Riflessione sulla situazione politica e di
sicurezza nel Sector West di UNIFIL
Sullo scacchiere mediorientale, il Libano gioca
certamente un ruolo di primo piano sotto molteplici punti di vista
sia in riferimento alla sua politica interna sia in rapporto
all’incertezza del contesto regionale.
In questo quadro, la visita compiuta nel sud del Paese, nell’area di
responsabilità italiana del Sector West di UNIFIL, da maggio 2013
sotto il comando del generale di Brigata Vasco Angelotti che guida
la Brigata di Cavalleria “Pozzuolo del Friuli” nell’Operazione
“LEONTE 14”, ha fornito l’occasione per comprendere alcune delle
principali dinamiche in atto.
In base al mandato della Risoluzione 1701, UNIFIL ha tre compiti
fondamentali nello spazio che va dal fiume Litani alla Blue Line,
ossia monitorare la cessazione delle ostilità tra Libano e Israele,
promuovendo il processo politico; supportare le Forze Armate
Libanesi (LAF) dispiegate nel sud; e assistere la popolazione civile
attraverso la realizzazione di progetti CIMIC e Quick Impact
Project.
Si tratta, quindi, di una presenza che fa leva su due livelli,
quello militare e quello politico, tendenti entrambi verso un unico
obiettivo: il raggiungimento della pace politica tra Libano e
Israele.
La percezione generale delinea una condizione di calma apparente nel
sud, che paradossalmente rappresenta oggi la regione più stabile del
Paese. Tuttavia, esiste il rischio costante che le tensioni possano
riesplodere se opportunamente alimentate dalle parti.
Sono due le prospettive da cui guardare per fornire un’analisi del
contesto attuale libanese.
Da una parte, l’incertezza del quadro politico interno, dove si
riscontra una complessa rete di attori, dai partiti politici alla
popolazione, dalle autorità politiche a quelle religiose, dai
rifugiati siriani ai campi profughi palestinesi, da Hezbollah alle
LAF e alle Forze Armate israeliane, fino ad arrivare ai media.
La situazione è resa ancora più instabile a causa della mancanza di
un governo centrale, dal momento che dopo le dimissioni del Primo
Ministro Mikati avvenute a marzo, il Premier incaricato Salam non è
ancora riuscito a formare un Gabinetto. Inoltre, il disaccordo
politico sulla nuova legge elettorale ha portato al rinvio delle
elezioni parlamentari, inizialmente fissate per giugno, ed ora
previste per la fine del 2014.
Dall’altra parte, rivestono un’enorme importanza le azioni di due
attori esterni, Israele e Siria.
Per quanto riguarda il primo, le criticità maggiori sono quelle
legate alla demarcazione della “Blue Line”, ossia la linea
armistiziale che segna il ripiegamento delle forze israeliane dopo
la crisi del 2000. Si tratta di una questione delicata che deve
contare sul consenso di entrambe le parti e che viene discussa
nell’ambito del forum tripartito (composto dal Force Commander di
UNIFIL e dai rappresentanti di LAF e IDF).
Ad oggi si è concordata la posizione di circa 250 Blue Pillar su un
totale di circa 500 punti ritenuti necessari per coprire i 120 km
della linea.
Esistono poi i rischi connessi all’esportazione in Libano della
crisi siriana, come dimostrato dal recente intervento di Hezbollah a
fianco delle forze del Presidente Assad per la riconquista della
città di Qusayr, a 10 km dal confine con il Libano.
Per Hezbollah si è trattato di evitare una situazione di
accerchiamento, visto che la città si trova sull’asse di passaggio
degli aiuti iraniani al partito, che passano con difficoltà dai
porti libanesi del sud dopo la guerra del 2006 e l’arrivo dei caschi
blu.
Mentre per Damasco, Qusayr rappresenta la continuità territoriale
che va dalla capitale ai porti di Latakia e Tartus nel nord, dove
attraccano navi russe e iraniane.
L’azione di Hezbollah ha contribuito a minare il già precario
equilibrio politico interno e ha portato lo stesso Presidente della
Repubblica Suleiman a esprimerne la sua ferma condanna. La
situazione attuale ha anche intaccato la disponibilità delle LAF a
sud che sono state ridispiegate verso aree maggiormente sensibili,
quali Sidone, Beirut, Tripoli e la valle della Beeka.
Tuttavia, nonostante tali difficoltà, gli obiettivi raggiunti finora
da UNIFIL sono ritenuti soddisfacenti, sia dal punto di vista
militare sia sotto il profilo umanitario.
I costanti contatti con le autorità civili e religiose fanno sì che
il consenso locale alla missione sia alto e che le sue attività
siano apprezzate e sostenute.
Nel quadro del Libano del sud, UNIFIL svolge una funzione
fondamentale di equilibrio, ma molto dipende e dipenderà dalla
volontà delle singole parti a voler procedere sulla strada della
normalizzazione. Alla luce delle preoccupanti dinamiche che
interessano il resto del Libano, la percezione diffusa è che il
Sector West rappresenti ora la regione più tranquilla del Paese,
considerato che, per ovvi motivi, non c’è interesse a creare nuovi
focolai d’instabilità anche in quest’area. Una donazione di medicinali, destinati alle
attività di Medical Care del Contingente italiano in Libano, è stato
fatto pervenire dalla rappresentanza di Gorizia e Trieste del Sacro
Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.
I medicinali verranno impiegati dai sanitari militari dei caschi blu
italiani durante le attività di assistenza alla popolazione che
quotidianamente vengono effettuate in tutto il Settore di competenza
italiano.
La rappresentanza di Gorizia e Trieste fa parte della Delegazione
del Triveneto ed è retta dal Comm. Giorgio Miccoli, che ha fatto
pervenire al Generale Vasco Angelotti, Comandante del Contingente
Italiano e del Sector West di UNIFIL, una lettera con la quale
sottolinea l’apprezzamento per le attività svolte dai caschi blu
italiani e dei militari della Brigata di cavalleria “Pozzuolo del
Friuli”, attualmente a guida della Operazione “Leonte 14”.
La “Pozzuolo del Friuli” è già stata decorata con medaglia d’oro al
merito dell’Ordine Cavalleresco ed è al suo quarto mandato nel Sud
del Libano.
Testo e immagini gentile concessione di
Ilaria Ierep (Cybernaua)