sugo di pomodoro, targato carrozzeria, rossi sopra e bianchi sotto, il mestolo per mischiarli, erano talmente duri che ci voleva il piccone per staccarli, i primi potevano averli conditi, ma gli ultimi, mentre mangiavano chiudevano gli occhi e mandavano giù altrimenti bisognava andare allo spaccio, li un bel panino con una fetta di mortadella trasparente e una gazzosa recuperavi da quello che non avevi mangiato prima, la sera tanti andavano solo allo spaccio perché la minestra era schifosa, sembrava fatta con l’olio per motori, io comunque ero di bocca buona e non potevo permettermi di non mangiarla perché altrimenti con quei pochi soldi che avevo in tasca non arrivavo a metà mese. In quella caserma cera un problema l’acqua dei rubinetti dei lavatoi era a tempo e se non facevi in fretta non riuscivi a sciacquare neanche il piatto di alluminio naturalmente, lo stesso era per il bucato mentre lo sciacquavi in pochi minuti rimanevi a secco. la vita non era tanto dura  al mattino si marciava, nel pomeriggio ci spiegavano come ci si doveva comportare in caserma e fuori,  pulizia delle armi, tutte le varie munizioni in dotazione all’ESERCITO, in dotazione avevamo il vecchio 91, con il quale abbiamo fatto i tiri sul MONTE LEPRE .

Con il passare delle settimane mi sono fatto degli amici fra questi uno di MILANO, il quale mi disse che a Venezia c'era il corpo dei LAGUNARI, il quale era un corpo speciale, aveva il compito di sorvegliare le coste, anche le spiagge, tante volte in servizio uscivano anche in borghese, io non ho creduto, perché il corpo dei LAGUNARI non lo mai sentito nominare, siamo quasi alla fine del C.A.R. e mi disse, sai che io e tè forse andiamo nei LAGUNARI? Come fai a saperlo che non c’è la lista in bacheca, non mi rispose, ebbene arriva il giorno della verità, mi chiama e mi disse te l’avevo detto io che andavamo là, non so da dove abbia avuto queste notizie, mi disse anche che lui probabilmente sarebbe stato destinato alla mensa SOTT’UFFICIALI, lui sapeva tutto, io ero veramente curioso, per vedere qual’era la realtà dei LAGUNARI . 

La vera storia inizia nel prossimo capitolo! SAN MARCO!

 

 

CAPITOLO 2

La partenza per il Reggimento è ormai imminente, consegnate le armi e tutto il resto, si parte per la grande AVVENTURA!! ERA il  5 - 6 Giugno, si lascia la caserma del C.A.R. di Palermo per MESTRE caserma  PIAVE. Dopo altre 35 ore di viaggio in treno abbastanza comodi, verso le 11 del mattino si arriva alla stazione di Mestre, dove ad attenderci c’è un Tenente ed un Sergente pronti per caricarci e portati in caserma, la mia curiosità in pochi minuti è cessata,  quello che mi era stato detto dal mio amico di Milano in pochi secondi è stato smentito dai fatti, appena varcato la porta carraia  lì ad attenderci per farci gli onori di benvenuti pochi LAGUNARI rimasti in caserma a custodia perché tutti gli altri erano al campo, sembrava volessero mangiarci, eravamo ancora sul camion ci hanno chiesto i cappelli, strappando con i denti i fregi urlando TUBE vi faremo morire! In quel momento mi sono immediatamente rivolto al mio amico, le dissi, il tuo racconto sui LAGUNARI forse lo avevi sognato o qualcuno ti ha raccontato il contrario della realtà, bene dopo questa sfogata degli anziani, tutti a terra con zaini in spalla, sull’attenti, cominciarono a dettarci alcuni comportamenti che rigorosamente dovevamo abituarci, è vietato attraversare il cortile della caserma a passo d’uomo, sempre di corsa, il rispetto per gli anziani era indispensabile altrimenti di notte era acqua ( gavettone ) ecc.. ecc.. la cosa più importante era che in qualsiasi momento poteva suonare l’allarme, per cui immediatamente in pochi minuti tutti con tuta mimetica, mettersi in riga in cortile.

Dopo aver portato lo zaino in camerata della PRIMA COMPAGNIA ASSALTATORI, brande a castello, io scelgo di dormire sotto,  ci dicono che è ora del pranzo, piatto e gavettino in dotazione, tutti in riga sul cortile ci portano per la prima volta alla mensa, i tavoli erano predisposti per 10 persone, il tenente chiama a caso uno per ogni tavolo e lo porta alla distribuzione del rancio, come al solito rigatoni al pomodoro, devo dire che la differenza era molta rispetto al C.A.R. era almeno mischiata e uniforme e buona, anche il secondo era fatto come Dio comanda, questo era già qualcosa di diverso e positivo. Nel pomeriggio, dopo averci consegnato il necessario per la branda e qualche raccomandazione da parte del tenente di Compagnia, ci consegnano gli Anfibi di tela, le armi in dotazione ad ognuno di noi, io ho ricevuto il MAB, il più leggero degli altri, dopo di che, ci radunano in cortile e ci insegnano come ci si deve presentare davanti agli Ufficiali, arriva l’ora di cena e anche qui ci siamo trovati bene, per i primi giorni ci dicono niente libera uscita, dobbiamo attaccare i MAO ai giubboni ed il fregio al basco. IL secondo giorno incomincia con la presentazione del COMANDANTE DELLA CASERMA CON IL GRADO DI MAGGIORE, successivamente la mattinata intensa tra ginnastica e insegnamento di come ci si presenta ad un superiore, nel pomeriggio dopo il riposino, adunata e qualche giro di corsa in cortile della caserma, ci insegnano a come si smonta il fucile in dotazione ecc…ecc… Arriva sera, dopo pochi minuti dal silenzio, inaspettatamente suona l’allarme immediatamente giù dalle brande, qualcuno se la prende comoda non passano due minuti e all’improvviso scoppia il finimondo entrano in camerata il Sergente Maggiore e successivamente il Tenente con altri due Lagunari già vestiti con tuta mimetica, si mettono a sbattere le brande una contro l’altra gridando come matti, nella grande confusione un Lagunare nostro compagno di sventura si sente male, al momento nessuno se ne accorge, all’improvviso cade per terra svenuto in mezzo alle brande, il Tenente accortosi del fatto chiama il Sergente il quale provvede ad assisterlo e portarlo in infermeria, mentre noi preoccupati del fatto che il nostro compagno avesse avuto quel malore eravamo in cortile tutti schierati in attesa di ordini, arriva il sergente e ci informa che il Lagunare si era ripreso, il Tenente dal corpo di guardia fa suonare il cessato allarme, rientrati in camerata, ci siamo chiesti come mai è scattato l’allarme con cosi pochi soldati? ci era parso che era stata messa in atto per farci uno scherzo, effettivamente il giorno dopo, tutti gli inquilini abitanti all’esterno della caserma avendo sentito tutto quel baccano, sono venuti in caserma dal Comandante per reclamare per il casino e la preoccupazione che fosse accaduto qualcosa, il Comandante non era informato di tutto ciò e ha chiamato a rapporto il Tenente ed il Sergente scoprendo anche che un Lagunare si è sentito male, scatta la punizione ,10 giorni al Tenente e 5 giorni al Sergente, la sosta in caserma durò poco perché al quarto giorno ci caricarono sui camion diretti per la grande AVVENTURA, il campo estivo. Questo lo scoprirete dopo con il terzo Capitolo.

SAN MARCO!

 

 

CAPITOLO 3

Pochi giorni di Caserma, dopo il rancio, caricati sui camion con tutto il necessario si parte per il Campo nessuno ci ha detto dove si trovava, il clima era caldo , dopo circa tre ore di viaggio, con teloni laterali del camion chiusi, senza avere la possibilità di gustarci la panoramica del percorso, esisteva in noi dopo il dubbio che dopo  il primo approccio con la caserma, che, al campo le cose fossero peggiori. Dopo aver varcato la sbarra di confine con la zona militare ci portano direttamente sul posto dove piazzare le nostre tende, la prima cosa che ci hanno detto era di non allontanarsi da soli per raggiungere lo spaccio da campo, se avevamo sete saremmo stati osservati a vista perché i nonni erano in attesa di conoscerci (altro che far conoscenza, sarebbe stato troppo semplice) così a gruppetti siamo andati ai rubinetti dell’acqua, era calda, si poteva fare il bagno d’inverno, iniziamo a montare le tende sotto la guida di un Sergente, in poco tempo li abbiamo piazzate, tutte erano da sei posti, assemblate con i teli e i picchetti in dotazione ad ognuno di noi, ci infiliamo i materassini gonfiati a bocca, ognuno si prepara il suo (lettino per la notte) finito i preparativi, abbiamo bisogno di ristorarci con una bibita, per la prima volta ci accompagna il Tenente, fin lì non succede niente, poi il clima caldo ti invita ad un secondo ristoro, io fortunatamente ho visto un ufficiale allo spaccio e ne ho approfittato della sua copertura, qualcuno si è permesso di avvicinarsi da solo, immediatamente in quattro anziani lo circondano e le chiedono di lasciare 5 lire e di andare in cerca di una formica rossa maschio, indicandogli il posto dove poteva trovarle, altrimenti non avrebbe bevuto e non le restituivano i soldi, ci sono cascati in diversi, purtroppo la paura ti costringeva ad ubbidire, mentre loro con i nostri soldi compravano e si dividevano la gazzosa gratis. Qui la vita è dura, altro che tranquilla. Tutto sembra tranquillo, arriva sera e dopo il silenzio tutti sotto le tende a riposare, oltretutto la stanchezza ci a fatto dormire immediatamente, arrivano le due di notte il silenzio viene rotto dal rumore di un camioncino leggero, alcuni anziani molto organizzati hanno legato tutte le nostre tende al camion con una corda, una forte accelerata  e in pochi secondi ci siamo trovati a cielo aperto, in pochi attimi i colpevoli sono volati nelle proprie tende, l’Ufficiale di servizio dopo qualche minuto ordina a due autisti di portare due mezzi per far luce per il ripristino delle tende, prima di entrare e riprendere sonno sono  passate quasi due ore, il mattino seguente, nessuno sapeva niente, nessuno aveva sentito niente, qui si evidenzia la compattezza delle regole dell’anziano (uno per tutti ,tutti per uno) per la prima notte effettuata al campo non è stata per niente piacevole. Primo mattino al campo, adunata con gavettino, tutti suddivisi per plotone, si và alla cucina da campo, distribuzione di caffé e latte con panino fresco, si fa colazione, al termine, il Tenente ci dà ordine di metterci gli Anfibi di tela con stringhe e buchi per lo scarico dell’acqua, fucile ed elmetto, ci portano in un posto in cui nel pomeriggio si devono svolgere le prime esercitazioni, rientriamo al campo all’incirca per l’ora del rancio rimanendo vestiti come siamo, si và al rancio, il primo e secondo piatto abbastanza fatti bene, un piccolo riposino e dopo aver digerito, verso le due del pomeriggio, adunata , ci portano a fare la prima conoscenza con l’esercitazioni dei Lagunari, per primo ci portano in un punto dove un canale con fondo fangoso, largo circa tre metri e con le due sponde alte e ripide, si comincia da una sponda all’altra di corsa attraversando per diverse volte salendo e riscendendo da ambo le parti, il fango ti impegna molto fisicamente, dopo questa prima prova abbastanza dura, ci portano poco distante su una strada sabbiosa e piuttosto ondulata, da li a poco il Tenente ci spiega il da farsi per la seconda prova a contatto per la prima volta con I carri  ANFIBI mai visti prima, arrivano i mezzi, noi tutti  distribuiti sul ciglio della strada a distanza l’un con l’altro di circa dieci metri, al passaggio dell’ANFIBIO col portellone aperto ed in movimento  si deve saltare sul carro, dopo aver raccolto tutti i componenti del plotone di appartenenza, invertiva il senso di marcia  e dovevamo in ordine di postazione sbarcare dal carro e riprendere posizione sdraiarci di nuovo sul ciglio della strada, questa prova è stata ripetuta per diverse volte e la velocità sostenuta, la strada ondulata, ci ha creato dei problemi alle ginocchia perché nel salire il portellone saltava e se non prendevi l’attimo giusto ci sbattevi contro le ginocchia, con relative conseguenze, alla fine della prima esercitazione, il Tenente si è reso conto dei danni provocati dalla velocità dei mezzi, (anche in questo caso l’anziano conduttore ci ha messo del suo) queste esercitazioni si sono ripetute per alcuni giorni, però la velocità dei mezzi era meno, altrimenti ci voleva l’ospedale da campo per curarci le ginocchia. La nostra permanenza al campo durò solo dieci giorni, ci hanno fatto rientrare in caserma solo per organizzare il trasferimento a VILLA VICENTINA, di cui vi racconterò prossimamente nel nuovo capitolo, SAN MARCO!

 

 

CAPITOLO 4

Pochi giorni di campo estivo, si rientra in caserma per alcuni giorni, il tempo per dare la possibilità di organizzarci per il prossimo trasferimento, quelli che abitano poco lontano approfittano per salutare i propri cari con un permesso di 24 ore, io ed altri ci dobbiamo rassegnare e scrivere a casa informandoli che per il prossimo vaglia mensile cambia indirizzo altrimenti rimango a secco. Si riparte destinazione Villa Vicentina aggregati per 40 giorni, dopo un lungo viaggio di alcune ore arriviamo alla caserma, la chiamavano caserma dei Marò, la nostra camerata è un vecchio magazzino con la ribalta all’esterno, questa ribalta è un gradino alto circa un metro dal livello del cortile, sopra un marciapiedi largo circa tre metri, non ci sono gradini per poter salire, questo è un brutto segno, si sale con lo zaino in spalla appoggiando le mani sul muretto, subito il Tenente ci informa che prossimamente si sale senza appoggiare le mani, ma saltando prendendo la rincorsa. Si entra in camerata ognuno di noi sceglie la propria branda a castello, si deposita lo zaino e poco dopo suona l’adunata per il rancio, il Tenente ci accompagna al refettorio, il pranzo è discreto , militari anziani ce ne sono pochi, solo il necessario per i servizi, perché gli altri sono fuori al campo estivo, dopo aver pranzato ognuno di noi sistema la propria branda,   in precedenza agli anziani gli è stato ordinato di prelevare dal magazzino tutto il necessario per la branda depositando il tutto sul materasso, dopo un piccolo riposino arriva il Tenente il quale ci porta davanti al comando, dopo poco esce il Comandante con il gradi di TENENTE COLONNELLO, ci dà i benvenuti e con fermezza ci detta le regole dei Lagunari all’interno della caserma in aggiunta l’obbligo che in qualsiasi momento si andava in camerata quel muretto non lo si doveva toccare con mano ma saltare per salire, questo Comandante aveva l’aria di uno che voleva fare carriera, finita la predica, il Tenente ci indica lo spaccio, inoltre ci avverte di non entrare da soli ma sempre a gruppi altrimenti gli anziani anche se in pochi  ne approfitterebbero, ci disse che si poteva entrare, anche in quello della caserma della FANTERIA a fianco  alla nostra la quale comunicava attraverso un cancello, solo nelle ore serali perché il nostro di sera non era aperto, il primo giorno tutto andò liscio. IL giorno dopo, sveglia alle sei, tutti in tuta mimetica con anfibi di tela, fucile, senza nulla d’altro addosso che si possa bagnare, dopo colazione ci schierano plotone per plotone, il comando del mio plotone fu affidato ad un Tenente mai visto prima, verso le otto si parte in fila per tre verso la periferia, passando davanti ad altre caserme di vari corpi, si percorre una strada di campagna e dopo più di un’ora si arriva al fatidico FIUME ISONZO. Li ad attenderci un nuovo Capitano Comandante provvisorio della nostra Compagnia, esplora il fiume per trovare un punto in cui ci si possa guadare per raggiungere l’altra riva, che poi riva non era, ma solo un’isola in mezzo al fiume, andiamo in acqua tutti in fila indiana, raggiunto l’isola di soli sassi del diametro dai 6 ai 15 cm , qui il Comandante ci da istruzioni per l’addestramento, basato sempre sul compito che un ASSALTATORE LAGUNARE deve affrontare, oltre ai sassi il terreno era pieno di buche, il percorso era lungo circa 150 MT.  IL Comandante , fischietto in bocca , si parte di corsa, gli sbalzi che ci fece fare erano interminabili, le ginocchia sbattevano sui sassi, arrivati in fondo al percorso di corsa a riprendere il punto di partenza, lui era fermo sul traguardo, ci comandava da fermo, questo durò a fasi alterne per riprendere fiato per più di un’ora, poco dopo le 10 si fece rientro al passo e all’inizio del paese di corsa fino al raggiungimento della camerata, saltando sul muretto senza toccare con le mani, con il passare dei giorni la fatica si faceva sentire, le ginocchia erano gonfie dalle botte che  prendevano sull’isola del fiume, ad alcuni è capitato di arrivare al muretto non avendo energia sufficiente non posavano bene il piede d’appoggio e scivolavano sbattendo di nuovo le ginocchia, dovevano ripetere fin che ci riuscivano. Questo addestramento lo si fece tutti giorni all’infuori del Sabato e la Domenica, salvo un paio di giorni per il cattivo tempo lo ripetemmo per ben 25 giorni, durante questo periodo abbiamo perso dai 4 ai 5 chili di peso. Durante il tempo libero del pomeriggio, si era tentati di andare allo spaccio per dissetarsi, i padroni erano gli anziani i quali ne approfittavano con lo stesso metodo che usavano al campo, solo che in caserma la pena era diversa, se non accettavi, aprivano la finestra che dava sul cortile e in quattro ti facevano fare il volo d’angelo finendo sul marciapiedi a rischio di farti male, questo è successo ad uno di noi il quale ha fatto resistenza in pochi secondi volò fuori dalla finestra, da quel giorno, si aspettava la sera e si andava in quello della caserma accanto, li eravamo tranquilli, perché anche loro avevano paura e ti servivano immediatamente. Perché avevano paura? IL nostro cuoco, era di una stazza impressionante,  finiva di lavorare sempre tardi e arrivava allo spaccio di quella caserma verso le 21 e aveva il permesso fino le 23, mi ricordo che una sera durante la nostra permanenza entrò allo spaccio era già alticcio, l’addetto al servizio alle 22 lo invitò a lasciare il locale, ebbero una discussione molto accesa , alla fine le disse io vi sbarco tutti, uscì dallo spaccio si diresse verso la loro camerata, entrò, prese il primo sgabello a portata di mano, lo lanciò contro lo specchio  di circa 2 MT di lunghezza, lo mandò in frantumi, immediatamente comincio a sbarcare una ad una tutte le brande di quella camerata senza che nessuno di loro muovesse un dito, dopo questa bravata rientrò nella sua camerata, di li a poco arrivò l’Ufficiale di picchetto lo prese in consegna e lo portò in cella per 15 giorni di C.P.R. aggiunti ai 55 precedenti sono diventati 70 tutti da scontare.

Questo piccolo paesino fatto più che altro di caserme non dava niente di particolare durante la libera uscita  non se ne vedeva uno, tutti racchiusi in casa, circolavano solo militari, io e i miei amici più stretti abbiamo provato ad uscire in paese, solo un bar aperto, dentro tutti militari creavano una gran confusione, gli abitanti non gradivano la nostra presenza perché gli era rimasto impresso nella loro mente quello che i militari hanno fatto alle loro donne nel periodo dell’ultima Guerra  Mondiale e non l’hanno mai dimenticato. Questa aggregazione a Villa Vicentina sta per volgere al termine con la speranza che il futuro sia migliore, si torna alla Caserma PIAVE, quel che succederà dopo ve lo racconterò nel prossimo Capitolo non perdetevelo. SAN MARCO!

 

 

CAPITOLO 5

Dopo l’estenuante aggregazione a Villa Vicentina, siamo rientrati alla propria Caserma, siamo all’inizio di Agosto e forse ci danno un po’ di tregua, ormai anche gli anziani sono tutti in caserma, per noi le notti sono poco tranquille, perché per qualcuno che non vorrebbe rispettare le loro regole, si scaricano dei forti temporali (gavettoni) questi avvengono dalle 2 alle 3 di notte, oltre ad essere da circa 25 litri di acqua, sono composti da scarti di cucina, pasta – ed in qualche caso, grasso – olio – e latrina, qui si tratta di perdere sonno per almeno un’ora  perché l’urlo di quello che lo riceve e la caduta del vecchio contenitore da cucina usato è forte e di soprassalto ti sveglia, io personalmente non ho mai avuto nessun problema ma per quelli che lo ricevono  deve  essere un momento bruttissimo .

Dopo un paio di giorni di caserma, il Tenente responsabile del piccolo reparto Zappatori, interpella tutti Lagunari chiedendo se cera qualcuno che da borghese praticava nel campo edile e che si dovevano fare dei lavori all’interno della caserma, promettendo che alla fine dei lavori avremmo goduto di una licenza a premio, io e altri due amici abbiamo accettato, ci siamo procurati degli attrezzi necessari e iniziato i lavori accanto ad un anziano Lagunare  muratore della caserma, dopo una decina di giorni abbiamo concluso i lavori previsti, il giorno successivo ci presentiamo dal Tenente chiedendo quando si poteva godere la licenza promessa, ci disse che si era aggiunto un altro lavoretto, la messa in opera di un piccolo caminetto al bar riservato agli Ufficiali però la disponibilità dei materiali momentaneamente era sospesa, qui nasce il sospetto che non avremmo mai goduto di nessuna licenza perché dopo pochi giorni, tutto andò in fumo non era possibile per mancanza di tempo, dopo due giorni ci trasferirono al COMANDO GENERALE del RAGGRUPPAMENTO, CASERMA PEPE LIDO DI VENEZIA .

Arrivati alla Caserma PEPE, la vita era da clima di ferie, nessuno faceva scherzi, anche perché  essendo al Comando si era più esposti a delle punizioni rispetto alle altre caserme, non si faceva quasi nulla perché di Ufficiali se ne vedevano pochi in caserma, di sera si andava in libera uscita, si mangiava un piccolo gelato, si passeggiava osservando i turisti di ogni Nazionalità e di ogni Regione d’ITALIA  seduti al ristorante a godersi la vera cena a base di pesce e di tante altre cose, io e i miei amici dopo aver preso la DECADE (stipendio da militare 10 giorni = 1500 lire) siamo andati nella più scadente trattoria e ci siamo fatti un piatto di spaghetti al pomodoro e una bella cotoletta alla Milanese, un quarto di vino rosso, con 750 lire ce la siamo cavata, la metà della paghetta se ne andata, il resto lo dovevi gestire con delle piccole aggiunte che ogni mese la famiglia mi mandava, perciò le altre sere quello che vedevi era proibito dalle possibilità economiche. Durante la permanenza a LIDO abbiamo avuto l’occasione di passare due Domeniche e avevamo la possibilità di avere il permesso giornaliero, sempre se non eri di servizio, alcuni Lagunari Veneziani anno avuto la fortuna di poter in qualche modo cambiarsi in borghese con l’aiuto di parenti o conoscenti e stare in spiaggia anche con la propria fidanzata, la spiaggia confinava con la strada separata da una rete alta alcuni metri, noi non Veneti abbiamo pensato di passare il tempo nei pressi di imbarco dei passeggeri, lo avevamo chiamato il gruppo d’attesa, dopo appena sbarcati i passeggeri,  se si sentiva dall’accento che erano delle tue parti venivano contattati, nel caso abitassero poco distante dal paese nostro gli si sarebbe chiesto gentilmente se potevano portare i saluti ai propri famigliari, questo è avvenuto per i miei due amici della provincia di Bergamo e di Brescia, hanno avuto fortuna, questi signori il giorno dopo il rientro della gita anno  portato il messaggio ai familiari .

Alcuni giorni prima di rientrare alla nostra caserma, dopo colazione ci portano non so dove, per la prima volta fare un giro con i nostri MEZZI ANFIBI  in mare, il comando lo prese un Capitano come al solito da noi sconosciuto, ci imbarchiamo, si parte, noi non sappiamo per dove, i tre mezzi in fila indiana distanti dalla costa circa 200 MT il Comandante era sullo stesso Anfibio dove io ero imbarcato, seduto sulla cabina di pilotaggio, dopo un lungo percorso, stanchi di non poter vedere nulla, ogni tanto si sbirciava fuori rimanendo in punta di piedi, uno di noi , vede lontano sulla terra ferma un grande cartellone, arriviamo ad una distanza in cui si poteva leggere, era scritto con caratteri molto grandi che a circa un chilometro si poteva leggere, la scritta era ATTENZIONE PERICOLO NON AVVICINARSI, IL Comandante non vede o non le dà importanza, dalla terra ferma oltre il cartellone spunta la sagoma di una persona, di corsa ci corre in contro, si sbracciava indicando le scritte sul cartello , vuole indicare di non avvicinarsi, ad un certo punto si è persino inginocchiato, forse pregava per noi che non ci succedesse nulla, a quel punto avvertimmo il CAPITANO, il quale punta il mezzo verso terra, la persona a terra era disperata noi capimmo che veramente c'era pericolo, quando il Capitano capì era troppo tardi i cingoli degli Anfibi toccarono terra e tutti e tre sbarcarono sulla terra ferma, quel  signore vestito in borghese non appartenente a nessuna istituzione e alla sicurezza, sgridò il Capitano le disse di scendere solo lui, le fece vedere il perché cera il cartello e perché disperatamente voleva allontanarci dalla costa, per 200 metri era disseminata da GRANATE  DA 150 inesplose  noi vedemmo tutto questo dall’interno del mezzo, sembravano essere state lucidate da poco, cautamente ci fece scendere uno a uno dal davanti dell’Anfibio , una di queste si trovava a 20 cm dal cingolo sinistro dell’Anfibio dove io ero imbarcato, quando il signore ce l’ha mostrata siamo rimasti un attimo senza fiato, se l’avesse centrata,

(SICURAMENTE NON SAREI QUI A RACCONTARVI LA MIA STORIA!!) Siamo rimasti fermi per parecchi minuti il custode e il Comandante si sono parlati e ci fecero scendere ed allontanare dal posto pericoloso in una zona sicura dove il mare era stato verificato il giorno precedente, con la massima attenzione, i conducenti sono riusciti a ripercorrere lo stesso tragitto a marcia indietro e portarsi al sicuro, dopo l’operazione di allontanamento dal pericolo ed aver di nuovo toccato terra, i piloti sono usciti dalla cabina di guida e ci hanno detto che la tensione durante la manovra di allontanamento era altissima, poi noi tutti abbiamo deciso di chiedere al Capitano da dove arrivavano e perché non erano messe in sicurezza, quel signore le disse che tre giorni prima una forte mareggiata ha rimosso da un fondale questi residui bellici dell’ultima GUERRA MONDIALE dove ritenevano fossero al sicuro, la potenza del mare le ha fatte ruzzolare fino alla costa, in quel punto non passa mai nessuno, dovevano preparare tutto il necessario per farle esplodere,  guarda caso solo noi siamo passati!! Durante l’ultimo tratto per arrivare al punto di riferimento stabilito, tutti noi siamo rimasti ammutoliti ed ognuno dentro di sé pensava a quello che sarebbe successo se avessimo toccato una di quelle. La prima volta in mare con gli ANFIBI ci ha regalato questa brutta AVVENTURA fortunatamente conclusasi nel migliore dei modi. La permanenza alla caserma PEPE durata due settimane è finita, si ritorna alla nostra caserma le ferie sono finite, quello che avverrà prossimamente lo racconterò nel prossimo Capitolo. SAN MARCO!

 

 

CAPITOLO 6

Rientrati alla nostra caserma PIAVE, si avvicina la fine di Agosto, la vita continua con un po’ di palestra e qualche chilometro di corsa, calzando scarponi al campo all’esterno della caserma, lo definivano campo sportivo, all’infuori del sentiero calpestato ai bordi del campo, per il resto l’erba era alta 40 cm mai stata tagliata. ogni tanto qualche Lagunare anziano ci diceva che poteva capitare che, all’improvviso poteva suonare l’allarme, questo ci preoccupava un po’, perché se fosse successo di notte, visto la prima volta appena arrivati, anche se falsa, non sarebbe stata tanto piacevole.

Effettivamente non sono passati molti giorni, eravamo ai primi di Settembre, dopo aver cenato, di corsa in camerata, appena depositato piatto e gavettino, l’intenzione era di uscire in libera uscita, improvvisamente suona l’allarme, velocemente ci preparammo con tutto il necessario per affrontare una eventuale uscita per addestrament , senza sapere dove e per quanto potesse durare (ALTRO CHE LIBERA USCITA!!)

Nel giro di pochi minuti eravamo schierati in cortile, plotone per plotone, arrivano i camion e una jeep con a bordo un Capitano di un’altra caserma ed il nostro Tenente Medico, ci caricano sui camion, si parte erano circa le 18:30,

Durante il viaggio ci siamo chiesti dove ci avrebbero portati, qualcuno diceva, ci portano fuori e dopo un po’ ci riportano in Caserma, fosse stato vero!!! Arrivati al mare, punto di partenza, noi non sappiamo dove ci troviamo, scesi dai camion ci viene imposto di far silenzio e di metterci in fila indiana, si parte al passo di marcia abbastanza sostenuto camminando sulla spiaggia, sulla sabbia asciutta con gli scarponi anfibi di cuoio, questi ci creano delle difficoltà nel camminare, il Comandante a bordo della jeep ci controlla a distanza, dopo due ore di cammino, ci fa sostare per qualche minuto necessario  per i propri bisogni fisiologici, dalla tabella di marcia risulta che siamo in ritardo, aumenta l’andatura, nel silenzio della sera si sentono solo gli scarponi che affondano nella sabbia, ad un certo punto ci troviamo davanti ad un promontorio che sporge in mare calmo, si potrebbe evitare percorrendo sulla terra ferma aggirando l’ostacolo, no, l’ordine è di andare in acqua, si percorrono più di 30 MT con l’acqua che trabocca negli scarponi creando dei problemi ai piedi, io fortunatamente avevo un numero in più di scarpone e non mi ha dato dei grossi problemi, invece quelli che li avevano precisi li sentivi lamentarsi sottovoce, le ore passano, la stanchezza si fa sentire, ogni tanto si da un’occhiata all’orologio, si fa quasi notte, alle 23,40 il Comandante da ordine di fermarsi, ci fa ripartire e deviare per qualche decina di metri, vicino ad un frutteto, ci informa che non ci sarà nessuna possibilità di piazzare le tende e di trovare sul terreno un punto per dormire a cielo aperto, cioè sdraiati per terra, nessuno monterà di guardia, meno male, si indossa la giacca a vento si toglie dallo zainetto quella specie di coperta, si cerca di spianare un po’ il terreno e zainetto sotto la testa, dopo alcuni minuti eravamo tutti in un sonno profondo, solo la sveglia del mattino riuscì a svegliarci, dopo la sveglia vicino alla cucina da campo c’era un piccolo serbatoio dell’acqua solo per lavarsi le mani e il gavettino, tutti in fila a prendere il caffè e latte con un pacchetto di gallette dure al punto che se ci passava sopra un cingolato non avrebbero fatto una piega, la fame era tanta e con pazienza, in qualche modo qualcosa abbiamo mangiato. Il Tenente ci avverte che saremmo rimasti li sia a pranzo e cena, e di cercare di riposarci il più possibile, per fortuna alcune piante del  frutteto facevano ombra e ci è andata bene. Arriva sera, dopo cena, fornita dalla cucina da campo, ci riempiamo le borracce di acqua, prepariamo lo zainetto, pronti per la seconda marcia notturna, alle 18,30 si riprende lo schieramento tutti in fila, si parte, il passo all’inizio era abbastanza sopportabile, poi col passare del tempo il comandante sempre dalla jeep faceva aumentare l’andatura, si fa buio, un Lagunare del nostro plotone lamenta dei problemi ad un piede, sorto la sera precedente dopo essere entrato in acqua, attira l’attenzione del Tenente e lo informa che non ce la fa più, a sua volta il Tenente avverte il Comandante il quale risponde di farlo continuare, passano pochi minuti, il Lagunare non ce la fa più, la sua disperazione lo porta ad insultare gli ufficiali e si ferma, il Comandante ferma la colonna, va verso il Lagunare, con violenza lo prende per le spalle lo porta in acqua per circa 20 m, porta il suo ginocchio sulla schiena e con un colpo lo stende in acqua con tutto quello che aveva addosso, questa scena è stata vista da tutti i Lagunari, qualcuno ha chiamato il Tenente Medico il quale aveva visto l’accaduto, si è avvicinato al Lagunare il quale toglie lo scarpone e le mostra una grossa vescica sotto il tallone, motivo del non poter proseguire la marcia, il medico ha chiamato il Comandante e alcuni Ufficiali testimoni del gesto ritenuto volgare ed ingiusto, ha ordinato il trasferimento dell’infortunato sulla jeep, dopo averlo medicato, le promise che avrebbe denunciato l’accaduto al comandante di Battaglione appena sarebbe rientrato in caserma, per lui la estenuante marcia forzata era finita e ha seguito con dispiacere dalla jeep fino alla fine della manovra di addestramento. Dopo questo incidente di percorso, riprendiamo la marcia, in noi c’era molto nervosismo e il silenzio si era interrotto per qualche minuto, le imprecazioni verso il Comandante furono diverse e pesanti (UN GESTO SIMILE NON LO AVREBBERO FATTO NEANCHE IN TEMPO DI GUERRA) il cammino è ancora lungo, la stanchezza comincia veramente farsi sentire, l’orologio sembra sia fermo, raggiunge le 23:30 circa, finalmente il Comandante ferma la marcia, abbiamo raggiunto l’obbiettivo previsto, qualche decina di metri e ci fermiamo in una zona abbastanza alberata, si ripete quello che abbiamo fatto la sera precedente, ormai era previsto che si sarebbe dormito per terra, il posto era migliore del primo, il terreno era piuttosto sabbioso e comodo, certamente non era molleggiato, il mattino, dopo la sveglia abbiamo notato che c’era anche qualche formica a farci compagnia. Dopo due notti rispunta l’alba e gli ordini sono uguali del primo giorno, la domanda che ci ponevamo era quella del quando sarebbero finite queste notti MAGICHE, nessun Ufficiale si sbottonava, alla domanda , la risposta era, non so, fortunatamente il tempo era bello, se avessimo preso un temporale durante la notte senza aver piazzato nessuna tenda, allora si che sarebbe stato tragico, anche il secondo giorno sta per finire, dopo cena, ci si prepara per la terza serata di ( GALA ) 18:30, si parte, ormai siamo quasi in forma, la cadenza del passo sembra non essere insopportabile come le prime due notti, si viaggia per ore  come è stato prestabilito dai grandi capi, di chilometri sotto gli scarponi ne sono già passati parecchi, si avvicina l’ora del traguardo della terza notte MAGICA, si guarda l’orologio e si spera di non essere in ritardo sulla tabella di marcia, dopo quasi cinque ore di marcia il Comandante ferma la colonna, ci fa spostare dalla spiaggia come al solito qualche decine di metri, arrivati in zona bivacco, ci comunica che quello che era previsto è stato raggiunto e che domani dopo colazione si ritorna in CASERMA.

Il mattino seguente dopo colazione il Tenente ci fa schierare, dopo pochi minuti arriva il Capitano, si congratula con noi per aver portato a termine quello che era in programma, circa 90 Km nei tempi  prestabiliti, e che da li a poco sarebbero arrivati i mezzi per riportarci in CASERMA dopo pochi minuti sono arrivati i camion e durante il ritorno tutti  contenti,   anche se stanchi, abbiamo intonato alcune canzoni  militari delle passate GUERRE MONDIALI accompagnandoci fino al rientro. Anche questa la aggiungo alle altre, prossimamente si vedrà non è finita, seguitemi nel prossimo capitolo è interessante. SAN MARCO!

( NOTA, PER RISPETTO DELLA PERSONA, IL NOME DEL LAGUNARE CHE HA SUBITO IL BRUTALE COMPORTAMENTO DEL COMANDANTE,  NON VIENE CITATO)

 

 

CAPITOLO 7

Siamo finalmente rientrati dopo un allarme durato tre notti di marcia forzata, oltre alla stanchezza, eravamo anche sporchi fisicamente, in caserma le docce dopo 10 minuti non avevano più acqua calda, perciò abbiamo pensato io e altri miei compagni  di smontare un rubinetto dai lavatoi in camerata e a turno senza perdere tempo sotto un getto d’acqua fredda  ci siamo ripuliti e rimessi a nuovo (questo metodo è stato usato anche in inverno). Per qualche giorno all’infuori dei normali servizi di caserma, per il resto era tranquillo, nel frattempo è arrivato un nuovo STENENTE di leva, il suo nome era FERRI abitava a PADOVA città, una persona molto fine di poche parole, ma molto umile, dopo pochi giorni di convivenza abbiamo capito che non era amante della divisa, la portava perché era costretto, a differenza degli altri che abbiamo avuto era quella di saper conquistare noi tutti senza un minimo di disapprovazione, tutto quello che ci faceva fare, da parte nostra era ben accetto, i risultati erano superiori ad altri, mai una volta ha usato la prepotenza nei nostri confronti, questo voleva dire che era intelligente e noi l’apprezzavamo molto, durante la permanenza in caserma ci capitò di uscire per addestramento con tutta la nostra Compagnia, prima di partire ci disse all’andata stiamo davanti, al ritorno ci mettiamo in coda, non sapevamo il motivo di questo cambiamento, il percorso era in aperta campagna, a metà del percorso cera una piccola fattoria, lui sapeva dal giorno prima che si faceva questo tragitto e probabilmente era tutto studiato nei minimi dettagli, al ritorno siamo rimasti in coda, arrivati alla fattoria ci disse che era l’ora dello spuntino e che all’interno della casa dell’agricoltore era tutto pronto e di fare in fretta altrimenti l’altro Tenente se ne sarebbe accorto, li erano in quattro a servirci con un sacchetto di panini freschi, salame, cipolline, un paio di bottiglioni di vino rosso, in 10 minuti 46 panini e tutto il resto sono spariti, abbiamo chiesto quanto si doveva pagare, lui ci disse, questo è in cambio delle soddisfazioni che mi  avete dato in questi pochi giorni, adesso bisogna raggiungere gli altri, con due panini un paio di bicchieri di vino in corpo siamo partiti a tutta, in poco tempo raggiungemmo il resto della compagnia, a circa un chilometro dalla caserma tutti d’accordo ci siamo lasciati staccare dagli altri, di corsa ci fece battere il passo fino all’arrivo in caserma, nel battere il passo non ce nera uno fuori tempo, la gente si affacciò alla finestra incuriosita dal rumore molto forte dei nostri scarponi sull’asfalto, il nostro Maggiore Comandante uscito dall’ufficio ci aspettò alla porta centrale e dopo un nostro attenti ed un saluto alla LAGUNARE, ci fece i complimenti. Questa non è stata l’unica volta che ci contraccambiava, un giorno ci disse, non preoccupatevi io ho la possibilità di farlo perché la mia famiglia non mi fa mancare niente. Lui se non era di servizio, tutte le sere tornava a casa in macchina, aveva il MAGGIOLINO e anche il PORSCHE  andava a casa dormire  e alle 6 del mattino era di nuovo in caserma. Con lui la vita anche se stressante, a differenza di prima è cambiata moralmente ed è molto importante, questo ci aiuterà ad affrontare altre avventure, la strada da percorrere è ancora lunga, il racconto continua nel prossimo Capitolo  SAN MARCO!

 

 

CAPITOLO 8

Dopo, un breve periodo di vita da caserma, si ritorna alla movimentata, in passato abbiamo avuto modo di provare i mezzi Anfibi solo una volta, se togliamo l’incidente di percorso, era solo una prova di ambientamento, non passa molto tempo e un mattino il Tenente ci avverte che dopo colazione, si parte per un addestramento con i mezzi Anfibi, forse si rimarrà qualche giorno in tenda, come al solito non si sa dove si va , si parte, il tragitto non è molto lungo, perché abbiamo avuto il tempo di piazzare le tende e aspettare che ci dessero il rancio di mezzogiorno, eravamo in una zona abbastanza lontana dal centro abitato, isolati da tutto e tutti, nel pomeriggio il Comandante ci spiega alcune cose relative allo sbarco in mare e come dovevamo comportarci, dopo di che, plotone per plotone ci fanno fare un po’ di esercizi fisici, arriva l’ora di cena preparata dalla cucina  da campo,  dopo aver lavato e deposto il piatto e relative posate in tenda, come al solito si formano gruppetti tra amici ristretti, si parla soprattutto cosa succederà durante lo sbarco, il tempo passa e si fa buio presto, dopo aver spalmato faccia e mani con un po’ di pomata antizanzara, tutti in tenda a riposare , aspettando il nuovo giorno, dopo una bella dormita, arriva l’alba e la sveglia, il Tenente ci avverte di calzare gli Anfibi di tela e salvagente, dopo colazione tutti schierati per due, ci portano a fare quattro passi lungo la spiaggia deserta, il clima era abbastanza caldo e qualcuno ha lanciato la proposta al Tenente se si poteva fare il bagno, lui rispose se arrivano gli Anfibi lo facciamo nel pomeriggio, effettivamente al ritorno al campo erano gia li pronti per imbarcarci, prima del rancio il Comandante chiama a rapporto il Tenente e le da ordine di prepararsi con niente addosso che potesse danneggiarsi, a sua volta riferisce a noi l’ordine, l’interrogativo in noi era quello di riuscire a stare in piedi e di non bere acqua salata durante lo sbarco, dopo il rancio ci preparammo in tenuta da sbarco, arriva l’ora x e ci imbarchiamo plotone per plotone su ogni Anfibio, al Comando il Capitano sull’Anfibio di centro in formazione, si parte, dopo aver percorso alcune centinaia di metri lungo la costa si dirige verso il largo, raggiunto il punto di partenza, gli Anfibi si portano a distanza l’uno dall’altro  per poter allineare lo sbarco come previsto,  tutto è pronto viene dato ordine di partire in sincronismo, all’interno del mezzo eravamo tutti pronti, in silenzio aspettando che il portellone si aprisse, arrivati a circa ottanta metri dalla costa l’Anfibio del comandante per primo tocca il fondo con i cingoli, da ordine di sbarco, velocemente su due  fila  una di destra e una di sinistra si sbarca creando una specie di coda di rondine l’ultimo a sbarcare per ogni plotone è stato l’Ufficiale, mentre il Comandante era sopra la cabina di pilotaggio in posizione per poter verificare il risultato dello sbarco, non a tutti gli è andata bene , io ho visto il mio compagno il primo a scendere, quasi andava in capriola, arrivato sulla punta del portellone una buca la fatto volare in alto, fortuna vuole che era preparato a tutto ed è riuscito a stare in equilibrio, alla fine il Comandante a detto che la prova era riuscita bene, dopo questa prima prova ci siamo resi conto che lo  sforzo per arrivare di corsa sulla spiaggia è stato notevole, dopo esserci cambiati e messo le tute sulla sabbia ad asciugare, il Tenente ci informa che il mattino dopo si rientrava in caserma. Cosi è stato si ritorna, chissà quando avremo un attimo di pace? (forse il giorno del congedo). Arrivano le prove più importanti, ve lo dirò nel prossimo Capitolo. SAN MARCO!

 

 

CAPITOLO 9

Dopo il rientro In caserma da una prima esperienza di sbarco in mare con i mezzi Anfibi, si pensa che prossimamente ci sarà una vera esercitazione però non si sa quando avverrà, intanto si comincia dare il cambio agli anziani andati in congedo, fare la guardia ai Forti, di LIDO – MARGHERA – l’altro  SANT’ANDREA a fianco del canale che porta a BURANO e MURANO, quest’ultimo è il più lontano da Venezia, ed il primo a farci fare questa nuova esperienza, la durata è di una settimana, dal martedì al successivo martedì il cambio, la squadra di otto militari per la guardia  più un caporale capoposto responsabile della squadra, il quale ogni due ore ci faceva fare il cambio con altri due che smontavano, in questo caso il caporale era uno degli anziani, qui il problema era la gestione dei viveri perché non c’era modo di farlo giornalmente, tutto il fabbisogno per la sopravvivenza veniva fornito il giorno della partenza e doveva durare una settimana, nella nostra squadra c’era un Lagunare che da civile faceva il fornaio e aveva la passione della cucina, effettivamente è stato bravissimo nel distribuire il tutto e fare da mangiare molto bravo. Le notti erano lunghe da passare, perché non si sentiva alcun rumore, al massimo sentivi quella piccola onda della Laguna sbattere contro il muro di cinta, mentre durante il giorno si vedevano passare sul canale per MURANO barche cariche di turisti e anche qualche copia di fidanzati con la loro piccola barchetta si fermavano a prendere il sole poco oltre il limite invalicabile di 50 metri. Dopo una settimana arriva il cambio da un altra caserma e noi torniamo alla nostra, questa prima volta anche se le notti erano lunghe, non è andata male, molto meglio che essere in caserma.

Siamo arrivati oltre metà Settembre, pochi giorni di permanenza in caserma e il nostro STENENTE ci informa dell’imminente partenza per PORTO CALERI – DELTA PADANO, il giorno 30 Settembre ci aspetta una Manovra molto importante, effettivamente otto giorni prima si parte, arrivati a destinazione ci fanno accampare in un caseggiato abbandonato molto grande, senza piazzare le tende, ci assegnano ad ogni plotone il posto dove dormire, si gonfia il materassino si mette sopra la solita coperta da campo, dopo aver sistemato il tutto, adunata, il comandante ci informa che il 30 SETTEMBRE ci sarà una importante Manovra, con la partecipazione dei PARACADUTISTI , in presenza delle più alte CARICHE MILITARI  DELLO STATO ITALIANO, questa MANOVRA sarebbe stata molto importante per il futuro dei LAGUNARI, bisognava dare il tutto per tutto delle nostre capacità.

Giunge l’ora del rancio effettuato dalla nostra cucina da campo, dopo il rancio e il riposino, il nostro TENENTE ci mostra poco lontano una impalcatura in ferro alta diversi metri IN FASE DI COMPLETAMENTO, la stava montando il GENIO MILITARE, la quale serviva da gradinata per le autorità di cui precedentemente il Capitano ci ha informati, al piedi della gradinata un piccolo ramo del PO largo circa 20 metri, in questi giorni di attesa a turno si monta di guardia, io fortunatamente non sono capitato a doverla fare, prima di sera ci danno un barattolino di crema antizanzara da spalmare sulle parti scoperte, già usata in un’altra occasione, solo che qui, le zanzare andavano a sciami, la cena non si poteva consumare perché all’interno del pentolone non vi era solo pasta ma anche zanzare, come te la mettevano nel piatto si andava al canale e si buttava in pasto ai pesci, questo problema ci obbligava a spostarci di qualche centinaio di metri per raggiungere un paesino dove in un piccolo bar facevano panini con salumi “MORTADELLA“ la prima sera pochi hanno potuto mangiare, perché il gestore non era preparato a questa invasione, il giorno dopo e per tutte le altre sere non  ha fatto mancare niente, anzi,  ha fatto degli incassi che mai aveva fatto in precedenza.

La vita era tranquilla, durante il giorno gli ufficiali impostavano come ci si doveva muovere sul terreno per contrastare i PARACADUTISTI dopo il lancio, durante la manovra, i nostri LAGUNARI INCURSORI facevano delle prove di addestramento nel canale, a nuoto da un sponda all’altra con fucile e il pugnale fra i denti.

Sono passati i primi tre giorni di tranquillità, purtroppo, quel Lagunare nostro compagno, reduce da un problema durante le tre notti Magiche (DIREI TRAGICHE) posso dire PERSEGUITATO dalla mala sorte, dopo un turno di guardia, gli viene imposto di proseguire con altre 24 ore dal vice Comandante della nostra compagnia ingiustamente, perché dopo un turno di guardia è obbligo un turno di riposo prima di rimontare, questo TENENTE a due stellette forse smanioso di fare CARRIERA lo obbliga, ne nasce una accesa discussione, il Lagunare durante la discussione gli tocca la spalla, IL TENENTE URLA (GUARDIE LEGATELO ALL’ALBERO!!!) le guardie ubbidirono all’ordine, a un metro di distanza cera un grosso albero, li Lagunare senza porre resistenza si lascio legar !! Noi tutti provammo disappunto per l’accaduto, purtroppo il Comandante non era presente, era rientrato in caserma e fino il giorno prima della manovra non l’avremmo più visto, (DARE UNA PUNIZIONE DEL GENERE IN TEMPO DI PACE HA DELL’INCREDIBILE) purtroppo, nel  silenzio della notte si sentiva questo nostro compagno urlare come una iena, era disperato, noi tutti non riuscivamo a dormire facevamo dei ragionamenti di gruppo, qualcuno voleva persino liberarlo, poi purtroppo le leggi militari sono rigide ed è facile incappare in punizioni molto pesanti, il mattino seguente dopo la sveglia viene slegato, era visibilmente molto provato, non parlava con nessuno, si pensava che almeno durante il giorno fosse libero, invece no, perché quel disumano di TENENTE lo obbligò alla pulizia dell’accampamento, la sera successiva  e l’altra ancora di nuovo LEGATO ALL’ALBERO totale tre notti e tre giorni in condizioni disumane, alla fine noi eravamo preoccupati, avevamo paura che le succedesse qualcosa, le condizioni psichiche erano distrutte, non voleva vedere nessuno. Arriva il giorno del rientro al campo del Comandante, immediatamente è stato avvertito dell’accaduto e subito dopo chiamò il Lagunare a rapporto e alcuni testimoni fra questi il nostro STENENTE, successivamente il suo vice Comandante, a quanto pare dopo la Manovra al suo rientro in caserma si sarebbe beccato una bella punizione, forse anche il blocco della Carriera, Per noi questo è stato un momento di liberazione dal pensiero preoccupante per il nostro compagno, il quale dopo aver parlato con il Comandante, ha avuto assicurazioni che il vice Comandante non avrebbe mai più mosso un dito nei suoi confronti.

Arriva  il 30 Settembre, tutti pronti per la grande prova, dopo colazione, tutti quanti ci disponiamo nei vari punti in cui tatticamente i nostri Ufficiali avevano studiato, la zona era molto insidiosa per i PARACADUTISTI tra canneti e piccole zone paludose noi saremmo stati molto avvantaggiati. Arrivano tutte le alte cariche MILITARI, si accomodano in torretta comodi in attesa dell’ aereo dei PARACADUTISTI, verso le 9,30 arriva sopra le nostre teste, cominciano a lanciarsi a gruppetti dall’aereo, toccano terra e per noi è stato un gioco circondarli e disarmarli, in pochi minuti la manovra è stata portata a termine brillantemente. Al termine il nostro Comandante ci riferì che dalla tribuna i grandi capi hanno applaudito e si sono congratulati con i nostri Ufficiali presenti per la grande prova che i LAGUNARI HANNO DIMOSTRATO SUL CAMPO, questa è stata premiata dal nostro Comando con un cippo in marmo come premio a ricordo di tutti quelli che anno partecipato, questo è stato posato nel cortile della  caserma PIAVE e per ricordo ci hanno donato una foto, la quale io conservo gelosamente, (QUESTA FOTO E SUL SITO NELL’ARCHIVIO STORICO DEI BAFFI (C.M. ALESSANDRO POLLEDRI).

Questo ricordo viene tormentato dalla bruttissima vicenda avvenuta per la seconda volta, ad un nostro compagno  Lagunare ancor più pesante della prima, sicuramente nessuno a dimenticato. Anche Settembre se ne andato per me non è finita, la storia continua seguitemi nel prossimo Capitolo. SAN MARCO!

 

 

CAPITOLO 10

Siamo tornati da PORTO CALERI, soddisfatti per aver portato a termine con successo la Manovra  si spera di avere almeno qualche giorno di tranquillità, effettivamente per qualche giorno tutto prosegue tranquillo, nel frattempo, per ogni plotone due LAGUNARI ricevono i gradi da caporale uno di questi sono io, questo fa sì che ai qualche responsabilità in più, il giorno dopo il STENENTE ci informa che nel pomeriggio, si passa in armeria, ci daranno dei caricatori con munizioni vere, li dovremo caricare per il giorno dopo, saranno utilizzati in una esercitazione, cosi avvenne, in poco tempo abbiamo concluso il tutto, il giorno successivo, dopo colazione si calzano Anfibi di tela , ci portano in una zona non troppo lontana, li tutto è pronto per l’esercitazione, oltre alle munizioni preparate il giorno precedente, ci danno anche una bomba a mano da esercitazione, in questa occasione partecipano tutti anche due nostri compagni, che, per loro fortuna essendo impiegati al Comando in alcuni casi non anno partecipato alle fatiche, uno di questi era molto preoccupato e lo dimostrò al Capitano nostro Comandante, questi se lo prese vicino a lui, ci spiega come ci dobbiamo comportare e di stare bene allineati, io avevo il compito di mantenere la mia squadra assegnatami sul campo, il terreno era arido e ghiaioso con dei piccoli cespugli, l’obbiettivo finale era di circa trecento metri, si parte di corsa e a piccoli sbalzi, arrivati al primo  obbiettivo, ci da ordine di lanciare la bomba, tutti la lanciano abbastanza lontano (il Lagunare vicino al Comandante, ci manca poco che glie la tira sui piedi, a un paio di metri, fortuna vuole che il Comandante aveva gli occhiali da sole, una piccola scheggia le ha colpito una lente rompendola senza provocare danni fisici), tutte sono scoppiate, si prosegue, raggiunto l’obbiettivo finale da ordine di sparare, si spara a raffica svuotando il caricatore, un Lagunare della mia squadra si gira con il fucile puntato verso di me e mi dice si è inceppato, bastava un movimento che poteva partire il colpo, girati con quel fucile le gridai, immediatamente lo puntò in zona libera, ancora una volta il rischio di lasciarci la pelle, in mezzo a tanti c’è sempre qualcuno che si fa prendere dal panico e non si rende conto di quello che può combinare. Alla fine il Comandante ci disse che qualche giorno ci avrebbe riprovato, ma questa volta senza fucile, con due bombe a mano, però quel Lagunare che ha paura non parteciperà le lancerà singolarmente non in gruppo. Dopo due giorni si ritorna, come al solito spiegazioni ecc… ecc… fa tirare le due bombe al Lagunare singolarmente, noi in pochi minuti abbiamo concluso la nostra esercitazione, alla fine il Comandante ci dichiarò che era soddisfatto di come si è svolta questa prova D’ASSALTATO. Anche questa prova è superata, sono più di sette mesi che non vedo la mia famiglia ho voglia di vederla, vediamo cosa si può fare, ve lo racconterò nel prossimo Capitolo. SAN MARCO!

 

 

CAPITOLO 11

Dopo oltre sette mesi senza vedere i miei famigliari, penso sia giunto il momento di chiedere una piccola licenza, sperando che nell’immediato non ci siano altri impegni, appena rientrato dall’ultimo addestramento  ho contattato il Maresciallo di Fureria  Castagna ho chiesto se si poteva avere una piccola licenza almeno di un 48 ore, non mi è stata concessa, motivo, doveva firmarla il CAPITANO il quale per qualche giorno si sarebbe assentato, allora chiesi un 36 ore, ove tutti i  VENEZIANI della zona se non erano di servizio, tutte le settimane ovviamente quelle poche fatte in caserma ne hanno goduto, quel R…O in C..O ha avuto il coraggio di negarmelo, le dissi che se non lo firmava, sarei andato direttamente dal MAGGIORE Comandante della caserma, a questo punto si è reso conto che avrei fatto sul serio lo firmò, ma la consegna del permesso avvenne alle 11 non un minuto prima, mi voleva far perdere il treno in partenza alle 11:25, dalla caserma alla stazione ho dovuto mettere le ali per arrivare in tempo, ci riuscii per pochi secondi altrimenti avrei perso altro tempo prezioso, dovevo fare da regolamento la tratta BRESCIA–CREMONA, sarei arrivato a casa alle 16 del pomeriggio, ho rischiato e ho continuato x Milano alla stazione di TREVIGLIO, sono sceso e di fretta mi recai sulla statale per BRESCIA deciso di fare autostop, la fortuna mi ha voluto aiutare, dopo pochi minuti un autista di un autotreno mi  suonò il clacson e si fermò, mi chiese dove andavo , le dissi, per Piacenza, mi rispose io faccio quella strada sali, tirai un respiro di sollievo, l’avevo azzeccata, da li a casa mia cerano circa 40 chilometri e presto sarei arrivato a casa, dopo qualche secondo l’autista mi disse, mi sono fermato perché ho visto che eri un Lagunare, mi chiese dove ero come caserma, le risposi che ero a Mestre,   caserma Piave, mi chiese se conoscevo il SERGENTE MAGGIORE di cognome GRIMALDI, si io lo conosco è addetto al magazzino, mi disse , quello è mio cugino quando torna al paese io e lui ci incontriamo e ne parla bene del corpo dei Lagunari, mi dice anche che la vita è dura ma è contento perché è un corpo che le piace, quando rientri se lo vedi me lo saluti, quei chilometri di percorso li ha fatti ad una andatura molto sostenuta perché quando le ho detto che era la prima volta dopo oltre sette mesi senza vedere la mia famiglia e con un permesso di 36 ore mi rispose, cercherò di fare il possibile perché ogni minuto di ritardo è prezioso per te, arrivati a due chilometri da CASTIGLIONE D’ADDA lo feci fermare, a circa un chilometro si vedeva dove abitavo, se non fosse stato per la strada stretta mi  avrebbe portato fino a casa, dopo averlo ringraziato e salutato, ripresi la strada a piedi e nel giro di pochi minuti , le 15 del pomeriggio , di sorpresa , entrai in casa e abbracciai mia madre e mio papà  poi tutti gli altri, in pochi minuti mi sono messo in borghese e mi recai al bar dove solitamente mi trovavo con gli amici, dopo un saluto ed un piccolo brindisi, ritornai a casa con i miei famigliari, mia madre mi chiese fino a quando rimanevo a casa, le dissi, domani alle 13:30 devo prendere il treno per il ritorno, ci rimase male  perché sperava almeno in qualche giorno, devo dire che dopo tanti mesi, avere soltanto 21 ore di tempo da distribuire tra famigliari e amici sono pochissimi se togli la notte di 7 ore ne rimangono 14, non ne vale la pena, ho dovuto farlo, altrimenti sarebbero passati altri mesi e i miei familiari mi avrebbero dato per disperso. Dopo questa piccola parentesi di 36 ore, vi invito al proseguo della mia storia nel prossimo capitolo. SAN MARCO!

 

 

CAPITOLO 12

Dopo una brevissima parentesi di 36 ore in permesso, sono rientrato in caserma più stanco di prima, ho fatto più ore di viaggio che quelli goduti in famiglia, la vita di caserma continua con servizi interni e preparazione fisica sempre aggiornata, sono passati pochi giorni, arriva il giorno di turno per la guardia ai  forti, per la prima volta io come caporale, ho la responsabilità di quello che poteva succedere durante il periodo al Forte, sapevo che prima o poi sarebbe toccato anche a me, allora il gruppo da me scelto precedentemente con il consenso dei miei compagni Lagunari, ho potuto scegliere con anticipo la mia squadra, l’unica cosa che mi è stata concessa durante il periodo rimanente del servizio militare, questo è stato forse un periodo di soddisfazione perché fra i miei compagni le richieste spontanee per poter aggregarsi sono state molto maggiori al numero necessario per il servizio che si doveva svolgere e questo mi ha fatto capire che ero ben voluto. Il Forte assegnato alla mia squadra è stato il FORTE LIDO la distanza dall’isola era circa 40 metri, l’acqua bassa di cui con la bassa marea si poteva raggiungere l’isola con gli stivali, per me era la prima volta e la preoccupazione che potesse succedere qualcosa non mancava,  però sapevo di avere con me persone fidate e sveglie. In quel Forte non eravamo solo noi di guardia, ma anche un Maresciallo  Veneto, aveva il compito di coordinare i lavori di manutenzione delle bombe effettuate da personale civile,  all’interno dei magazzini e probabilmente alla distribuzione delle pallottole di fucili in caso di necessità.

Dopo aver preso posizione all’interno, depositato lo zaino, si parte immediatamente con il primo turno di guardia, due per volta, mentre il resto della squadra prepara le brande con la biancheria pulita e soprattutto il Cuoco Lagunare nostro compagno, che la volta precedente al SANT’ANDREA  aveva gestito la cucina in un modo impeccabile, qui più facile ancora perché il Maresciallo tutte le mattine, si faceva portare sull’isola per la colazione, dava modo al nostro cuoco di andare con lui e poter fare la spesa, tutti giorni pane fresco e tutto il necessario giornaliero con una piccola aggiunta economica nostra si mangiava da Dio, un giorno il nostro carissimo cuoco ci disse voglio fare la polenta, però il paiolo è sporco, se me lo pulite compro il pesce e faccio il fritto,  non era mai stato usato, era sporco, tutto nero, bisognava fare in fretta e tirarlo a lucido, io per primo mi misi al lavoro e con l’aiuto di un mio compagno lo abbiamo tirato a lucido, arriva lui dalla spesa ci disse, il Maresciallo mi ha portato nella bottega dove lui si serve, mi hanno fatto lo sconto e non ho speso molto, io feci un giro di ricognizione, avvertii le guardie di turno che il cambio sarebbe avvenuto in anticipo, altrimenti la polenta si sarebbe raffreddata, la compattezza del gruppo è stata eccezionale, solitamente cercano di schivare il servizio, questi si sono spontaneamente esibiti al cambio dei compagni, quel pranzo è riuscito benissimo al punto di dire se ci lasciassero qui faremmo tutti la firma, i sette giorni sono passati in un volo, anche se la notte è sempre lunga ma non ci ha dato peso perché durante gli intervalli si dormiva, anche al cambio di notte nessuno ha dato problemi, bastava toccarli che subito si alzavano. Il maresciallo tutte le sere usciva, sempre accompagnato dal suo vogatore perché lui non sapeva remare, al ritorno verso le 22,30 erano quasi sempre alticci, per fare quei 40 metri ci volevano minimo 5 minuti, perché il Maresciallo le diceva (parlando in Veneto) vai piano che se no si rovescia, io non so nuotare. Una sera sono usciti e al rientro dopo aver fatto il pieno di rosso, fanno per salire sul battello attraccato alla riva, si trovano di fronte una sorpresa, in quel momento ce stato il cambio di guardia e io avevo la torcia, per caso la puntai verso l’isola vidi loro due avvicinarsi alla sponda dove attraccavano il battello, io e la guardia appena smontata  dal turno ci siamo fermati ad osservare la scena anche se si vedevano solo delle ombre, si sentivano le voci e si capiva cosa dicevano sempre in dialetto Veneto, il vogatore scese, trovatosi la barca occupata risalì, disse al Maresciallo la barca è occupata da due sdraiati sul fondo se non sbaglio sono un uomo e una donna, il Maresciallo le chiese, cosa fanno li ?

Fanno all’amore lui sopra e lei sotto, quelli imperterriti vanno avanti come se nessuno li avesse visti, il Maresciallo disse aspettiamo, quando loro hanno finito ce ne andiamo noi, speriamo facciano in fretta, io e la guardia ci spanciavamo dal ridere, alla fine i due fidanzati si sono alzati e mentre se ne andavano, il Maresciallo e il vogatore le dissero ai due, abbiamo aspettato fino alla fine, diteci almeno grazie!! Neanche quello, saliti a bordo il vogatore disse al Maresciallo, mentre lui era occupato a portare a termine il suo compito lei mangiava le arachidi, le bucce sono tutte sul battello,domani per compenso devo anche pulire, lui rispose, cosa vuoi ormai puoi fare solo quello, nelle nostre condizioni attuali è buona se riusciamo ad andare in branda senza fare il bagno! Il mattino dopo il vogatore mi disse non è la prima volta che succedeva. Nella vita può succedere di tutto, questa è stata divertente la prossima ve la racconterò nel prossimo capitolo. SAN MARCO!

 

 

CAPITOLO 13

Sembra incredibile ma succede anche questo nei LAGUNARI.

Fine Ottobre primi di Novembre, il nostro Tenente un mattino dopo la colazione ci ordina di prepararci per una missione importante, mentre lo diceva gli veniva da ridere, il nostro Plotone deve partire subito per LATISANA in cerca di razzi da mortaio inesplosi.

Effettivamente dopo lo otto, attrezzati di tutto il necessario si parte, dopo quasi tre ore di strada siamo arrivati alla caserma di fanteria, i militari erano circa 250, un loro Ufficiale ci porta in una camerata vuota isolata dai loro militari, dopo aver depositato lo zaino, ci si prepara per il rancio, il nostro Tenente ci porta alla mensa dove ad attenderci c’é il loro Maresciallo responsabile della  cucina, ci accompagna ad un tavolo preparato apposta per noi, in una tavolata unica, a fianco dei suoi militari, arriva l’ora del pranzo, mentre attendevamo si guarda i vicini che in quel momento si erano già serviti, come arriva il primo, rigatoni assomigliano a quelli del C.A.R. mentre l’addetto al servizio vicino al nostro tavolo mischia la pasta e la serve ai suoi compagni la nostra attenzione va fino in fondo, dopo un primo giudizio, in pochi secondi si decide che se è di quella qualità, noi ci rifiutiamo di mangiarla, da li a poco il Maresciallo accompagna uno dei suoi con il secchio di rigatoni al nostro tavolo, l’incaricato con fatica comincia a mischiarla, serve il primo poi un secondo ad un certo punto lo fermiamo e lo invitiamo a chiamare il Maresciallo, dopo pochi istanti si presenta e gli comunichiamo che noi quella pasta non la mangiamo perché fa schifo, allora ad alta voce disse ai suoi è buona la pasta? si!!! Risposero in coro, uno di noi disse saranno notti di temporali, il Maresciallo  ci disse che questo era paragonabile a diserzione, perché i suoi l’hanno sempre mangiata, improvvisamente spunta il nostro Tenente e dopo aver verificato di persona cosa ci avevano servito, richiamò a se il Maresciallo e le disse, noi LAGUNARI, siamo abituati mangiare bene, noi siamo qui per lavorare perché voi ci avete chiamati, lei adesso ci fa la pasta al ragù di carne, la bistecca, il dolcetto, altrimenti abbandoniamo la caserma, il Maresciallo non sapendo che pesci pigliare, va dal suo Comandante il quale dopo un piccolo colloquio con il Tenente ordina di fare quello che le era stato chiesto e lo eseguì, dopo qualche istante apparve il cuoco e ci disse se avevamo bisogno lui era disponibile a tutto, forse qualcuno le riferì quello che aveva sentito da uno di noi e questa sarebbe stata l’occasione per punire chi le stava di traverso, uno dei nostri le propose di preparare delle pentole vecchie e scarti di cucina, poi al resto ci pensavamo noi, volentieri, le rispose, visto la figura che hanno fatto se lo meritano, non tutti eravamo d’accordo ma la maggioranza si, erano decisi di fargliela pagare, partirono subito la prima notte con tre gavettoni, si davano il cambio tutte le notti dalle 2 alle 4, non era facile perché dovevano esporsi lungo il percorso da una camerata all’altra era abbastanza lungo e si poteva essere scoperti. Nessuno di loro durante la nostra permanenza ha mai detto niente, neanche ai loro superiori, l’ultimo giorno di permanenza qualcuno a riferito al nostro Tenente che non credeva che i LAGUNARI erano così cattivi per arrivare a tanto, lui rispose, noi abbiamo coraggio!!!  Il mattino della partenza per il rientro nessuno ebbe il coraggio di salutarci, e uno di noi disse, avete sbagliato e avete pagato, nei LAGUNARI chi sbaglia paga. Torno al nostro compito che dovevamo svolgere, quei militari qualche giorno prima anno effettuato i tiri con i mortai In Laguna, alcuni razzi  non sono esplosi, noi secondo loro dovevamo cercarli entrando in acqua, il nostro Tenente ci portò sul posto dove pressappoco , erano stati lanciati, ma l’acqua sporca non permetteva di entrare, poi il rischio di metterci un piede sopra era alto anche con l’acqua chiara, questo sopraluogo avveniva tutti i giorni, alla fine qualcuno ha riflettuto e ci fece sospendere le ricerche.

Dopo questa strana trasferta, si prosegue nel racconto al prossimo Capitolo. SAN MARCO!

 

 

CAPITOLO 14

Con la stagione autunnale, sembra sia arrivata  un po’ di calma, la vita si svolge particolarmente in caserma, qualche picchetto d’onore nei dintorni, soliti turni di servizio, esercizi fisici dimezzati.

Dopo l’autunno arriva l’inverno, Dicembre, troppo tempo abbiamo perso, bisogna recuperare, solitamente in quegl’anni a Dicembre a Santa Lucia era facile vedere una spruzzata di neve, non essendo arrivata, qualcuno ha pensato di farci un regalo, a metà mese, un giorno durante il pranzo, ci comunicano di ritirare una razione k, questa era la razione viveri giornaliera contenuta in una scatola metallica sigillata, all’interno c’era anche un pacchetto di sigarette nazionali da 10, dopo aver preparato tutto il necessario, pronti per partire, ci caricano sui camion e via, dove andiamo, nessuno ci dice niente, dopo un viaggio abbastanza lungo, verso le 16 del pomeriggio siamo giunti in un casolare abbandonato, anche qui come altre volte ad ogni plotone ci danno la camera da letto, come materasso un bel pavimento in mattoni, oltretutto le camere erano piccole e eravamo messi molto stretti, io e i miei due amici  abbiamo deciso di far posto agli altri, abbiamo chiesto al Tenente se si poteva dormire su un camioncino leggero, la richiesta ci viene concessa, trasferiti sul camion, depositiamo lo zaino prepariamo il materassino gonfiato, giunge l’ora di cena, non sapevamo come fare perché era la prima volta che ci davano questa razione, comunque c’era tutto il necessario per poter star leggeri, se ti mangi tutto, il pomeriggio del giorno dopo salti il pasto, arriva l’ora del silenzio, ci mettiamo nel camion, dormiamo completamente vestiti anche con la giacca vento e scarponi, fuori la serata sembrava tranquilla, però con il passare delle ore si sentiva sbattere il telone del camion sempre più forte a tal punto che dalle due di notte non abbiamo più dormito, ci siamo chiesti cosa succedeva fuori perché l’aria filtrava dalle fessure e non era per niente calda, verso le sei del mattino decidemmo di guardare fuori sbirciando attraverso la giunta del telo, c’era in corso una bufera di neve, sul terreno si erano gia depositati alcuni centimetri.

Qui la preoccupazione era, cosa ci facevano fare, suona la sveglia, giù dal camion, fortuna vuole che aveva smesso di nevicare, ma il vento era freddo, sembrava tirasse la bora, abbiamo fatto colazione con un po’ di latte fornito dalla cucina da campo, rifatto lo zaino, verso le otto ci schierano in attesa che giungono i carri Anfibi, meno male erano al coperto altrimenti il fondo si sarebbe ghiacciato, si sale e si parte, gli Anfibi scendono nel canale in fila indiana staccati di poco l’uno dall’altro, pensavamo che all’interno dell’Anfibio saremmo stati al riparo dal vento invece nel canale era ancora più forte, non si sapeva come metterci, il volto cominciava a screpolarsi i piedi freddi, arrivano le dieci, il vento sembra si stia calmando, tutto ad un tratto i motori dell’Anfibio davanti a noi si fermano, fermi tutti, qui viene il bello, non vogliono rimettersi in moto, il nostro Tenente vuole trainarlo con il cavo d’acciaio, si spoglia in mutande scende in acqua per agganciarlo, non ci riesce, ritorna sul carro, il freddo le faceva battere i denti, si infila dentro nella cabina di guida al riparo con alcune coperte da campo (roba da prendersi una polmonite), bene dopo altri tentativi sono riusciti a mettere in moto i motori e siamo ripartiti, il tempo si stava mettendo al bello, il vento si era calmato, nel tragitto abbiamo incontrato delle barche di pescatori i quali si dirigevano penso, verso il punto di raccolta del pescato. Il canale si allarga si intravede il mare, forse siamo quasi arrivati anche perché erano passate le 11 e la fame cominciava farsi sentire.

Il mare era abbastanza agitato e bisognava prendere il largo per poi ritornare alla riva altrimenti le onde avrebbero creato dei problemi seri, tutto sembrava tranquillo anche se ogni tanto qualche spruzzata di acqua arrivava all’interno dell’Anfibio, arrivati lontano dalla foce più di cento metri gli altri Anfibi si dirigono verso la costa, al nostro si spengono i motori!! eravamo in balia delle onde, all’interno dell’Anfibio cera il panico, il mezzo era ingovernabile, era come un ramoscello, si inalberava, l’acqua arrivava a pochi centimetri dalla sponda per poi risalire, la corrente ci portava lontano dalla riva, ad un certo punto io decisi di saltare sulla sponda del mezzo, davanti al posto del mitragliere che in quel momento era libero, invitai i miei compagni ad aiutarsi collegandosi l’un con l’altro appoggiandosi alle sponde, così riuscirono a frenare lo sballo, ad un tratto un Lagunare perde i sensi, sta male, nessuno lo può aiutare, fortunatamente sul nostro Anfibio cera il CAPITANO, il quale era seduto davanti sulla cabina di guida, ha fatto appena in tempo ad afferrare la maniglia altrimenti sarebbe finito in mare, da li riuscì in qualche modo comunicare con la cabina di pilotaggio e riferire il caso, immediatamente via radio hanno trasmesso a terra cosa stava succedendo , dopo un po’ io vidi due ambulanze giungere dove gli altri stavano attendendo senza poter fare niente per aiutarci, il tempo passa, arrivati ad un certo punto le correnti marine, cominciano a spingerci verso riva , fino che il mezzo Anfibio  toccò con i cingoli a terra ed essere trainato a riva, immediatamente il Lagunare fu soccorso e portato in Ospedale, da quel momento non abbiamo più avuto notizie di lui (quei momenti sono stati terribili, vedere un compagno che sta molto male, era adagiato sul fondo e sbatteva da una parte all’altra dell’Anfibio e non poter fare niente è bruttissimo,  per lui sono passati più di 40 minuti in quelle condizioni, in totale siamo stati più di un’ora e mezza in balia delle onde). Oltre i soccorsi, sul posto arrivò anche il nostro Comandante, tutti eravamo stravolti e stanchi, io sono stato il più fortunato di tutti, perché da sopra la sponda, non ho ricevuto colpi come tutti gli altri all’interno, certo che quando si impennava dava la sensazione che da un momento all’altro si potesse ribaltare, che mi ha fatto impressione è stata la preoccupazione del Capitano il quale alla fine era distrutto, sia per la posizione che si trovava a bordo, che per il Lagunare che ha avuto questa sfortuna. Alla fine di questa brutta esperienza la fame che avevamo prima era scomparsa, chiedemmo al Capitano se si poteva rientrare in caserma senza fermarsi per il pranzo, accettò la proposta, immediatamente siamo ripartiti per fare rientro in caserma (IL CAPITANO DURANTE L’INCONVENIENTE PERSE IL FOULAR E LA PRESENZA DEL COMANDANTE LO PORTO’ A CHIEDERMI IL  MIO, IL GIORNO DOPO ME LO COMPRO’ NUOVO, CHE CONSERVO TUTTORA).

Diverse sventure ci anno accompagnato in questo periodo, si spera non accada più niente, perché allora sarebbe troppo, mancano ancora alcuni mesi al congedo, seguitemi sempre e non vi annoierete, a fra poco con il prossimo Capitolo. SAN MARCO!

 

 

CAPITOLO 15

Dopo qualche giorno da quella bruttissima esperienza, si parla di licenze Natalizie, in effetti con qualche giorno di anticipo ho chiesto se mi concedevano una licenza per poter passare il Natale con i miei famigliari, speravo in un cinque giorni ma come al solito , per me ce solo un 48 ore, bisogna per forza accontentarsi di quello che ti danno , qualcuno protetto da qualche Angelo oltre al godimento dei 24–36 ore si è preso anche 3 giorni, i sacrificati sono quei pochi che per sfortuna abitano lontano e non sono Veneti (questi più i 36 goduti precedentemente sono gli unici goduti durante gli oltre 15 mesi di Naia, all’infuori della ordinaria obbligatoria per la quale se potevano non mi concedevano neanche quella). Anche questa volta alle 13,30 di SANTO STEFANO ero già sul treno per il rientro, arriva  anche Capodanno la Caserma è semideserta tutti Veneti a casa con un 24–36 concessi facilmente, noi  “forestieri” tutti di servizio. Passano tutte le festività e tutto rientra nella normalità, arriva la fine di Gennaio e questa volta ci informano che il 3 Febbraio effettueremo una manovra alla presenza delle più alte cariche Militari italiane  (probabilmente ci vogliono vedere fare il bagno d’inverno) il giorno prima ci dicono che la sveglia del 3 sarà anticipata di 30 minuti, e anche di metterci in tuta mimetica e stivaletti di tela per effettuare lo sbarco e di prendere con noi i vestiti di ricambio, fortunatamente il clima non è freddo, la sveglia viene effettuata a voce all’interno della camerata, fuori c’é buio, sul cortile i mezzi pronti per partire, appena dopo colazione il tempo per lavare il gavettino e via si parte, sempre senza sapere dove, dopo circa un’ora di strada,  verso le otto si arriva al mare, ad attenderci i nostri “amati” carri Anfibi, il mare era calmo, il timore che si spegnessero di nuovo i motori non c’era, il Comandante ci dà istruzioni di come si dovrà svolgere lo sbarco, il punto di riferimento dello sbarco era distante e non si vedeva la tribuna degli spettatori, dopo alcuni minuti arrivò l’ordine di partenza, i grandi capi erano arrivati sul posto ad attenderci, caricati sugli Anfibi plotone per plotone il Comandante al centro dello schieramento seduto sulla cabina di pilotaggio, si prende il largo per alcune centinaia di metri e si prosegue verso l’obbiettivo, in fase di avvicinamento si vedeva la tribuna, arrivati a circa un km dalla riva di fronte all’obbiettivo si preparano i mezzi allineati e distanziati l’un dall’altro, il Comandante da il via all’operazione, noi all’interno dell’Anfibio oltre alla buona riuscita , eravamo preoccupati per il bagno che stavamo per affrontare, arrivati a circa 60 metri dalla riva i cingoli toccano terra e dopo alcuni metri il comandante da il via allo sbarco, inconvenienti questa volta non ce ne sono stati e lo sbarco riuscì perfettamente, anche perché rispetto la prima volta l’ordine di sbarco lo effettuò più vino alla riva dove l’acqua era alta circa 70 centimetri, al termine, ci adunarono di fronte alla tribuna, erano passate da qualche minuto le 9, dopo i normali attenti e saluto, a turno tutti i GENERALI delle 1°- 2°- 3° - 4° CORPO D’ARMATA presero la parola complimentandosi della riuscita della manovra e tante altre cose, noi eravamo tutti bagnati e nessuno si preoccupava di noi, dopo più di un’ora l’ultimo GENERALE che prese la parola, chiamò il Tenente di un plotone, questo era  talmente arrabbiato che si presentò in modo scomposto, il GENERALE staccandosi dal microfono lo rimproverò, in risposta  le disse, siamo tutti bagnati e infreddoliti quando ci lasciate andare? IMMEDIATAMENTE ordinò il rompete le righe, noi  avevamo pensato che il Tenente venisse punito, invece ci informa che era suo zio e le aveva detto, ci sentiamo dopo. Prima di ripartire ci distribuirono quella specie di cognac da 65 gradi e una pastiglia di Chinino e ci caricarono sui camion per fare ritorno in caserma per il pranzo. Alla fine le abbiamo provate tutte, ci mancava solo bagno invernale, poi cosa succederà di nuovo, non sono finite, le leggerete nei prossimi capitoli. SAN MARCO!

 

 

CAPITOLO 16

Dopo il bagno invernale si ritorna alla normale vita di caserma sempre per tempi brevi, verso la fine di Febbraio  si ritorna un altra volta ai forti, questa volta ci tocca il Sant’Andrea, il tempo non è dei migliori, la nebbia anche se non troppo fitta ci rende la vita piuttosto nervosa, c’è sempre l’incognita che qualcuno venga a farti visita e con la scarsa visibilità può facilitare sorprese inaspettate, specialmente durante la notte, li si è isolati da tutti, il silenzio notturno fa si che le notti sembrino più lunghe, complice anche la stagione invernale, comunque con la squadra che mi trovo posso stare tranquillo perché di sicuro sono svegli più che mai, questa è la seconda volta che ci destinano in questo Forte, io spero di non ritornarci più, anche perché si fa a turni con tutte le altre caserme, cambiando anche le squadre, alla fine del settimo giorno ci danno il cambio e si ritorna di nuovo in caserma.

Il tempo passa, la voglia di rivedere la mia famiglia è tanta, questa volta chiedo l’ordinaria direttamente al Comandante di Compagnia il quale dopo una verifica degli impegni di addestramento, mi conferma per la metà Marzo, puntualmente firma la licenza e questa volta nessuno mi ferma anche se il Maresciallo me la voleva posticipare, perché aveva programmato i servizi e doveva rifarli anche perché non ero solo io ma anche i miei tre amici che solitamente la Domenica ci sacrificavamo per mandare a casa quelli che erano vicini, la licenza vola, al rientro mancano poco più di due mesi e non sono molti anche se non passano mai.

Siamo in primavera,  passano pochi giorni e questa volta ci trasferiamo a BIBBIONE PINETA per 10 giorni di campo, qui la vita non è dura, le giornate passano con qualche corsettina mattutina di un’oretta  sulla spiaggia deserta con il nostro Tenente sempre disponibile alla colazione intermedia, abbiamo posato anche per una foto ricordo con alla base la scritta del posto (presente nelle foto archivio dei baffi) nel frattempo abbiamo avuto modo di visitare sempre per motivi addestrativi anche la spiaggia di LIGNANO SABBIADORO ma solo in giornata, terminato si riprende di nuovo la via della caserma, siamo a 45 giorni dal congedo.

Era Sabato mattino dopo colazione, sorpresa, il nostro Tenente di Compagnia a due stellette di servizio, ufficiale di picchetto, convoca per microfono tre caporali fra cui io e il mio amico di plotone, ci ordina di fare i bagagli, perché era arrivato un fonogramma dal COMANDO il quale richiedeva la nostra presenza al Comando Generale, caserma PEPE  per quaranta giorni di corso, partenza  per le ore 11, dopo aver fatto lo zaino e essere scesi in cortile pronti per partire , dopo un breve esame nostro del perché di questo inatteso trasferimento, chiediamo al nostro Capitano di poter avere spiegazioni in merito, lui non sa nulla, si da fare per un colloquio con il MAGGIORE Comandante della caserma, il quale nel giro di pochi minuti ci riceve, io personalmente le chiesi precisazioni in merito, in qualche modo ci fece capire che non eravamo obbligati ad accettare, perché era come una richiesta di ferma nell’ambito militare da parte nostra, almeno ci avessero contattati prima avremmo avuto modo di pensarci, capimmo che era un mezzo pasticcio e rifiutammo, alle 10,30 arriva un contrordine e tutto si è chiarito, annullamento del precedente, questo a significato che in qualche modo loro ci anno provato ma senza convinzione, dopo di che, ritornammo tranquilli ai nostri posti. Ci voleva anche questa in aggiunta, noi contavamo i giorni per andarcene e questi ci volevano far fare la firma, siamo matti!!!

Attenzione non è finita, mancano pochi giorni ma sono molto intensi, le sorprese non mancano mai seguitemi nel prossimo capitolo. SAN MARCO!

 

 

CAPITOLO 17

Siamo ai primi di Maggio, il nostro Tenente ci convoca dicendo che era imminente la partenza per un nuovo campo primaverile, durata 10 giorni, località poco distante da Ravenna, nel frattempo ci chiese se eravamo disposti a festeggiare con anticipo con la cena del congedo, di questo lui aveva chiesto al  nostro Capitano di compagnia il quale diede il permesso di poterlo fare, e se avessimo accettato, lui personalmente avrebbe organizzato il tutto in un ristorante di Ravenna, effettivamente aveva in precedenza richiesto preventivo e giorno in cui avremmo consumato la nostra cena.

Il giorno dopo si parte, dopo un lungo viaggio in camion, arrivammo in una zona presidiata da alcuni corpi militari già insediati da alcuni giorni , ognuno aveva la sua area divisa da recinzioni, il nostro insediamento era già precedentemente organizzato da tenda Comando cucina da campo e tutto il necessario per un buon funzionamento , in poco tempo abbiamo piazzato le nostre tende, mentre la cucina era pronta per poter offrire il rancio, di li a poco ben ordinati come sempre abbiamo ricevuto e consumato come al solito un buon pasto che alcuni corpi, avrebbero sognato anche di notte, nel pomeriggio il Comandante ci fa alcune raccomandazioni per la reciproca convivenza con altri militari in special modo con quelli accanto i LANCIERI i quali sapevano che i Lagunari erano un corpo Speciale ed erano gelosi, l’inconveniente era che, lo spaccio militare era unico e tutti sarebbero confluiti percorrendo la fascia di spiaggia mischiandosi con altri militari, creando anche delle confusioni, perché non eravamo in pochi e se fosse accaduto qualcosa noi eravamo in minoranza numerica rispetto agli altri corpi, però con noi vi erano aggregati alcuni LAGUNARI INCURSORI, (QUI,CI DOVEVA ESSERE QUALCOSA DI STRANO NELL’ARIA, IMPOSSIBILE NON SUCCEDA NIENTE!!). La prima notte, tutto è tranquillo (IL     COLONNELLO COMANDANTE EBBE UN’IDEA, PER METTERSI IN MOSTRA CHIESE AGLI INCURSORI DI FREGARGLI TUTTE LE 12 LANCIE DELLA TENDA COMANDO DEI LANCIERI IN CAMBIO 15 GIORNI DI LICENZA PREMIO) immediatamente la seconda notte eseguirono gli ordini, in pochi secondi le LANCE sparirono dalla loro tenda, se ne accorsero al mattino dopo la sveglia, quando le Lance erano già sul camion rifornimenti diretto al nostro Comando dove ad attenderle il COLONNELLO in persona, il quale dopo aver constatato di persona l’avvenuta missione, mandò un fonogramma al loro Comando informando che le loro Lance si trovavano in suo possesso, questo per loro è stato un duro colpo, promisero che avrebbero fatto saltare il palo della nostra bandiera, le guardie furono avvertite, avrebbero fatto finta di niente, li dovevano lasciarli fare senza intervenire, noi tutti d’accordo allo scoppio della carica di tritolo saremmo usciti dalle nostre tende e applaudito gridando SAN MARCO! alle cinque del mattino il botto, immediatamente le nostre tende si aprirono dopo l’applauso anche se sonnolenti con forza gridammo SAN MARCO! il loro Ufficiale di picchetto ha assistito alla scena e devo dire che se ne andò insoddisfatto alla sua postazione, il giorno dopo il nostro mezzo dei rifornimenti rientrò all’accampamento con le LANCE le quali furono consegnate dal nostro Capitano al loro Comandante il quale anche se mal volentieri si complimentò per l’azione svolta dai nostri INCURSORI.

Qui gli altri corpi non coinvolti, misero in allerta le proprie guardie, ma nei loro confronti non c’era niente di organizzato, però la differenza tra noi e loro era che noi marciavamo, loro tranquilli passeggiavano davanti a noi a gruppetti di due o tre come se fossero in libera uscita, oltretutto noi avevamo anche la polveriera in consegna era anche distante alcuni km dall’accampamento in una riserva di caccia, e a turni di ventiquattrore si montava di guardia, per comunicare avevamo la radio da campo vecchia, che per funzionare dovevi girare la manovella come un macina caffé, qui cerano pallottole di vario calibro, bombe a mano da esercitazione, di cui qualcuno ne approfittò per impadronirsene di alcuni proiettili del MAB, oltre a questo nella riserva vi erano tanti fagiani di cui durante il tragitto del cambio della guardia il Sergente che ci accompagnava aveva con se una carabina di precisione di piccolo calibro con silenziatore, con la quale tutti giorni ne prendeva uno e lo imboscava sotto il sedile nostro del cassone posteriore, il guardiacaccia se ne accorse e proprio il giorno del mio cambio lo fermò, le disse che se scopriva quello che uccideva i fagiani l’avrebbe denunciato, in quel momento me ne accorsi che proprio sotto il mio sedile usciva la coda di un fagiano feci appena in tempo a coprirla, ma sicuramente l’aveva visto attraverso il binocolo che portava con se, lo ha solo avvertito di non farlo più altrimenti le faceva passare dei guai.

Impossibile stare tranquilli, il quinto giorno di campo il nostro Tenente dopo averci spremuti per un’ora ci fermò a poca distanza dall’accampamento e tutti ci siamo seduti ad una decina di metri dall’acqua, si parlava e si scherzava, strano ma vero, un militare della Fanteria si avvicina da solo leggendo la BIBBIA, qui a qualcuno nasce l’idea di fargli fare lo sbarco in mare, non tutti erano d’accordo, ma la maggioranza a deciso , il Tenente si allontana girandoci le spalle, come ci arriva davanti, lo prendono in quattro per braccia e gambe, lo sollevano, lo portano in acqua per qualche metro e lo lanciano in acqua, il militare fa in tempo a proteggere il libro sotto la tuta per salvarlo dall’acqua, di scatto si alza e verifica se il libro avesse avuto dei danni , poi si mise a protestare allontanandosi velocemente verso il proprio accampamento, da questo punto nascono dei problemi, chi voleva andare allo spaccio non doveva andare da solo altrimenti poteva succedergli qualcosa, eravamo costretti passare davanti a tutti gli accampamenti e sicuramente uno da solo non sarebbe passato inosservato, in effetti ci muovevamo a gruppi di almeno 10 Lagunari sempre vicini, purtroppo un incursore si è staccato dal suo gruppo e mentre stava rientrando all’accampamento, lo circondarono, erano una ventina, uno di noi ha visto cosa stava succedendo, corse subito da noi, gridò hanno preso uno di noi l’anno circondato, questo Lagunare circondato aveva fatto scuola di arti marziali e si è difeso facendo girare il cinturone, in pochi secondi l’inferno, un Lagunare che era in tenda con me aveva preso dalla polveriera dei proiettili e una bomba a mano e li aveva in tenda, addirittura un caricatore da venti del MAB, come uscì dalla tenda lanciò la bomba nell’accampamento dei LANCIERI tra una tenda e l’altra, poi ha scaricato tutto il caricatore contro il palo di cemento dei cavi elettrici, a questo punto i militari che avevano circondato il nostro compagno sentendo gli spari si sono dileguati lasciandolo libero, da li a poco tutti gli ufficiali presenti sia nostri che degli altri si misero a fare discussione sull’accaduto e volevano sapere chi ha fatto tutto questo e come si era impossessato delle munizioni, dopo più di un’ora la situazione si tranquillizzo. Il mattino dopo, ci fu un’ispezione di tutte le tende per verificare se ce ne erano delle altre, ma non trovarono niente.

Arriva l’ottava sera di campo, si va al ristorante a festeggiare con anticipo il congedo, forse perché dopo il campo, ci aspettava ancora qualche sorpresa, all’ora di cena si parte per Ravenna tutto il primo scaglione 1942 compreso il nostro Tenente abbiamo passato alcune ore come se fossimo congedati, al nostro seguito il Comandante come capo macchina ci mandò un Tenente del secondo scaglione, il quale raggiunta l’ora prevista per il rientro ci richiamò all’ordine e in risposta il nostro Tenente le disse che lui era solo un accompagnatore e che non voleva essere sottomesso da una TUBA, nasce un diverbio tra di loro , sono usciti dal retro del ristorante e il nostro  Tenente si arrabbiò perché per 10 minuti di ritardo non sarebbe successo niente, quello insistette e ebbe la peggio, ricevette un cazzotto finendo nel bidone delle immondizie, ripartimmo per rientrare con 30 minuti di ritardo, arrivati all’accampamento cera il Capitano ad attenderci, il nostro Tenente le disse, sono io responsabile del ritardo, va bene non è ancora mezzanotte, noi eravamo  brilli, ma anche il nostro Tenente non era da meno, si è messo a passeggiare sulla spiaggia, mentre l’altro per ripicca aggancio la sua tenda con il camion e la rase al suolo, a sua volta mentre l’altro era entrato per mettersi a dormire lui le fece lo stesso lavoro seppellendolo sotto, così rimasero tutta la notte a dormire sui teli delle loro tende. Il mattino seguente in poco tempo ci siamo messi tutti noi e le abbiamo rimesse in piedi, poi reciprocamente si sono scusati per l’accaduto. Così finì anche quest’altra avventura. Mancano pochi giorni al congedo un ventina, sembra fili tutto liscio invece no, manca il più importante, l’ultimo sforzo ve lo racconterò nel prossimo Capitolo. SAN MARCO!

 

 

CAPITOLO 18

Dopo  pochissimi giorni dall’ultima avventura ci comunicano che il nostro RAGGRUPPAMENTO  LAGUNARI  PARTECIPA PER LA  PRIMA  VOLTA  ALLA  SFILATA  DEL 2 GIUGNO  A  ROMA, si parte il 24 Maggio, il primo Plotone della Prima Compagnia parteciperà al completo alla manifestazione e questo era il mio, da una parte sapevamo che ci aspettavano giorni duri, perché li si doveva marciare di mattino presto e per alcune ore, dall’altra si sperava di poter visitare ROMA.

Come previsto il 24 mattino sveglia in anticipo di un’ora, vestiti da libera uscita, con lo zaino e tutto il necessario, ci portano alla  stazione a MESTRE si  prende il treno e si parte per ROMA.

All’arrivo alla  stazione di ROMA, altri mezzi militari ci portano fuori, in periferia, dove l’organizzazione ci aveva affidato, si piazzano le tende, anche se in ritardo si mangia, nel pomeriggio ci spiegano cosa dovremo affrontare e dove ci porteranno per le prove, la cosa più dura la sveglia con anticipo di due ore, la cena era alle 17,30 poi la libera uscita. Il mattino successivo, dopo una colazione fatta in fretta ci portano nei pressi del COLOSSEO dove si concentravano tutti i partecipanti, alla sfilata eravamo a migliaia, i primi giorni si marciava dalle 6 fino alle 10 alternandosi con gli altri corpi militari noi eravamo dopo i Bersaglieri, durante le prove noi intonavamo la canzone BELLA CIAO ci riusciva alla perfezione, anche perché in noi c’era entusiasmo, fieri di essere i primi LAGUNARI  a partecipare a questa importante manifestazione, avevamo voglia di farci conoscere dagli ITALIANI che ci seguivano da casa per Televisione, soprattutto fare bella figura di fronte al PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA.

Durante questi giorni di prove, nel pomeriggio c’era libera uscita, per chi voleva, anche il permesso fino le 22,30, si partiva dall’accampamento a piedi e si raggiungeva ROMA, il primo da visitare PIAZZA  SAN PIETRO, poi tutto il resto, si macinavano chilometri tutti giorni senza mai prendere una volta un mezzo pubblico, al punto di rovinare le suole delle scarpe.

Arriva il 1° GIUGNO, questa volta si farà la prova generale della sfilata, LA QUALE COME SEMPRE VIENE EFFETTUATA NELLA BELLISSIMA ZONA DEL COLOSSEO, tutti in tuta mimetica, stivaletti di tela, salvagente, guanti bianchi, tutto è pronto, questa volta la prova richiede tempo perché le Compagnie dei vari corpi devono rispettare le distanze con quella che la precede e non erano poche, noi eravamo sempre dopo i Bersaglieri i quali non vanno al passo e lo spazio doveva essere maggiore, altrimenti avrebbero raggiunto chi li precedeva, man mano scorrono sotto il palco della PRESIDENZA e vengono annunciati dando descrizione del corpo di appartenenza.

Vediamo davanti a noi i Bersaglieri, pronti per partire, pochi secondi e partono, pochi secondi e il nostro Comandante ci dà il via, l’emozione era tanta, ma la voglia di fare bene era tre volte tanto, il Comandante ha innestato la quinta da LAGUNARE, quasi da tenere il passo dei Bersaglieri, alla fine del percorso ci disse se il passo andava bene, qualcuno dei nostri era in tribuna e dopo pochi minuti ci raggiunse per dire al Comandante che la prova è stata superata brillantemente, questi lo ripete a noi con una certa emozione, ci disse, ragazzi  domani passeremo alla storia per me e per voi, sarà un giorno indimenticabile, perciò mettiamocela tutta.

DUE GIUGNO 1964, I LAGUNARI DEL PRIMO SCAGLIONE 1942 sono pronti allo schieramento, l’emozione è grande, tutti noi ci facevamo forza l’un con l’altro, dobbiamo dimostrare chi siamo, sul palco ci sono i più alti CAPI DI STATO, sicuramente saremo osservati più degli altri e ci daranno il loro voto, arriva il turno dei BERSAGLIERI, qualche istante e il via anche per noi. IL COMANDANTE COME  NELLA  PROVA  INNESTA  LA  QUINTA, LA NOSTRA  COMPAGNIA   INTONA  LA  CANZONE (BELLA CIAO), AI LATI DEL PERCORSO UNA MAREA DI PERSONE APPLAUDONO, NESSUNO SAPEVA DEI LAGUNARI, SOLO DALL’ANNUNCIO DEGLI ALTOPARLANTI HANNO SAPUTO DELLA NOSTRA PARTECIPAZIONE, NOI NON AVEVAMO TEMPO DI VERIFICARE, MA AL NOSTRO PASSAGGIO DALL’ALLINEAMENTO  IMPECCABILE SIA VERTICALMENTE CHE ORIZZONTALMENTE,  IL PASSO DA LEONI LA GRINTA E TUTTO IL RESTO, GLI APPLAUSI SCROSCIANTI CI ACCOMPAGNARONO FINO ALLA FINE DEL PERCORSO.

Rientrati all’accampamento il COMANDANTE  durante il discorso della ENTUSIASMANTE riuscita si interruppe diverse volte dall’emozione. LA  SODDISFAZIONE  RICEVUTA  E  STATA  GRANDE NON SAPEVA COME RINGRAZIARCI, ALLA FINE CI DISSE, ANCHE UN LAGUNARE HA UN CUORE E VOI L’AVETE FATTO PIANGERE  DALLA GIOIA. UN GRANDE APPLAUSO  DA  PARTE  NOSTRA  HA  CHIUSO  QUESTA  ULTIMA  ESPERIENZA .

Siamo arrivati al traguardo, abbiamo dato tutto fino all’ultimo minuto, ora non ho più niente da raccontare, il prossimo Capitolo sarà di chiusura della storia di un LAGUNARE IN CONGEDO. SAN MARCO!

 

 

CAPITOLO 19

Posso dire che dopo tanti sacrifici ci siamo meritati questa soddisfazione, che, a completato con grande soddisfazione da parte mia e spero “ nostra” di tutti i miei compagni.

Mancano soli 7 giorni dal congedo, giorno 3 GIUGNO si ritorna alla caserma, ormai siamo esenti da ogni servizio, le ore e i giorni non passano mai, nessuno sa niente di quando ci consegneranno il congedo, come sempre sarà una sorpresa, dal giorno 7 cominciano a chiamare a piccoli gruppi  consegnano il congedo, i primi saluti di amicizia e di speranza di poter rivederci in altre vesti “borghesi”, passano atri 2 giorni interminabili e finalmente anche per me e i miei amici più intimi è arrivato il momento più atteso, da li le strade si dividono ognuno si porta i ricordi con se, io spero, rimanga il segno di amicizia in tutti .

Sono passati tanti anni e ancora oggi quando il pensiero va al passato, tanti ricordi sono ancora vivi più che mai, purtroppo per qualcuno, la sfortuna ha voluto, portarli via da questa terra per l’eternità, solo attraverso quelle poche foto ricordo ti danno modo di rivederli, e immaginarli ancora fra di noi.

Premetto che nel racconto diversi avvenimenti di poco rilievo ho ritenuto non inserirli.

A tutti Lagunari in servizio e in congedo il mio più vivo SAN MARCO!!!!

C. M. Lagunare  Alessandro Polledri

 

  
         
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