– Esercitazione continuativa anfibia. Al
termine del corso gli allievi sono sottoposti ad una valutazione
complessiva finale costituita da un’attività continuativa di due giorni
imperniata sulla realizzazione di un colpo di mano anfibio. I
partecipanti costituiscono l’elemento d’assalto, quello d’appoggio e la
squadra di sicurezza per la conquista di un determinato obiettivo, prima
del ripiegamento finale.
La percentuale di successo del corso varia di volta in volta, ma si
aggira in media attorno al 50% dei partecipanti. Gli elementi ritenuti
non idonei al termine o durante le varie prove previste dall’iter
vengono messi a disposizione dello Stato Maggiore Esercito per il loro
successivo trasferimento ad altro reparto.
La formazione successiva
Il personale che termina felicemente il corso riceve l’attestato di
qualificazione anfibia, caratterizzato anche esteriormente da un
apposito nastrino da apporre sull’uniforme, ed acquisisce il diritto di
indossare il basco verde e gli alamari con il leone di San Marco che
identificano la specialità.
I volontari neo-qualificati vengono quindi assegnati alle compagnie
operative per il completamento della loro formazione sulla base dei
diversi incarichi che andranno a ricoprire.
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Per i fucilieri, ad esempio, era sinora previsto un modulo di 6
settimane imperniato sulle attività e le procedure della squadra e del
plotone. Tale fase potrebbe subire variazioni a causa del minore livello
di operatività raggiunto dal personale al momento dell’assegnazione
reparto, non essendo più previsto lo svolgimento del modulo K.
Gli argomenti non più trattati ai RAV o alla Scuola di Fanteria, ed in
particolare le procedure tecnico-tattiche della squadra fucilieri in
attacco, dovranno infatti essere adeguatamente approfonditi in ambito
reggimentale.
A tale riguardo risulterebbe probabile anche un prolungamento del 1°
Modulo a cinque settimane per migliorare la preparazione delle reclute
prima dell’inizio del corso di qualificazione.
Il reggimento assicura anche la formazione dei lagunari assegnati alla
compagnia supporto alla manovra o ai corrispondenti plotoni delle
compagnie fucilieri. Ad esempio i futuri mortaisti affrontano corsi
propedeutici alle successive scuole tiro. Il personale assegnato alla
Compagnia Supporto Tattico Anfibio acquisisce direttamente in sede le
patenti nautiche per i battelli in dotazione e quella di pilota per il
cingolato anfibio AAV-7. Per la conduzione delle imbarcazioni di
maggiori dimensioni è invece necessaria la frequenza del corso di
comandante di unità navale d’altura presso la Marina Militare.
Solo per taluni incarichi specialistici, come meccanici o primi
soccorritori, sono invece previsti particolari iter formativi svolti
presso altri enti scolastici.
Completato l’addestramento di base di forza armata, l’iter formativo del
lagunare continua con l’acquisizione delle competenze richieste per
essere inserito nei pacchetti di forze che il reggimento assegna alla
Capacità Nazionale di Proiezione dal Mare in ambito interforze.
Tale formazione ulteriore si sviluppa sia al reparto che a cura della
Marina Militare e comprende innanzi tutto due brevi corsi definiti “gap
filler” svolti in sede: il primo, di due settimane ora ridotte ad una,
dedicato ad un addestramento alpinistico di base, il secondo, anch’esso
di una settimana, impartisce invece nozioni basiche sul maneggio degli
esplosivi.
Successivamente il personale di recente assegnazione frequenta il Corso
Integrativo di Qualificazione Anfibia svolto a cura della Marina in
media due volte all’anno.
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Della durata complessiva di quattro settimane, il corso è articolato in
due fasi di due settimane ciascuna. La prima si svolge in ambito
reggimentale nella caserma Bafile di Malcontenta, ma a cura degli
istruttori del Battaglione Scuole “Caorle” della Brigata Marina San
Marco, ed è imperniata principalmente su lezioni teorico-pratiche di
addestramento alla cooperazione con gli elicotteri, con esercitazioni di
l’approfondimento e verifica delle competenze già acquisite nelle
tecniche di discesa in fast-rope ed in corda doppia dalla torre di
ardimento.
La seconda fase si svolge invece a Brindisi, dove i frequentatori
vengono ospitati a bordo di una delle navi da sbarco di tipo LPD della
Marina (San Giorgio, San Marco o San Giusto), dove si impratichiscono
innanzi tutto con le terminologie, le norme e le prassi della vita a
bordo.
Successivamente i Lagunari apprendono ad impiegare i mazzi da sbarco
della Brigata Marina ed effettuano navigazioni e sbarchi sia tattici che
logistici partendo e rientrando nel bacino allagabile della nave,
utilizzando i barchini, i gommoni, i mezzi da sbarco di tipo LCM e LCVP
denominati Gis e MDN, oltre che i cingolati anfibi AAV-7.
Il personale ha quindi modo di effettuare numerosi rilasci da
elicottero, in fast-rope o corda doppia, imparando a conoscere le
macchine in dotazione all’altra forza armata: l’NH-90 ed il possente
EH-101.
L’iter si conclude con un’esercitazione anfibia finale riassuntiva.
Ottenuta anche l’abilitazione anfibia della Marina i lagunari vengono
sottoposti in sede ad addestramenti volti da un lato a mantenere ed
approfondire le competenze già acquisite, ad esempio con settimane
destinate ad attività anfibie a Sant’Andrea o alla cooperazione con gli
elicotteri dell’AVES, dall’altro ad incrementare il bagaglio
professionale dei singoli e l’operatività delle minori unità, con
particolare riguardo ai periodi che precedono uno schieramento nei
teatri esterni.
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A tale riguardo la caserma Bafile di Malcontenta ospita alcune
installazioni addestrative moderne ed efficaci. All’interno di una
vecchia costruzione, ad esempio, è presente un apparato di simulazione
del tiro con armi portatili FATS (Fire Arms Training System) con quattro
postazioni. Si tratta di un ben noto sistema interattivo per
l’addestramento al tiro con pistola e fucile Beretta ARX-160 che
permette di verificare, in tutta sicurezza e senza alcun costo, la
precisione del tiro degli allievi e, soprattutto, di analizzare le loro
reazioni di fronte a situazioni impreviste e minacce improvvise, quali,
ad esempio, la presenza di civile inermi o di ostaggi nel corso di uno
scontro a fuoco.
In un grande schermo vengono proiettate immagini relative e varie
situazioni tattiche differenti, scelte tra le numerose presenti nella
memoria del sistema, e gli allievi, muniti di armi del tutto simili a
quelle reali per peso, forma e caratteristiche tecniche, debbono
confrontarsi con le varie tipologie di minacce.
Al termine dello “scontro a fuoco” il sistema produce una tabella
riassuntiva dei risultati conseguiti, dei colpi messi a segno e se hanno
raggiunto parti vitali del corpo. Sono inoltre segnalati gli eventuali
ingaggi effettuati erroneamente verso soggetti non combattenti.
Ma il vero gioiello della base è rappresentato da una modernissima
installazione per l’addestramento al combattimento ravvicinato nei
centri abitati (FIBUA, Fighting in Built-Up Areas) a livello di squadra
fucilieri, secondo le tecniche di CQB, Close Quarter Battle. Sono
condotte lezioni teoriche e pratiche riguardanti il movimento in aree
urbanizzate, le tecniche di irruzione e di bonifica degli edifici.
Un ampio capannone dismesso ospita una struttura abitativa composta da
più stanze, tutte collegate fra loro. Di volta in volta una squadra di
otto uomini si avvicina all’edificio, predispone l’irruzione ed inizia
il movimento, in sequenza, con team di quattro uomini, destinati,
secondo procedure ben sperimentate ed interiorizzate, ad entrare in
successione nelle varie stanze coprendone ogni settore ed angolo morto,
eliminando eventuali minacce e procedendo speditamente verso il vano
successivo, mantenendo il collegamento costante con l’altro team, cui si
garantisce scambievolmente sicurezza e copertura.
L’intera sequenza, sia all’esterno dell’edificio che all’interno delle
stanze, viene ripresa da varie telecamere a circuito chiuso che
trasmettono le immagini alla postazione di controllo. Qui gli istruttori
seguono attentamente l’azione sui monitor, per poi riesaminarla con gli
esecutori, al fine di verificare il livello formativo raggiunto e
suggerire modifiche e correzioni.
Non va poi dimenticata l’importanza che riveste ai fini addestrativi
l’esistenza, immediatamente al di fuori della caserma, di un vasto
comprensorio militare, che permette agevolmente lo svolgimento di varie
tipologie di atti tattici a livello squadra e plotone, in attacco ed in
difesa, incluso il combattimento negli abitati o la messa in opera di un
posto di osservazione. Questo terreno viene inoltre utilizzato per
l’abilitazione dei conduttori dei VTLM alla guida fuoristrada.
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Il plotone Recon
Inserito nella Compagnia Supporto Tattico Anfibio di stanza nell’isola
di Sant’Andrea (o delle Vignole), il Plotone Recon è una piccola unità
ad alta valenza operativa destinata a compiti di ricognizione e
sorveglianza ed alla conduzione di attività non convenzionali in ambito
anfibio, quali ricognizione preventiva delle spiagge di sbarco con
l’eventuale distruzione degli ostacoli antisbarco, sabotaggio e colpi di
mano contro obiettivi costieri, infiltrazione con qualunque tipo di
vettore in territorio occupato dal nemico ai fini informativi .
I suoi membri, selezionali tra i migliori lagunari già pienamente
qualificati, possiedono tutti la qualifica di Esploratore Anfibio,
ottenuta dopo un corso assai impegnativo di 20 settimane tenuto
direttamente presso il reggimento ed il cui superamento richiede doti
non comuni di resistenza fisica e mentale, tenacia, determinazione e
ferrea volontà.
L’accesso a questa formazione è preceduto da un’accurata selezione
fisica dei candidati, ovviamente tutti volontari. Le prove
iniziali da superare includono 2000 metri di corsa piana da completarsi
in meno di 9 minuti, 7 km di marcia veloce con zaino da 15 kg da
concludersi entro un’ora, 30 piegamenti ed altrettanti addominali in un
minuto a serie e 12 minuti di galleggiamento.
Gli allievi che superano questa preselezione iniziano quindi le dieci
settimane della prima fase del corso, essenzialmente destinata alla
verifica ed al miglioramento delle doti fisiche e caratteriali dei
partecipanti.
Nelle prime settimane si susseguono marce veloci in assetto leggero, una
marcia di regolarità di 20 km con arma e zaino di 30 kg ed una prova di
resistenza sui 50 km.
Successivamente si verificano ed approfondiscono le conoscenze di
topografia e si mettono alla prova le capacità di navigazione terrestre
con marce topografiche diurne e notturne di lunghezza crescente, dai 6
ai 30 km, tutte da completarsi con arma e zaino di 20 kg.
Accompagnano la progressione esercizi di superamento ostacoli e prove di
ardimento, mentre sono impartite lezioni teorico-pratiche sule tecniche
di sopravvivenza: come procurarsi cibo, acqua ed un riparo.
La prima parte del corso si conclude quindi, solitamente a ridosso delle
vacanze di Natale, con un’esercitazione continuativa di sopravvivenza,
evasione, fuga e resistenza agli interrogatori condotta per circa 10
giorni sull’Altipiano di Asiago.
Si tratta di un addestramento molto impegnativo, che mette a dura prova
gli allievi che affrontano, forse per la prima volta, situazioni
operative di totale isolamento, potendo contare solo sulle proprie
forze, abilità e determinazione. Molti partecipanti non riescono a
trovare in sè stessi le forti motivazioni necessarie a superare la prova
e lasciano il corso.
Questa fase si conclude con esercizi riepilogativi ed un accertamento
finale di sbarramento riguardante tutti gli argomenti trattati. Il
mancato superamento dell’esame comporta l’inidoneità alla prosecuzione
dell’iter ed il ritorno alla compagnia di provenienza.
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La seconda fase di ulteriori 10 settimane comprende una serie di moduli
addestrativi settimanali relativi a specifiche materie. Sono trattati
argomenti quali la pianificazione delle missioni, sia di ricognizione
che di incursione, le tecniche di conduzione delle pattuglie, le
procedure operative standard delle minori unità, l’esecuzione di colpi
di mano ed imboscate. Molta cura viene posta nella predisposizione dei
posti di osservazione per attività di ricognizione, acquisizione e
sorveglianza degli obiettivi, mentre vengono verificate ed approfondite
le conoscenze degli esplosivi e degli apparati delle trasmissioni.
L’attività prettamente anfibia vede il lancio in acqua da elicotteri, il
recupero veloce con battello, il nuoto operativo di superficie e la
ricognizione di una spiaggia a premessa di uno sbarco.
Una pattuglia da ricognizione continuativa e una serie di esami finali
pongono fine al corso.
Chi supera positivamente anche questi ultimi ostacoli e valutazioni, in
media circa un quarto dei partecipanti iniziali, acquisisce la qualifica
di Esploratore Anfibio e viene inviato al CAPAR di Pisa per ottenere, in
4 settimane e dopo 5 salti, l’abilitazione al lancio con paracadute con
fune di vincolo. Il brevetto di paracadutismo militare è infatti da
qualche anno obbligatorio per tutto il personale del Plotone Recon.
Inserito quindi nei ranghi della piccola unità operativa ed affiancato a
colleghi più anziani, il nuovo esploratore completa la propria
formazione con ulteriori corsi ed addestramenti. Vengono conseguite le
patenti per la conduzione dei veicoli e dei natanti in dotazione e si
svolgono attività in montagna che affinano la capacità di operare nelle
più svariate condizioni ambientali.
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Addestramenti realistici mirano poi ad approfondire temi già trattati in
precedenza, ad esempio con la piena acquisizione delle tecniche di Fast
Rope Inserrction and Estraction System, impiegate non solo per
l’inserimento degli operatori ma anche per la fase di recupero degli
stessi al termine della missione.
Gli elementi riconosciuti idonei alle severissime selezioni mediche
della Marina potranno in seguito essere inviati al COMSUBIN per
frequentare anche il corso SDO di Sommozzatori Demolitori Ostacoli.
Della durata di circa 6 mesi, il corso fornisce non solo un’accurata
preparazione all’impiego degli autorespiratori ad ossigeno e ad aria e,
successivamente anche di quelli a miscela per raggiungere maggiori
profondità, ma include anche una istruzione completa sull’uso degli
esplositi, sia a terra che in acqua, ai fini di effettuare demolizioni
di ostacoli e brillamento di mine o altri ordigni. In precedenza gli
esploratori anfibi frequentavano al Varignano il solo corso ARO/ARA di
12 settimane per l’abilitazione all’impiego operativo delle
apparecchiature subacquee ad aria e ad ossigeno, esclusivamente come
modalità addizionale di infiltrazione e per la ricognizione preventiva
delle spiagge di sbarco, ma senza la possibilità di procedere alla loro
bonifica.
Da qualche tempo la formazione risulta, come detto, più vasta e
completa, a similitudine di quanto avviene per la componente recon della
Marina.
Successivi specifici corsi, sia in Patria che all’estero, estenderanno
negli anni la professionalità del personale, nella prosecuzione di una
carriera ardua e faticosa, ma non priva di soddisfazioni professionali.
Verso il futuro
Il futuro operativo dei Lagunari non può che essere legato alla loro
specificità: la capacità, unica in ambito esercito, di operare nel
contesto delle operazioni anfibie.
A tale riguardo la creazione della Capacità Nazionale di Proiezione dal
Mare ha costituito un primo passo importante, ma deve rappresentare un
punto di partenza e non una meta finale.
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Ancora una volta emerge prepotente la necessità di dare vita ad una
forza anfibia interforze che sappia integrare i reparti anfibi della
Marina e dell’Esercito in un progetto unitario, flessibile e funzionale,
che possa trarre profitto dai punti di forza e dalle specificità delle
due componenti, elidendone scambievolmente le criticità, superando
vecchi e nuovi impedimenti e gelosie.
Un cammino non privo di ostacoli e difficoltà ma che registra qualche
interessante novità.
A tale riguardo si stanno concretizzando alcune importanti iniziative,
finalizzate al raggiungimento di una maggiore omogeneità anche organica
fra i due reparti di fanteria, il 1° Reggimento San Marco ed i Lagunari.
Questi sono al momento strutturati in modo diverso, le compagnie
lagunari sono più numerose mentre i Marò dispongono a livello reggimento
di un maggior numero di assetti specializzati di supporto tattico e
logistico. Anche la mobilità delle unità fucilieri scaturisce da
filosofie operative differenti. Ad esempio i conduttori dei mezzi di
trasporto, oggi essenzialmente i VTLM Lince, nell’esercito sono organici
alle compagnie, mentre la Marina li raggruppa in un apposito reparto.
Anche la componente di élite dei due reparti, rappresentata dai nuclei
Recon, è più sviluppata nel San Marco, differenza che suggerirebbe un
suo potenziamento nel Serenissima, processo certo non di semplice e
rapida attuazione.
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Accanto a queste differenze organiche e concettuali, che potrebbero
venire superate nel futuro, entrambi i reggimenti si trovano
nell’urgente necessità di rimpiazzare i VCC su scafo M113 ormai
dismessi, ma che per difficoltà economiche non hanno ancora avuto un
adeguato rimpiazzo, nonostante che negli ultimi anni fossero state
prospettate varie soluzioni basate su veicoli sia di produzione
nazionale che estera.
Il candidato ideale per tale ruolo è rappresentato oggi dal VBA, Veicolo
Blindato Anfibio, di Iveco Defence Vehicles, un mezzo sostanzialmente
analogo a quell’ACV 1.1 che la casa di Bolzano ha realizzato in
collaborazione con BAE Systems e che è stato prescelto dai Marines
statunitensi.
L’avvio della produzione di serie per il mercato americano apre
un’interessante e vantaggiosa opportunità anche per San Marco e
Lagunari, che logica vorrebbe venisse colta.
Il progetto dovrà confrontarsi con i dubbi, i tentennamenti e le
incertezze della nostra programmazione strategica ed industriale,
soggetta a mille condizionamenti politici ed ideologici. Nei prossimi
mesi dovrebbe essere formulata una specifica esigenza operativa che
dovrà faticosamente trovare, nelle pieghe di un bilancio sempre più
anemico, le necessarie coperture.
Infine un cenno alle necessità infrastrutturali, che nel caso dei
Lagunari presentano non poche criticità. Il Reggimento è oggi di stanza
in tre sedi differenti. La caserma Matter di Mestre ospita il comando,
la compagnia comando e quella di supporto alla manovra, mentre nella
caserma Bafile di Malcontenta di Mira è accasermato il I Battaglione con
le tre compagnie anfibie e la compagnia corsi.
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Nella base anfibia di Sant’Andrea, infine, è stanziata la compagnia
supporto tattico anfibio, i cui effettivi affrontano quotidianamente i
disagi e le difficoltà di collegamento che caratterizzano, soprattutto
nella stagione invernale, la permanenza in una piccola isola della
laguna. Problematiche che contribuiscono non di rado a dissuadere il
personale del reggimento dal ricercare qualifiche ed incarichi di pregio
e caratterizzanti la specialità, ma che richiedano il trasferimento in
questa sede.
Superfluo poi rilevare come una tale frammentazione stanziale non
rappresenti certo il massimo della razionalità sotto il profilo
amministrativo ed economico, richiedendo, tra l’altro, l’esistenza di
tre differenti Reparti alla sede per la gestione delle problematiche
infrastrutturali.
Da tempo esistono concreti progetti di accentramento che prevedono la
cessione a privati della base di Sant’Andrea ed il cambio d’uso della
caserma Matter.
Secondo tali programmi l’intero reggimento dovrebbe venire raggruppato a
Malcontenta, in una installazione profondamente ammodernata ed ampliata,
che includerebbe la vasta area oggi occupata da una grande polveriera
non più in uso e si spingerebbe sino ai margini della laguna. Da qui
potrebbero operare direttamente i mezzi navali ed anfibi in dotazione,
sfruttando un’apposita darsena da creare ex novo. Una soluzione certo
costosa nell’immediato, ma funzionale e razionale, in grado di generare
risparmi nel medio periodo.
L’attuale situazione economica, la tiepida attenzione che oggi sembra
essere rivolta alle problematiche operative e la mancanza di
progettualità a lungo termine da parte politica rendono il progetto, al
momento di fatto bloccato, piuttosto aleatorio.
L’autore desidera esprimere un particolare ringraziamento a tutto il
personale del Reggimento Lagunari, al suo comandante, colonnello Cocco,
al comandante di Battaglione e il maggiore
Enrico Massaria, ufficiale del reparto addetto alla pubblica
informazione per la cortesia e l’assistenza ricevuta durante la visita.
Alberto Scarpitta
per gentile concessione www.analisidifesa.it