5) Si torna a Rivolto (con fuga a Firenze e "affondamento" a Dobbiaco)

 

20 gennaio 2004 - Rivolto

Ebbene sì. Siamo tutti qui a Rivolto. A ridere come pazzi sulle avventure di una giornata 'curiosa'. Renzo ed io siamo stati scacciati da Pisa con poca gentilezza. Pierangelo è ancora paonazzo di punch che valligiani gli hanno rifilato. Ma cerchiamo di andare con ordine.

 Cominciamo da Pisa. Mattina presto eravamo sulla pista per conoscere finalmente il mezzo che ci porterà a lunghe tappe fino in Antartide. Era lì tranquillo, completamente lagunarizzato, a parte la matricola, bello come solo un aereo italiano per Lagunari può essere. Stacchiamo da Pisa e facciamo prua verso Parma; troppa nebbia. Così decidiamo per il meglio: si va a Firenze a fare foto. Siamo fortunati; c'è foschia in quota ma abbassandoci un poco la visibilità è veramente buona. Renzo dice che va a poppa per prendere foto migliori... dalla rampa abbassata. Chiede di volare molto basso. Fuori un buon 70% di flap, ruote, velocità minima di sostentamento e giù sopra Firenze. Questo è il particolare che ci ha portati di filato nell'ufficio del Comandante la Brigata di Pisa. Lui comprende che siamo Lagunari e non VERI piloti; lui capisce lo scopo della missione. MA @@%&## quella ##@$$!! È assolutamente vietato stare sopra i centri abitati a meno di 3000 piedi. Cittadini si sono presi un coccolone e avanti su questi toni. Vorrebbe chiuderci per sempre; alla fine decide di cacciarci con infamia. Ci riportano al C 130, ci ficcano letteralmente in cabina e ci spediscono. Risultato, alle tre del pomeriggio siamo già a Rivolto. Mentre gironzoliamo per la base, tra pesanti commenti dei soliti VERI piloti, sentiamo un suono diverso dal solito... ed ecco che nella foschia si allinea (un po' ondulante) il rosso-giallo mezzo leggero lagunare. Manovre nervosette, motore spento e scende Pierangelo, come sopra detto alquanto paonazzo. La prova alito rivela il motivo delle difficoltà di manovra in atterraggio. Dritti allo spaccio a sentire il suo racconto.  

La mattina, più o meno stessa ora delle nostre bravate, era diretto a Venezia per provare un allestimento speciale: scarponi per rendere il Beaver anfibio. Causa nebbia rientra. Gli cambiano l'assetto e montano gli sci. «Vai in montagna a provare». Sui monti il tempo è migliore e la visibilità è buona. Verso Dobbiaco individua una spianata vicino ad un paese e prepara l'atterraggio. Due tacche di flap, ridurre aria, controllare che i ruotini siano rientrati, allineamento e giù. Per un attimo scivola bene... poi la sorpresa. Neve molle appena caduta. E dai a ridere nel pensarlo in versione slavina. I valligiano lo hanno tirato fuori, hanno spalato il coso, lo hanno tirato sul duro e così il rientro è stato assicurato. Chiaro che durante le ore di lavoro (degli altri) è stato coccolato, interrogato, nutrito e soprattutto dissetato. Il Beaver? neanche un graffio. Se è l'aereo più usato in Canada ed Alaska ci sarà pure un motivo.  

Facciamo un'ultima riflessione sui meccanici che non arrivano. Partiremo comunque. Gli scali di avvicinamento sono tutti INT (leggi aeroporti internazionali); qualcuno in gamba lo troveremo sul posto. Il Beaver ha un semplice motore; io sono motorista navale; Renzo è stato proprietario di mezzi da trasporto pesanti ed in Africa bisogna saper fare di tutto; Pierangelo è... un lagunare. Niente panico, Ce la faremo. Sarebbe bello se Guido ci dicesse cosa portare come vestimenti; gira il serio dubbio che l'eskimo non basti.

Alla prossima volta, con l'invito di arruolarvi.

San Marco!
"lagunare" "africa" "direttore"

 

Il posto del Comandante "lagunare"

 

Il posto del Secondo "direttore"

 

Il tavolo del navigatore "africa"

 

 

Vista posteriore

 

Vista posteriore con il portellone aperto

 

Vista anteriore

 

Vista laterale

 

La fuga su Firenze

 

Il "direttore" collauda il beaver

 

Finale a Dobbiaco

 

Sulla neve "troppo" fresca

  
     

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